Chissà se il ministro Zaia immaginava come sarebbe stato accolto l'aumento delle quote latte. Forse aveva previsto cortei di allevatori esultanti e invece si è trovato i trattori schierati e pronti a emulare le imprese dei cobas del latte (quelli che le multe non le hanno mai pagate) e ad assediare, all'occorrenza, la residenza del presidente del Consiglio, ad Arcore. Per spingersi anche a casa Bossi, a Gemonio. La vicenda è nota e forse sarà venuta a noia anche se ad ogni passo si arricchisce di qualche spunto nuovo. Ripercorriamone tuttavia le tappe principali.

 

Le “puntate” precedenti

All'indomani del via libera all'aumento da parte di Bruxelles, siamo alla fine dello scorso anno, tutti a strepitare sulla necessità di evitare sanatorie. E il ministro a rassicurare che di sanatorie non ci sarebbe stata traccia. Poi, con un po' di ritardo, segno delle difficoltà a trovare la quadratura del cerchio, arriva il decreto legge con il quale si stabiliscono i criteri di ripartizione. Per i dettagli rimandiamo i lettori ad uno dei precedenti numeri di Agronotizie. Intanto  siamo arrivati al 30 gennaio 2009 e già il 31 le cronache ospitano le prime, vivaci, critiche. Manca dal decreto aumenta-quote, sostengono alcuni,  l'impegno per gli allevatori a rinunciare al contenzioso pregresso, oppure si critica l'esclusione dall'aumento dei produttori che hanno splafonato in misura modesta (sotto il 5% della propria quota), forti dissensi, poi, per aver dimenticato i giovani e la montagna. E via di questo passo, mentre i trattori già scaldano i motori e il ministro  getta acqua sul fuoco, ricordando che il decreto potrà essere emendato per quanto serve nella sua trasformazione in legge.

 

Ressa di emendamenti

Un'offerta, questa degli emendamenti, subito presa alla lettera, tanto che oggi si contano 150 proposte di modifica già presentate in Commissione Agricoltura del Senato. C'è chi chiede che la priorità sia data agli affittuari anziché agli “splafonatori”, chi sostiene che gli allevamenti di montagna abbiano maggiori diritti, chi vuole accorciare la durata della rateizzazione e altri che propongono il blocco degli aiuti comunitari sino a quando non si è versata la prima rata. E' un coro di dissensi “bipartisan”, che attraversa un po' tutti gli schieramenti politici e gran parte delle organizzazioni professionali, ognuna delle quali, pur con toni diversi, si premura di dare il suo contributo al “gran polverone” delle quote.

 

Le risposte di Zaia

Arriva a questo punto la nuova presa di posizione del ministro, che affida ad un comunicato il compito di ribadire alcuni dei principi ispiratori del decreto già espressi ad ogni occasione pubblica. “Invito, ancora una volta, tutti gli allevatori – afferma Zaia nel comunicato -  a farsi spiegare bene cosa sta accadendo in Senato in merito al decreto sulle quote latte, come funzionerà il Fondo per la ristrutturazione dei debiti e, infine, a leggere attentamente il provvedimento.” “Lo ripeto – si legge sempre nel comunicato che riporta le parole del Ministro -  non è un decreto per furbi. Dire che riguarda solo 1000 aziende è una bugia, come pure affermare che si tratta di una sanatoria: per la prima volta nella storia dell’agricoltura, il pagamento delle multe avverrà con un interesse tra il 6 e il 6,5 per cento. Una bella differenza rispetto al 2003, quando fu prevista una rateizzazione ad interessi zero”.

 

Come pareggiare il conto?

Il ministro avrà anche ragione, ma resta il problema di come pareggiare il conto con gli allevatori onesti, quelli che le quote se non le avevano le hanno comprate a suon di euro (molti) e se non potevano comprarle hanno ridotto la mandria (perdendo comunque soldi) e di chi, invece, di multe e quote se ne è infischiato. E' sufficiente dire che gli splafonatori pagheranno caro (6% di interessi) il mettersi in regola? Basta il fondo di solidarietà (il “forziere” nel quale andranno gli interessi sulle rate) a compensare i sacrifici degli allevatori “regolari”? Difficile rispondere. Certo, di miglioramenti il decreto aumenta-quote ne ha bisogno. Resta da domandarsi come sia possibile arrivarci senza rischiare un aumento della produzione di latte nazionale. Perché è questa la promessa fatta da Zaia al Commissario europeo Fischer Boel. Non un quintale di latte in più. Riuscirà a mantenere la parola data? Non resta che aspettare l'uscita del decreto aumenta-quote dalle aule del Parlamento dopo la sua trasformazione in legge. Insomma, per la storia delle quote è prematuro scrivere la parola fine...