È una crescita che non conosce sosta quella del mercato dei suini e anche in ottobre il prezzo dei suini da macello segna nuovi incrementi.

Aumenta di conseguenza la redditività degli allevamenti, come mostra l'indice Crefis, il Centro per le Ricerche Economiche sulle Filiere Sostenibili dell'Università Cattolica di Piacenza, diretto da Gabriele Canali.

 

Il ciclo chiuso

Ottobre si è chiuso così per gli allevamenti a ciclo chiuso con un aumento della redditività pari 4,8% rispetto al mese precedente. Anche il dato tendenziale risulta positivo, segnando un più 45,9% rispetto all'anno precedente.

Come negli ultimi mesi, l'andamento favorevole si deve alla dinamica in aumento dei prezzi dei capi da macello e del rallentamento dei costi dei fattori di produzione impiegati per la loro alimentazione.

Infatti, il prezzo medio mensile di ottobre dei suini da macello della tipologia pesante destinati al circuito tutelato è salito dell'1,2% rispetto al mese precedente raggiungendo i 2,322 euro/kg e anche il raffronto con le quotazioni dello stesso periodo dello scorso anno risulta favorevole: +13%.

 

Il ciclo aperto

Buono l'andamento per la fase di svezzamento del ciclo aperto che, per quanto riguarda la redditività e sempre a ottobre, ha segnato una crescita del 2,6% mese su mese e del 60,3% rispetto al 2022.

Ciò grazie al buon andamento del prezzo medio mensile dei suinetti da 7 kg che in ottobre ha guadagnato lo 0,4% su base congiunturale, segnando 70,685 euro/capo, e della flessione dei costi per l'alimentazione degli animali. Anche a livello tendenziale la situazione è più che positiva: +31%.

 

Conferma un calo congiunturale invece la redditività della fase di accrescimento che perde il 4,5% rispetto a settembre, pur rimanendo in una situazione favorevole rispetto allo scorso anno (+11,4%).

A livello congiunturale pesano i costi di approvvigionamento dei suinetti da 7 kg e il calo dei capi in output: la quotazione degli animali da 30 kg in ottobre scende infatti del 7% attestandosi a 3,942 euro/kg, mantenendo però una variazione tendenziale positiva (+18,2%).

 

Per quanto riguarda la fase di ingrasso in ottobre si assiste a un lieve incremento della redditività mese su mese (+0,2%), e a un deciso aumento a livello tendenziale (+19,2%).

 

La macellazione

Dinamiche contrastanti a ottobre per la fase della macellazione: i prezzi delle cosce fresche pesanti destinate al prodotto Dop, in particolare, fanno registrare un incremento mensile dello 0,6% portando la quotazione a 6,155 euro/kg (positiva anche la variazione anno su anno e pari a 6,3%).

Situazione opposta per i prezzi delle cosce fresche pesanti destinate al prodotto non tutelato: -0,7% la variazione congiunturale per una quotazione di 5,105 euro/kg; rimane però favorevole il dato tendenziale e pari a 2,1%.

I lombi, in ottobre fanno registrare un andamento positivo delle quotazioni che a livello congiunturale salgono del 2,7% per il taglio Padova (4,775 euro/kg il prezzo medio mensile rilevato) e del 4,8% per il taglio Bologna (che ha raggiunto i 4,925 euro/kg). Discordante la situazione a livello tendenziale: il taglio Padova mostra una variazione annua del +1,6%, mentre le quotazioni del taglio Bologna perdono l'1,5% rispetto al 2022.

Sul fronte della redditività, il quadro è sfavorevole in quanto, mese su mese, il comparto della macellazione italiana perde, a ottobre, lo 0,1% e a livello tendenziale il 4,2%.

 

La stagionatura

Anche per la stagionatura il mercato di ottobre mostra condizioni differenti per le diverse tipologie di prodotto: il prezzo medio mensile del Prosciutto di Parma stagionato 12 mesi è risultato stabile a 10,600 euro/kg ma superiore alle quotazioni dello scorso anno (+1,7% la variazione tendenziale); mentre il prodotto generico ha mostrato, sempre in ottobre, prezzi in salita dell'1,2% raggiungendo gli 8,600 euro/kg; positiva anche la variazione su base annua: 18,2%.

 

L'indice Crefis di redditività a livello congiunturale, sempre nel periodo preso in esame, risulta in calo dello 0,8% sia per il prosciutto tutelato che per il prodotto generico, mentre la situazione a livello tendenziale è negativa per il Prosciutto di Parma stagionato 12 mesi (-16,6%) e debolmente positiva per il prosciutto non tutelato (+0,3%).

Stabile il differenziale di redditività tra le due tipologie di prodotto e sempre a favore del prosciutto Dop: +12,1%.