Basta mancare l'appuntamento e la frittata è fatta. Si tratta dell'appuntamento con la botrite, ovvero la Muffa grigia della vite.
Sono infatti quattro le differenti fasi fenologiche in cui questa patologia può diffondere nel vigneto: la prima esposizione alla malattia si verifica a fine fioritura, quando i residui fiorali possono in qualche modo favorire la comparsa del patogeno. Il secondo momento "topico" è forse anche il più delicato della stagione e si realizza in corrispondenza della fase di pre-chiusura grappolo.
Anche se si supera positivamente questa fase, i rischi di vedersi intaccare i grappoli in vigna resta alto anche nella fase dell'invaiatura e in quella della maturazione.

Per ottenere risultati di campo soddisfacenti è bene ricorrere si agli antibotritici più idonei, ma anche saper gestire agronomicamente la coltura, integrando la difesa chimica con opportune pratiche agronomiche, una su tutte la sfogliatura.
Di certo, è soprattutto nelle fasi di pre-chiusura grappolo e di pre-raccolta che vanno previsti gli opportuni interventi antibotritici, basati su prodotti di sintesi oppure naturali. 
 

La faretra fitochimica

 
Nonostante la sua pericolosità, per contenere la botrite della vite può anche bastare un unico intervento ben posizionato nell'anno. Solo in annate particolarmente piovose nella fase di maturazione può essere necessario applicare una seconda volta.
Sebbene però i trattamenti nell'anno siano tutt'altro che reiterati, uno dei pericoli dai quali tenersi più accuratamente alla larga è quello delle resistenze. La botrite è molto "facile" in tal senso e la scelta dei prodotti deve essere effettuata tenendo in grande considerazione i meccanismi d'azione delle differenti sostanze attive impiegate.

Le reiterata applicazione del medesimo fungicida, anno dopo anno, può indurre infatti la Muffa grigia a sviluppare la capacità di metabolizzarlo rendendolo inefficace. Lui e tutti quelli che agiscono come lui.
La prima regola d'oro è quella cioè di alternare i modi d'azione più che le sostanze attive in sé.
Il panorama fitoiatrico, per fortuna, si mostra ricco di soluzioni, fra le quali è bene però saper scegliere in funzione delle loro specifiche biochimiche.
Il Frac, ovvero il "Fungicide resistance action commitee", viene in ausilio in tal senso. I fungicidi presenti sul mercato sono stati infatti classificati per famiglia e modo d'azione e sono stati suddivisi in gruppi ben precisi. Per ognuno di questi è stato poi valutato anche il rischio di sviluppare resistenze. Si parte quindi da un rischio qualificato come basso per passare poi al medio basso, al medio, al medio alto, concludendo con un rischio definito alto.

Nel paragrafo successivo sono riportati alcuni esempi di antibotritici di ampia diffusione, focalizzando sulle sole sostanze attive. Cliccando sul nome di queste si potranno visionare sulla banca dati Fitogest.com i rispettivi formulati attualmente in commercio in Italia.
 

Quando è la differenza a fare... la differenza

 
Alternare prodotti è già buona cosa. Ma è bene anche alternare Gruppi del Frac, per non sbagliare. La forza dei programmi di difesa sta infatti nelle differenze fra le numerose sostanze attive.
Fra le sostanze attive un vero campione in termini di intervallo di sicurezza appare fenhexamid, il quale può essere applicato fino a soli sette giorni dalla vendemmia sia su uva da tavola, sia su uva da vino. Appartiene alla famiglia delle idrossianilidi e agisce sulla biosintesi degli steroli nelle membrane. Secondo il Frac questo modo d'azione comporta un rischio dal basso al medio, facendo includere la sostanza attiva nel Gruppo 17. Medesimo Gruppo anche per fenpyrazamine, fungicida appartenente alla famiglia chimica dei pyrazolinoni. Quanto a intervalli di sicurezza mostra soli sette giorni su vite da vino, ma 14 su vite da tavola.
Al Gruppo 1 del Frac, definito a rischio di resistenze alto, appartiene invece tiofanate metile. Della famiglia dei tiofanati questa sostanza attiva inibisce la formazione della beta-tubulina durante la mitosi. Il suo intervallo di sicurezza è di 15 giorni, circa il doppio di fenhexamid ma più ridotto rispetto a molti altri antibotritici in commercio.
Salendo con i giorni di "carenza" seguono infatti molecole come cyprodinil, mepanypirim, pyrimethanil e fludioxonil, anche se talvolta con dei distinguo a seconda si parli di uva da vino o da tavola.
Le prime tre sostanze attive appartengono alla famiglia chimica delle anilopirimidine e vengono classificate dal Frac nel Gruppo 9, ovvero a rischio medio di resistenze, agendo sull'inibizione della sintesi della metionina. Fludioxonil appartiene invece alla famiglia chimica dei fenilpirroli, inibitori dell'enzima istidina chinasi, e si inserisce nel Gruppo 12 del Frac, a rischio medio-basso. Il suo intervallo di sicurezza è pari a 21 giorni per uva da vino, ma di soli sette giorni su uva da tavola. Stesso discorso anche per cyprodinil, mentre per mepanypirim e pyrimethanil non vi sono distinzioni fra tipologie di uva, fissando su entrambe un intervallo di sicurezza di 21 giorni.

