Nonostante i generosi incentivi messi a disposizione dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), l'agrivoltaico non ha ancora spiccato il volo. Se infatti il fotovoltaico a terra o quello sugli edifici è ormai una realtà consolidata, quello al di sopra delle colture stenta a crescere di dimensioni.

 

Le motivazioni sono molte. Da un lato una certa refrattarietà da parte delle autorità locali a concedere le autorizzazioni alla realizzazione degli impianti, visti da più parti come elementi che deturpano il paesaggio e modificano la vocazione agricola di un territorio. Dall'altro i paletti definiti per l'accesso (e il mantenimento) dei contributi scoraggiano in molti.

 

A differenza dell'agrivoltaico a terra, che di fatto annulla la produttività agricola del suolo (anche se qualcuno fa pascolare le capre tra un pannello e l'altro), l'agrivoltaico dovrebbe creare una sinergia tra pannelli e piante sottostanti, in modo che il sistema, nel suo complesso, produca energia, ma anche cibo, in quantità non troppo dissimili da quanto farebbe in assenza dei moduli fotovoltaici. Una impresa non di poco conto, anche perché in ballo ci sono finanziamenti milionari.

 

Trovare la quadra tra produzione energetica e alimentare non è affatto semplice e sono molti i team, guidati da università, centri di ricerca e aziende, che stanno provando a definire sistemi agrivoltaici efficaci. In questo articolo raccontiamo qualche esempio concreto, cercando di fotografare le iniziative lungo tutto lo Stivale.

 

Quel che è certo è che, se all'inizio i nuovi impianti si limitavano semplicemente ad alzare i pannelli, posizionandoli a 4-5 metri dal suolo invece che a livello di campo, oggi si sta andando verso soluzioni più flessibili e modulari, in grado di fondersi con le peculiarità del campo ed evitare il posizionamento di strutture fisse in calcestruzzo e acciaio.

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Vigna Agrivoltaica di Comunità: più qualità, meno stress per le viti

Nel cuore della Puglia assolata, a Laterza, in provincia di Taranto, l'Azienda Svolta Srl ha installato un impianto agrivoltaico sperimentale da 970 kW all'interno della propria Vigna Agrivoltaica di Comunità. Il sistema, composto da circa 7.770 moduli fotovoltaici a film sottile di diversa potenza (135, 125 e 100 watt), si ispira alla classica struttura del vigneto a pergola, ma è realizzato in cemento armato e orientato a Sud con una inclinazione di 28 gradi.

 

Sotto questa copertura tecnologica crescono due varietà di vite: il Primitivo, vitigno autoctono, e il Goldtraminer, solitamente coltivato nelle Dolomiti. Il risultato? Una vendemmia ritardata di tre-quattro settimane rispetto alle aziende vicine, un miglior equilibrio tra zuccheri e acidità e una qualità superiore delle uve, con rese aumentate dal 20 al 60%. Insomma, uno scenario win win.

 

L'Azienda Svolta Srl ha installato un impianto agrivoltaico sperimentale da 970 kW all'interno della propria Vigna Agrivoltaica di Comunità

L'Azienda Svolta Srl ha installato un impianto agrivoltaico sperimentale da 970 kW all'interno della propria Vigna Agrivoltaica di Comunità

(Fonte foto: Azienda Svolta Srl)

 

"Il sistema ha permesso di ridurre lo stress idrico e di ritardare la maturazione, riportando la raccolta all'inizio di ottobre, come un tempo", spiega Emilio Roggero dell'Associazione Italiana Agrivoltaico Sostenibile (Aias). Gli studi condotti dalle Università di Verona e Bari dimostrano che l'ombreggiamento parziale protegge le foglie dal caldo eccessivo e riduce la velocità del vento fino al 50%, con effetti benefici sulla vegetazione.

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Meleti high tech in Alto Adige: il progetto Symbiosyst

Tra le campagne di Ora, a Sud di Bolzano, sorge uno degli impianti agrivoltaici più sofisticati d'Europa. A oltre 4,8 metri da terra, dei pannelli fotovoltaici a inseguimento solare si muovono seguendo la traiettoria del sole, montati su strutture in acciaio corten appositamente progettate per resistere al vento e integrarsi nel paesaggio agricolo. Sotto, tredici filari di meli continuano a crescere, protetti e monitorati.

