Un'edizione che cade in un anno particolare per l'agricoltura marchigiana, in particolare per l'olivicoltura.
Un anno che ha visto il terremoto, anzi i terremoti, sconvolgere il centro Italia e in particolare la sua agricoltura. E se i danni maggiori sono stati a carico della zootecnia, anche i settori oleario e vinicolo hanno risentito degli effetti del sisma, sia con i danni alle strutture, che con un crollo del mercato locale, con un calo delle vendite di oltre il 90%, secondo le stime di Coldiretti.
Un calo a cui si aggiunge quello delle presenze turistiche, ridotto drasticamente dopo il terremoto, presenze che costituiscono una risorsa non secondaria sia in termini di vendite di prodotti che di introiti agrituristici.
Ma un anno che ha visto anche nuove importanti opportunità come l'ampliamento del territorio della Dop dell'Olio di Cartoceto, che dagli originari 75 ettari, passa a comprendere quasi tutto il territorio della provincia di Pesaro e Urbino.
Un aspetto, quello della denominazione di origine dell'olio, che potrebbe allargarsi ancora con il riconoscimento dell'olio delle Marche Igp, dal momento che l'Unione europea ha accolto la domanda della regione e del Consorzio Marche extravergine.
Igp, che se non ci saranno opposizioni e osservazioni da altri paesi membri, verrà istituita a marzo di quest'anno.
Ma la fiera è stata anche l'occasione per fare un punto sulla realtà enologica, olivicola e olearia del paese.
David Granieri, presidente del Consorzio olivicolo italiano, ha messo l'accento sull'importanza dell'innovazione dello sviluppo tecnologico per garantire all'Italia il primato mondiale della qualità dell'olio extravergine.
Opinione condivisa anche dall'onorevole Colomba Mongello, vicepresidente della commissione parlamentare Anticontraffazione e membro della commissione Agricoltura della camera dei deputati, che vede negli oltre 5 mila frantoi italiani in attività, il luogo più idoneo in cui realizzare e applicare l'innovazione tecnica.
Innovazione che come ricorda l'onorevole Mongello può contare sui fondi dei Psr regionali e del Piano oleicolo nazionale.
E di innovazione si è parlato anche nelle conferenze tecniche, come quella sulle nuove tecniche di estrazione tenuta dal professor Maurizio Servili del dipartimento di Scienze agrarie alimentari ed ambientali dell'Università di Perugia.
O dei possibili utilizzi dei sottoprodotti oleari tradizionali come le acque di vegetazione e la sansa o di quelli più innovativi, come ad esempio il nocciolino d'oliva, i noccioli spaccati ed essiccati usabili come biomassa per stufe e caldaie.
Innovazione che può e deve avere subito un riscontro di mercato il più ampio possibile, obiettivo che il Consorzio olivicolo italiano Unaprol ha cercato di promuovere organizzando incontri tra le ditte di macchinari e compratori italiani, ma soprattutto esteri provenienti da paesi importanti dal punto di vista oleario come Tunisia e Marocco.
Ora l'appuntamento è per il 2019.