Uguale intervallo di sicurezza su vite da vino, ma classificazione Frac differente: fluopyram è un inibitore della succinato deidrogenasi ed appartiene al Gruppo 7, classificato a rischio medio-alto.  
Grande valore aggiunto di fluopyram è il valore di soli tre giorni di sospensione dei trattamenti su vite da tavola.
Sempre con 21 giorni di intervallo di sicurezza si posiziona iprodione, della famiglia chimica delle dicarbossimmidi. Agisce sull'enzima istidina-chinasi ed è per questo classificato dal Frac nel Gruppo 2, dal rischio che spazia dal medio all'alto.
Usando sempre come filo conduttore gli intervalli di sicurezza, si trovano fluazinam e boscalid, le cui applicazioni vanno sospese almeno 28 giorni prima della vendemmia. Il primo è una pyridinamina caratterizzata da un'azione multisito grazie alla quale il Frac lo include nel Gruppo 29 a basso livello di rischio. Il secondo, invece, è un'anilide efficace sul complesso II della succinato deidrogenasi, come fluopyram. Un meccanismo d'azione per il quale il Frac ha deciso di includere anch'esso nel Gruppo 7, a rischio medio alto.
 

Quando la Natura aiuta

 
Infine, dopo la ricca messe di soluzioni "chimiche", vi è da ricordare anche un gruppo di strumenti di origine naturale. Al fianco dei prodotti di sintesi sopraelencati possono infatti posizionarsi con profitto anche alcuni formulati contenenti microrganismi. Questi sono molto utili soprattutto nel rafforzare le difese contro le resistenze del patogeno e per abbattere il contenuto di residui sulle colture al momento della vendemmia.
Classificati nel Gruppo  44 del Frac, a "resistenza ignota", si annoverano Bacillus subtilis ceppo QST713 e Bacillus amyloliquefaciens plantarum - D747. La carenza di soli  tre giorni rende peraltro questi due agenti naturali utilizzabile fino a ridosso della raccolta, pregio non da poco specialmente su uva da tavola.
Infine Aureobasidium pullulans - DSM 14940 e 14941: attualmente non ancora censito dal Frac (documento di aprile 2013), non presenta alcun intervallo di sicurezza.
 

Guardia alta contro le Tignole

 
Fungicidi si, ma non solo.
Un primo livello di protezione dalla botrite è rappresentato dalla lotta alle tignole della vite. Le loro perforazioni a carico degli acini aprono infatti la via al patogeno amplificandone i danni. In un'ottica di protezione integrata la confusione sessuale è la scelta regina, sebbene possano essere spesso necessari anche trattamenti con specifici insetticidi.
Gli insetticidi di sintesi infatti non mancano, come pure si può contare su diversi formulati biologici a base di Bacillus thuringiensis. Soprattutto questa ultima soluzione permette di massimizzare i benefici della confusione sessuale in materia di abbattimento dei residui finali nell'uva e nel vino.
 

Meccanizzazione amica

 
La botrite può essere contrastata anche adottando specifiche lavorazioni meccaniche che rendano più ariosa la chioma della vite e che permettano ai trattamenti fitosanitari di raggiungere più facilmente i grappoli. La pratica della sfogliatura, sebbene visivamente aggressiva nei confronti dei tralci, porta con sé alcuni importanti vantaggi. Il primo riguarda l'esposizione dei grappoli alla luce, migliorandone la maturazione. Il secondo è quello di migliorare la ventilazione delle chiome riducendo in tal modo i livelli di umidità, la quale è un fattore predisponente al dilagare delle patologie. Infine, consente a fungicidi e insetticidi di raggiungere perfettamente i grappoli, massimizzando la loro efficacia contro funghi e fitofagi. In talune situazioni di campo la sola sfogliatura ha dimostrato di essere sufficiente per ridurre l'incidenza della malattia a livelli prossimi a quelli raggiunti con gli specifici trattamenti fitosanitari.
Non può ovviamente essere l'unica soluzione da adottare quando il pericolo di infezione sia invece dal medio all'alto. In questo caso la sfogliatura può comunque essere una scelta vincente in abbinamento a un singolo trattamento con uno specifico antibotritico, applicato nella fase di chiusura grappolo.