 

Questo è il cuore del progetto europeo Symbiosyst, coordinato da Eurac Research e finanziato dal programma Horizon Europe. Con una potenza installata di circa 70 kWp su 3mila metri quadrati, l'impianto punta a produrre energia sufficiente per venti famiglie, ma soprattutto a raccogliere dati fondamentali per l'evoluzione dell'agrivoltaico.

 

"Siamo partiti dalle esigenze del frutteto e dell'agricoltura meccanizzata, integrando pannelli, sostegni per le reti antigrandine e sensori ambientali in un'unica struttura coerente", spiega Giovanni Borz, ricercatore di Eurac Research. I sensori raccolgono informazioni su luce, temperatura, umidità, vento e fabbisogni idrici, con l'obiettivo di bilanciare energia e agricoltura.

 

Che cos'è il progetto europeo Symbiosyst e qual è il suo obiettivo?

 

Walter Guerra del Centro di Sperimentazione Laimburg sottolinea che l'ombra dei pannelli potrebbe ridurre i danni da scottature sui frutti e diminuire l'uso di acqua, anche se resta da valutare l'impatto sulla produttività.

 

Biovoltaico: agricoltura e fotovoltaico, un'integrazione possibile

Tra i progetti più ambiziosi in Italia sul fronte agrivoltaico c'è il Biovoltaico, promosso da Intellienergia con il supporto del Crea, dell'Università degli Studi di Roma Tor Vergata, di Bassano Natura e con il cofinanziamento della Regione Lazio. L'obiettivo? Superare il semplice affiancamento tra agricoltura ed energia, per creare un modello integrato, sostenibile e replicabile su larga scala.

 

Il progetto parte da un presupposto concreto: la transizione ecologica richiederà l'installazione di decine di gigawatt di fotovoltaico, e le sole aree industriali non saranno sufficienti. È quindi inevitabile che molti impianti vengano realizzati in ambito agricolo. Ma se progettati correttamente, questi sistemi possono non solo evitare la perdita di superficie agricola utile, ma persino migliorare le rese colturali grazie a benefici microclimatici come l'ombreggiamento parziale e la riduzione dell'evapotraspirazione.

 

Biovoltaico studia come modificare tecniche colturali, macchinari e impianti per adattarsi a questa nuova coesistenza, con particolare attenzione all'agricoltura biologica e di precisione. Tra gli effetti osservati, un risparmio idrico fino al 29%, una riduzione dell'erosione del suolo e un maggiore assorbimento di CO2, grazie alla miglior salute del suolo.

 

Secondo i promotori del progetto, l'integrazione fra produzione agricola e fotovoltaica rappresenta un'opportunità concreta per diversificare i redditi, aumentare la resilienza delle aziende e favorire occupazione qualificata in ambito rurale. Il progetto, ancora in fase sperimentale, si candida a tracciare le linee guida per gli impianti agrivoltaici del futuro.

 

Palazzolo dello Stella, Friuli: l'agrivoltaico con intelligenza artificiale

Nel cuore del Friuli Venezia Giulia, a Palazzolo dello Stella, è stato inaugurato un impianto agrivoltaico che rappresenta un unicum a livello europeo per livello di integrazione e dotazione tecnologica. Installato sui terreni dell'Azienda Agricola Weldan, di proprietà di Walter Bagnarol, l'impianto occupa 600 metri quadrati, divisi tra seminativi e vigneto, e si distingue per l'assenza di cemento e l'adozione di sistemi di monitoraggio avanzati.

 

"È il primo vero esempio di agrivoltaico integrato: non si limita a produrre energia, ma valorizza le risorse agricole", ha dichiarato l'assessore regionale alle Risorse Agroalimentari Stefano Zannier. Il progetto nasce dalla collaborazione tra Ape Fvg - Agenzia per l'Energia del Friuli Venezia Giulia, Agenzia Regionale per lo Sviluppo Rurale (Ersa), Università degli Studi di Udine, Akren e CET Electronics, nell'ambito del programma Sissar per l'innovazione in agricoltura.

