Infatti, il Regolamento Ue n.1308/2013 ha previsto, a partire dal 1 gennaio 2016 e fino al 31 dicembre 2030, un nuovo regime di controllo degli impianti messi a vigneto che andrà a sostituire così l'attuale sistema dei diritti di impianto. Secondo la nuova normativa, infatti, i vigneti potranno essere impiantati o reimpiantati solo mediante concessione di un'autorizzazione, assegnata in forma gratuita e non trasferibile. L'1% è la soglia di crescita annuale delle superfici vitate, fino al quale si potranno richiedere autorizzazioni gratuite per nuovi vigneti, a differenza dei diritti di impianto, per la quale era prevista un esborso monetario da parte dell'imprenditore richiedente.
“Il precedente sistema, ovvero quello mantenuto fino a quest'anno con i diritti d'impianto, è nato come uno strumento transitorio – sottolinea Roberta Sardone – anche se poi si è perpetuato per molto più tempo, condizionando fortemente il sistema produttivo vitivinicolo degli ultimi anni in Europa, dove sono concentrati i Paesi produttori tradizionali come Italia, Francia e Spagna. Dal punto di vista quantitativo, il sistema dei diritti d'impianto ha limitato la crescita produttiva europea”.
“Si è quindi reso necessario un ripensamento del meccanismo – continua la Sardone – ma inizialmente su questo si è verificato un cortocircuito da parte della Commissione, che ha presentato una proposta di riforma con una forte liberalizzazione relativamente all'entrata nel settore, osteggiata naturalmente dai grandi Paesi produttori. In questo clima di forte contrapposizione, c'è stata una trattativa molto faticosa e davvero difficile a livello politico per rivedere a livello parlamentare questa proposta. Alla fine si è trovata questa soluzione con un sistema di autorizzazioni gratuite”.
“Personalmente ritengo che questa sia un'altra soluzione transitoria – precisa la ricercatrice del Crea – il nuovo sistema ormai prossimo alla partenza al 1 gennaio elimina semplicemente il trasferimento del diritto a titolo oneroso, presentando comunque elementi di rigidità, come per esempio il limite del 1% alla crescita della superfici Credo che prima o poi si arriverà a una liberalizzazione degli impianti, ma il processo sarà lento e graduale”.
“Al momento questo nuovo sistema ha il difetto di selezionare poco e non fa scegliere più di tanto all'imprenditore – conclude la Sardone – detto questo staremo a vedere nei prossimi anni le ripercussioni che si avranno nel settore vitivinicolo. Potrebbe anche rivelarsi una buona soluzione transitoria, in vista di una più ampia liberalizzazione, che i mercati di del vino potrebbero richiedere nei prossimi anni vista la tendenza di crescita dei consumi a livello mondiale".