Cosa succederà alle energie rinnovabili dopo il 2020? Obiettivo temporale verso cui gli Stati membri stanno puntando per far sì che il 20 per cento del mix energetico sia da fonti rinnovabili?

E' quanto si è chiesto il Cdr - Comitato delle regionil'assemblea dei rappresentanti regionali e locali dell'Unione europea, nel corso delle 99ma sessione plenaria di Bruxelles del 31 gennaio scorso.

In risposta all'interrogativo e nell'ottica di avviare il dibattito e una riflessione sui piani post-2020, Il Comitato ha proposto un riesame completo della strategia europea sulle Fer, le Fonti energetiche rinnovabili.
In particolare, la preoccupazione del Comitato riguarda il "corto respiro dei piani attuali" che dovrebbero avere, secondo i 344 membri provenienti da tutti e 27 i Paesi del Comitato, "un approccio molto più coerente di quello attuale, per rendere il settore dell'energia davvero sostenibile".

In tal senso la proposta nata dall'incontro, verte su una strategia europea condivisa in grado di utilizzare i sussidi e di garantire un impiego ottimale della cooperazione regionale.
Ma non solo, puntando ad un obiettivo ancora più alto, l'organismo europeo suggerisce alle istituzioni europee di considerare la possibilità che, entro il 2050, l'Unione europea utilizzi esclusivamente energia da fonti rinnovabili.

"Per ottenere un aumento significativo della quota di energia rinnovabile" ha osservato Witold Stepien, relatore del progetto elaborato dal Cdr e intitolato 'Energie rinnovabili: un ruolo di primo piano nel mercato energetico europeo'dovranno essere migliorati gli attuali sistemi di sostegno; saranno necessari sistemi coordinati di sovvenzioni per gli investimenti e servirà la creazione di centri per l'energia rinnovabile nelle regioni, che consentano la trasmissione del know-how locale.
Per raggiungere questi e altri obiettivi, il Cdr ipotizza un sistema paneuropeo di sostegno, che, oltre a una serie di investimenti da parte dell'Unione europea, comporti la riduzione dei sussidi ai combustibili fossili. 
Saranno necessari anche investimenti in infrastrutture per facilitare l'accesso alle energie da fonti rinnovabili e l'applicazione di tecnologie di una 'rete intelligente' a garanzia di un equilibrio tra i fabbisogni energetici locali e la produzione energetica così da ridurre la dipendenza dalle importazioni su lunghe distanze.


Il Wwf è ottimista

In linea con quanto 'progettato' a livello europeo, il nuovo rapporto 'Putting the Eu on track for 100% renewable energy' pubblicato dal Wwf, punta ancora più in alto.
Secondo il rapporto, entro il 2030 sarebbe possibile, per i 27, ridurre di un terzo l'uso di energia e contemporaneamente generare il 40 per cento da fonti rinnovabili.
Ciò avrebbe ricadute positive sull'occupazione, rilanciando l'economia e creando nuovi posti di lavoro. Non solo, si avrebbe anche una riduzione della bolletta comunitaria pari a 573 milioni di euro oggi spesi per importare combustibili fossili.