Un altro record per il prezzo del latte spot che nella terza decade di novembre ha raggiunto e superato i valori del 2022, mettendo a segno un aumento del 20% rispetto allo scorso anno.

 

Come per il latte italiano anche quello di provenienza francese e tedesca mostra un trend analogo, con aumenti fra il 25 e il 27% rispetto al 2023.

Migliorano così i conti degli allevamenti di bovine da latte, che possono beneficiare del contemporaneo calo dei costi delle materie prime per l'alimentazione del bestiame, soia e cereali in particolare.


Il latte nella cooperazione

Situazione ancor più favorevole è quella che si registra negli allevamenti della cooperazione, che possono vantare un prezzo del 16% superiore a quello medio dei contratti siglati con le aziende del settore.

Merito della favorevole congiuntura del mercato dei formaggi, che raccoglie la maggior parte del latte prodotto in Italia e dove il mondo della cooperazione può vantare un ruolo di primo piano.

 

Oltre il 65% del latte italiano entra nel circuito della cooperazione per un valore complessivo di circa 7 miliardi.

Risultati che poggiano le basi sul buon andamento delle esportazioni, che da sole valgono 1,2 miliardi.

Il giro di affari delle esportazioni è peraltro in costante aumento, tanto da risultare raddoppiato negli ultimi dieci anni, crescita che si prevede continuare anche nel prossimo futuro.

 

Il summit del latte

È questa la fotografia del settore lattiero caseario elaborata da Nomisma e illustrata in occasione del primo summit della cooperazione lattiero casearia promosso da Alleanza Cooperative Agroalimentari.

Risultati positivi che non devono far dimenticare la forte volatilità di un settore che sino a inizio anno era ancora alle prese con un mercato avaro di soddisfazioni.

Un motivo in più per attuare strategie di "governo" del mercato, evitando eccessi produttivi e approfittare della congiuntura favorevole per investire nell'aggiornamento tecnologico.

Un percorso che vede la cooperazione protagonista grazie al patto mutualistico che garantisce da una parte garanzia sul conferimento del latte e dall'altro una più alta remunerazione agli allevatori.

 

Una Ocm per il latte

Tutto ciò può non bastare per un settore fortemente influenzato dagli andamenti del mercato globale e sensibile alle tensioni geopolitiche in atto.

Parte da questi presupposti la proposta di realizzare a livello europeo una Ocm, Organizzazione Comune di Mercato, attraverso la quale far transitare interventi specifici per il settore lattiero caseario.

La proposta, è stato spiegato, è volta a indirizzare le risorse della Pac, Politica Agricola Comune, verso un impiego mirato al miglioramento della competitività dell'intera filiera.

 

Dunque nessuna risorsa in più, ma un oculato impegno di quanto si ha a disposizione per consentire anche alle piccole imprese di indirizzare investimenti verso innovazione e sostenibilità.

L'avvio di una Ocm Latte, si è detto poi, favorirebbe un processo di aggregazione utile al riequilibrio del potere contrattuale lungo la filiera del latte.

Non meno importante la tutela che si potrebbe realizzare per le aziende che operano in condizioni di maggiore difficoltà, come nel caso delle aree interne e della montagna.


Un'opportunità per i "piccoli"

L'Ocm Latte si dovrebbe ispirare a quelle già attuate per l'ortofrutta e per il vino, un modello più virtuoso di utilizzo dei fondi messi a disposizione dalla Pac.

A differenza di quanto avviene con i pagamenti diretti, le risorse comunitarie prevedono un'integrazione al 50% da parte dei produttori.

Il tutto a fronte di un programma operativo e a seguito della effettiva attuazione dello stesso.

 

L'efficacia del sistema si riflette sulle piccole aziende che in questo modo hanno la possibilità di accedere a risorse altrimenti difficilmente disponibili.

Al contempo un incentivo all'adesione dei produttori a forme organizzate.