Un altro passo si è mosso per riavvicinare l'apicoltura all'agricoltura, due realtà agricole che dovrebbero e potrebbero essere strettamente legate, ma che negli ultimi anni hanno subito una frattura.

La causa della frattura è stata l'uso dei fitofarmaci, che ha anche portato a una riduzione della pratica del servizio di impollinazione, attività molto sviluppata in altri paesi e remunerativa sia per gli agricoltori che per gli apicoltori. Come rivela un recente sondaggio del Crea infatti molti apicoltori rifiutano di portare gli alveari su certi tipi di colture per il timore di avvelenamenti

Una frattura che poi si è scomposta ancora di più soprattutto dopo l'immissione in commercio dei neonicotinoidi, insetticidi considerati responsabili di molti casi di avvelenamento legati nel nord Italia all'uso di sementi conciate e in altre parti del paese anche ad altre modalità di trattamenti.

Poi un primo passo a livello regionale era stato fatto già a inizio anno, proprio al nord in Emilia Romagna, e proprio nel settore sementiero con la firma di un protocollo di intesa tra Assosementi, l'Ara, l'Associazione romagnola apicoltori, e contoterzisti, per trovare una via comune per tutelare la salvaguardia delle api e la sostenibilità, anche economica, del comparto agricolo e sementiero.

Un accordo che in questi giorni, grazie al lavoro di coordinamento guidato dall'Osservatorio nazionale del miele di Castel San Pietro Terme, è stato riproposto e ratificato a livello nazionale, con la firma avvenuta il 25 settembre a Palazzo dell'agricoltura a Roma.

Un accordo a cui hanno partecipato Cia e Confagricoltura, l'Associazione sementieri mediterranei Ass.se.me., la Confederazione agromeccanici e agricoltori italiani, il Consorzio delle organizzazioni di agricoltori moltiplicatori di sementi Coams, la Federazione nazionale dei commercianti di prodotti per l'agricoltura Compag, la Federazione apicoltori italiani Fai e l'Unione nazionale associazioni apicoltori Unaapi.

Con questo accordo le parti agricole hanno ribadito l'impegno per sensibilizzare i propri associati affinché non trattino le colture in fioritura con insetticidi (cosa di per sé già vietata) e altre sostanze tossiche nei confronti delle api e a predisporre un elenco di prodotti fitosanitari consigliati per la corretta difesa delle coltivazioni in prefioritura.

Le organizzazioni apistiche, dal loro canto, hanno assicurato massimo impegno per promuovere su tutto il territorio nazionale il servizio di impollinazione, indispensabile fattore produttivo per un'agricoltura sostenibile.

Un accordo accolto con soddisfazione dalle associazioni apistiche e considerato dalla Fai un passaggio storico che pone fine ad un decennio di aspre conflittualità tra mondo apistico e mondo agricolo. Un'incongruenza, visto che gli apicoltori sono a tutti gli effetti agricoltori, che va ora superata e depurata da ogni pregiudizio di stampo ideologico.

Per il viceminsitro Andrea Oliviero per questo accordo volontario, che vede il mondo dell'apicoltura e le associazioni agricole e sementiere lavorare insieme, la vera sfida è coniugare la preservazione della biodiversità e il miglioramento della produttività.

E dopo la firma si è svolta subito la prima riunione tecnica operativa, alla presenza del Servizio fitosanitario del ministero, per avviare il lavoro sugli obiettivi ratificati e sulle prossime azioni da effettuare.

Ora aspettiamo di vedere i primi fatti, e poi magari di rivedere sempre più alveari sulle coltivazioni in fiore, nel pieno rispetto e vantaggio di tutti. Anche e soprattutto delle api.