Le politiche commerciali e le decisioni degli attori del mercato concimi, dal produttore/importatore fino all'utilizzatore finale, passando per il canale distributivo, sono condizionate da molti fattori. Oggi diamo qualche spunto di riflessione su dieci piaghe con le quali si dovrà convivere.
Siccità. Buona parte del Centro-Nord Italia, guardando il sito dell'Ispra, è in uno scenario di severità idrica media: lo stato di criticità si intensifica in quanto le portate in alveo risultano inferiori alla media, la temperatura elevata determina un fabbisogno idrico superiore alla norma, i volumi accumulati negli invasi e nei serbatoi non sono tali da garantire gli utilizzi idropotabili, irrigui, industriali e ambientali con tassi di erogazione standard. Sono probabili danni economici e impatti reversibili sull'ambiente. Molto probabilmente le semine primaverili saranno condizionate e, di conseguenza, anche le operazioni di fertilizzazione.
Logistica. La chiusura forzata di alcuni importanti siti produttivi ha appesantito il lavoro dei magazzini portuali con Ravenna che, da sola, sopporta oltre il 70% dei movimenti. Inevitabile sarà il collo di bottiglia collegato a sbarchi, magazzinaggi, confezionamenti, produzioni e spedizioni. In poche settimane dovranno essere caricati oltre 12mila autotreni, i problemi non sono solo di disponibilità di mezzi ma anche di manodopera che scarseggia e difficoltà a fare turni nelle 24 ore. Col passare del tempo aumentano le difficoltà per le preparazioni dei concimi ottenuti per miscelazione così come il carico con imballaggi misti (bancali/sacconi), la domanda di servizi just-in-time si scontra con un'offerta sempre più in difficoltà.
Illiquidità. Se fino a due anni fa con 100mila euro si acquistavano tranquillamente più di 10 camion di concime, oggi bastano appena per 5-6. L'esposizione finanziaria aumenta a fronte di un'assicurazione sul credito che è su livelli passati. Significa che un fornitore riesce a vendere meno tonnellate di concime per raggiungere il plafond massimo stabilito per quel cliente. Stesso problema a monte, le capacità di acquisto sono limitate anche in considerazione dell'aumento del costo del denaro. Non pochi operatori si troveranno nella paradossale situazione di avere merce da vendere ma non ci saranno clienti con liquidità sufficiente a comprarla. Né va sottovalutato il fatto che gli utilizzatori finali sono abituati a pagare al massimo un paio di volte all'anno: difficile trovare oggi qualcuno che faccia da banca.
Prezzi. In tutto ciò le quotazioni della maggior parte dei concimi di largo consumo continuano a flettere. Alcuni comparti meno di altri ma, in tutti i casi, è davvero difficile gestire l'inizio della stagione dei consumi mentre il valore del concime diminuisce giorno per giorno. Da un lato segnaliamo che stiamo per raggiungere l'equilibrio tra quotazioni internazionali e valori locali e che, di conseguenza, i prezzi tenderanno a stabilizzarsi. Dall'altro, però, ricordiamo che non possiamo farci condizionare negli acquisti esclusivamente dal fattore prezzo, proprio in questo articolo segnaliamo tanti altri motivi per cui, ad esempio, è opportuno comprare in anticipo anche a costo di pagare il concime qualche €uro a tonnellata in più.
Politica. Tra Parlamento Ue e qualche autorevole rappresentante nazionale fanno a gara a chi la spara più grossa. La politica dovrebbe stare alla larga da questioni commerciali (e non solo nel settore concimi). Proprio in questi giorni è stato diffuso il testo della risoluzione del Parlamento Ue sulla garanzia delle disponibilità dei concimi. Tutto nasce da riflessioni dell'autunno 2022, collegate al conflitto in Ucraina, oggi prive di riscontri concreti e senza che nessuno si sia accorto che già negli ultimi mesi del 2021 l'urea era aumentata da 400 ad oltre 900 euro/tonnellata. Parlare, poi, di acquisti centralizzati è un'eresia storica ed economica. In Italia abbiamo già vissuto il fallimento di Fedit e delle centrali cooperative (verdi, bianche e rosse) e se non vogliamo privare l'Europa dal libero mercato (in realtà c'è già rimasto ben poco), sarà meglio che iniziative del genere vengano subito razionalmente bloccate anziché assecondate sull'onda del consenso.
Normativa. In parte ci colleghiamo al punto precedente ma per parlare dell'impianto burocratico che dipende più dagli apparati ministeriali che dalle cariche elettive ma non per questo i danni sono minori. Per i fertilizzanti, in Italia, sono stati capaci di far convivere tre diverse normative perché a quella nazionale ed a quella Comunitaria è stata aggiunta anche la vecchia norma Ce che proprio il regolamento Ue aveva abrogato. In non pochi casi si sono creati cortocircuiti difficili da districare, oltre ai numerosi errori collegabili a maldestri copia/incolla se non a dimenticanze vere e proprie dovute alla scarsa conoscenza di una materia così tecnica e complessa. Dobbiamo poi aggiungere che l'impianto legislativo dei fertilizzanti è trasversalmente interessato da almeno una decina di altre norme sia nazionali sia comunitarie che ne complicano ulteriormente l'applicazione pratica (vedi: biologico).
