Tempi certi, programmazione, semplificazione amministrativa e corretta informazione.

È quanto chiedono gli operatori della filiera delle carni, alle prese con i ritardi nel varo dei contratti di filiera e nell'impiego dei fondi per il settore agroalimentare previsti dal Pnrr, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, mentre si è lasciato per troppo tempo che epizoozie come la peste suina africana e la blue tongue mettessero in ginocchio interi comparti produttivi.

La produzione di carne è poi falsamente indicata fra i maggiori responsabili di emissioni in atmosfera, mentre gli allevamenti sono sempre più spesso oggetto di attacchi pretestuosi.

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La situazione

Questi sono solo alcuni dei problemi che il settore deve affrontare, come è emerso in occasione della recente Assemblea di Uniceb, l'Unione Italiana della Filiera delle Carni, alla cui guida è stato riconfermato come presidente Carlo Siciliani.

Gli strumenti da mettere in atto prendono le mosse dall'esame della situazione del comparto, evidenziata dalle analisi di Nomisma e illustrate da Denis Pantini.

 

Da una parte l'estrema volatilità dei prezzi che rende difficile la sostenibilità economica delle imprese. Dall'altra la valenza sociale e ambientale che la zootecnia rappresenta, tenuto conto che molti allevamenti insistono su aree interne e marginali che se abbandonate porterebbero al degrado idrogeologico.

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Non resta che affidarsi a una riorganizzazione del settore puntando verso allevamenti di maggiori dimensioni, più efficienti, integrando il reddito aziendale con la produzione di energie rinnovabili.


Ambiente e verità

Per confutare le false informazioni sull'impatto ambientale degli allevamenti si è chiesto a Emanuele Peschi, responsabile Scenari di Emissione di Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, di illustrare i dati più recenti sulla sostenibilità del settore zootecnico.

Si è confermato così che oggi l'agricoltura italiana rappresenta solo il 7,4% delle emissioni totali.

Un dato nettamente inferiore a quello dei trasporti (26%), dell'energia (23%) e del settore residenziale (18%).

Mentre il contributo dei trasporti è andato aumentando, quello dell'agricoltura evidenzia una riduzione del 19% delle emissioni totali negli ultimi 30 anni.

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Le sfide

Non c'è solo la disinformazione fra i problemi che la filiera delle carni si trova ad affrontare.

Nuove proposte da parte di Bruxelles sul benessere degli animali e sul trasporto rischiano di creare difficoltà alla produzione di carne bovina in Italia.

La scarsità di vitelli del nostro Paese costringe infatti a importare un elevato numero di animali vivi, in particolare dalla Francia, che completano il ciclo produttivo nelle stalle italiane.

 

Lo ha ricordato Clara Fossato, segretaria generale di Uniceb, denunciando come già quest'anno si registri una contrazione del 20-25% di questi arrivi.

Situazione che impatterà sul grado di approvvigionamento di carni bovine, sceso al 40%.

Ancora da Bruxelles le complicazioni derivanti dall'aver equiparato le emissioni degli allevamenti di suini a quelle delle industrie.

Solo i bovini, dopo un serrato dibattito, ne sono rimasti esclusi. "Tutte norme - ha detto Fossato - che sembrano fatte apposta per frenare lo sviluppo economico delle nostre filiere".


Fare squadra

Una situazione che contrasta con l'immagine che si vuole rappresentare del settore agroalimentare, descritto come strategico con i suoi 200 miliardi di fatturato, ma poi sacrificato in favore di altri interessi.

Parte da queste considerazioni la volontà della filiera zootecnica di fare squadra per restituire alle produzioni di origine animale il ruolo che loro compete.

Ricordandone il peso economico e il valore sociale come produttore non solo di alimenti, ma anche di energia e salvaguardia ambientale.

 

Motivi per i quali nei prossimi mesi saranno predisposti servizi di informazione suffragati da evidenze scientifiche in grado di confutare le troppe fandonie e i luoghi comuni con i quali si demonizzano le produzioni animali.

Una sorta di decalogo al quale attingere per avere notizie corrette e veritiere sulla realtà della filiera delle carni. Con l'augurio che chi si occupa di informazione ne faccia un buon uso.