 

L'impianto occupa 600 metri quadrati, divisi tra seminativi e vigneto, e si distingue per l'assenza di cemento e l'adozione di sistemi di monitoraggio avanzati

L'impianto occupa 600 metri quadrati, divisi tra seminativi e vigneto, e si distingue per l'assenza di cemento e l'adozione di sistemi di monitoraggio avanzati

(Fonte foto: Azienda Agricola Weldan)

 

Oltre ai classici sensori ambientali, l'impianto sfrutta tecnologie d'avanguardia come le "foglie elettroniche" e le camere 3D abbinate all'intelligenza artificiale, in grado di monitorare in tempo reale la crescita delle piante, il microclima e lo stato sanitario della vite. Questo consente di raccogliere dati di alta precisione sull'impatto dei pannelli, installati su strutture rialzate che permettono la normale conduzione agricola sottostante.

 

Calabria: energia solare per coltivare limoni (e dissalare l'acqua)

Un impianto sperimentale è stato realizzato a Scalea, in Calabria, grazie alla collaborazione tra EneaEF Solare Italia, nell'ambito del progetto di ricerca Fotovoltaico ad alta Efficienza del Piano triennale di realizzazione 2022-2024 della Ricerca di Sistema Elettrico Nazionale - Accordo di Programma Mase-Enea. Il sito ospita un impianto agrivoltaico con pannelli bifacciali ad alta efficienza, in configurazioni sia fisse che ad inseguimento, associati a sistemi di monitoraggio e sensoristica avanzata.

 

L'elemento distintivo è l'utilizzo diretto dell'energia prodotta per dissalare l'acqua salmastra, destinandola all'irrigazione di limoneti attraverso un sistema di fertirrigazione di precisione. Si tratta di un esempio interessante di come l'agrivoltaico possa contribuire a risolvere criticità locali, come la scarsità d'acqua dolce, migliorando al contempo l'efficienza energetica e la produttività agricola.

 

Il limoneto fotovoltaico realizzato in Calabria

Il limoneto fotovoltaico realizzato in Calabria

(Fonte foto: Enea)

 

Il polo è gestito in sinergia con le aziende Le Greenhouse e Set Energie, con una consolidata esperienza nei rispettivi settori (agricolo ed energetico). Le colture saranno monitorate in tempo reale, confrontando resa, qualità dei frutti, proprietà del suolo e parametri ambientali tra le diverse configurazioni e rispetto ai campi aperti.

 

L'obiettivo è duplice: ottimizzare i modelli agrivoltaici in funzione delle caratteristiche territoriali e fornire dati concreti a supporto delle politiche di decarbonizzazione. In questa fase di sviluppo tecnologico, infatti, è fondamentale acquisire dati sulla convivenza tra piante e pannelli fotovoltaici.

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Un impianto sopra i ciliegi: il progetto VOEN-Fraunhofer

Una delle soluzioni più innovative in ambito agrivoltaico arriva dalla Germania, dove l'Istituto Fraunhofer ISE ha sviluppato, in collaborazione con l'Azienda VOEN, un impianto fotovoltaico integrato direttamente nei sistemi di protezione dalle avversità atmosferiche, come reti e teli plastici, già impiegati in frutticoltura.

 

L'idea è tanto semplice quanto efficace: sostituire o integrare le tradizionali coperture con moduli fotovoltaici leggeri (meno di 5 chilogrammi al metro quadrato), in grado di adattarsi alle strutture esistenti senza richiedere opere in acciaio o calcestruzzo. Il primo impianto dimostrativo è stato realizzato su un frutteto di ciliegi nell'Azienda Obstbau Vöhringer, a Berg, in Alta Svevia, e ha una potenza installata di 420 kW per ettaro.

 

L'impianto fotovoltaico integrato direttamente nei sistemi di protezione dalle avversità atmosferiche

L'impianto fotovoltaico integrato direttamente nei sistemi di protezione dalle avversità atmosferiche

(Fonte foto: Fraunhofer ISE - Lars Maurer)

 

"Abbiamo voluto adattare l'agrivoltaico alla pratica agricola, non il contrario", spiega Leo Vöhringer, Project manager dell'azienda agricola. Il sistema, oltre a produrre energia, mantiene la sua funzione protettiva originaria, e può essere rimosso o conservato nei periodi in cui la copertura non è necessaria. Grazie al microclima generato dalle piante sottostanti, i moduli beneficiano di un raffrescamento naturale che ne aumenta l'efficienza, mentre gli alberi godono di ombreggiamento e protezione.

 

Il progetto è finanziato dal Governo del Baden-Württemberg e rappresenta un modello replicabile in tutte le aree frutticole coperte da reti antigrandine: solo nel Sud della Germania si stimano oltre 5mila ettari pronti alla trasformazione.