Informazione. Ci sono pochissime indicazioni pratiche su aspetti diversi da quello della nutrizione. Scarseggiano le informazioni di tipo commerciale e, quando la stampa generalista decide di occuparsene sono più i danni che i benefici. Buona parte degli operatori ritiene superfluo investire nella formazione e addirittura ci sono gruppi che ritengono deleteria la diffusione di sapere e conoscenza solo perché, a loro avviso, il potere ad essi collegato deve restare in mano ad una élite. In realtà sono anche pochi quelli che investono sull'informazione e persino grandi aziende dedicano scarse risorse alla conoscenza, persino nel comparto regolatorio. La logica conseguenza di una più o meno diffusa ignoranza, sono sbagli ed errori che possono causare danni anche strutturali per rimediare ai quali si spende molto di più di quello che sarebbe stato un utile investimento formativo.
Programmazione. Ci riferiamo all'assenza di pianificazione. Viene persino sottolineata nella citata risoluzione del Parlamento Ue che vorrebbe incentivare, ad esempio, l'acquisto dei concimi in epoca lontana da quella dei consumi. Tanti anni fa ci pensava lo Stato che aveva stabilito una scaletta dei prezzi dei concimi (Cip) con i minimi d'estate e poi quotazioni via via crescenti all'avvicinarsi della stagione degli impieghi in campagna. Oggi dovrebbe essere il buon senso e di sicuro c'è una via di mezzo tra comperare in agosto il nitrato ammonico per il grano che serve a febbraio dell'anno successivo e ritardare l'acquisto fino a pochi giorni prima della distribuzione. Purtroppo l'assenza di programmazione è comune a quasi tutti i livelli della catena distributiva e, inevitabilmente, gli errori dei primi si ripercuotono man mano che si scende. Sarebbe auspicabile un maggiore senso imprenditoriale che occorre però ancora costruire.
Concorrenza. Spesso nel settore concimi è una guerra tra poveri. I margini sono risicati e, ad esempio in momenti come quello attuale, non pochi produttori ed importatori accumulano perdite e non guadagni. Solitamente una sana concorrenza è sintomo di mercati in salute e non fa certo male ai consumatori ma desideriamo porre l'accento anche sulla pratica di concorrenza sleale. Ritardare gli acquisti all'ultimo minuto favorisce, ad esempio, truffe e raggiri: c'è pochissimo tempo per accorgersi di un acquisto sbagliato così come è difficile gestire un reclamo per merce non conforme. Un motivo in più per non sottovalutare alcuni degli aspetti sopra elencati, in particolare quelli logistici e di programmazione.
Biologico. Non certo perché riteniamo l'agricoltura biologica una piaga ma per come viene gestito il comparto dei mezzi tecnici consentiti sulle coltivazioni bio. Oltre all'inesistenza di una banca dati ufficiale dei corroboranti (abbiamo anche scoperto che le dichiarazioni che si mandano al Ministero non hanno valore), si lamenta l'obsolescenza del Sian che dovrebbe essere sostituito da database più moderni, versatili e facilmente fruibili da parte di tutti. Sono troppi i soggetti coinvolti: almeno 3 diversi uffici del Masaf, Organismi di Controllo, Associazioni di categoria e, ovviamente, i produttori di fertilizzanti; di conseguenza le diverse interpretazioni non fanno altro che scoraggiare gli utenti finali a passare al biologico.
Buona parte delle criticità sopra elencate avrebbe meritato un articolo a parte ma, per il momento, lo scopo è quello di sollecitare un confronto tra le parti e confidiamo che la nostra provocazione possa servire a questo.
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Gli utilizzatori finali non devono commettere l'errore di "tradurre" i prezzi all'ingrosso in quotazioni al consumo credendo di poter fare i conti in tasca al loro fornitore. Il prezzo si riferisce a merce "franco partenza" e deve essere trasformato in "destino" aggiungendo il trasporto e considerando l'imballo (bancale, saccone).
I prezzi sono esenti da: Iva, Contributo Conai, quello per la sicurezza alimentare (laddove applicabile) e costi finanziari collegati a dilazioni di pagamento.
Le quotazioni non considerano i costi di magazzinaggio e consegna visto che sono relativamente rari i casi di concimi che vanno direttamente dal produttore/importatore al consumatore finale.
Invitiamo i lettori ad utilizzare le informazioni contenute nel report esclusivamente per ampliare le proprie conoscenze di mercato ed essere facilitati nel fare confronti e integrare quanto appreso da altre fonti.
Leggi tutti gli articoli nella rubrica "Concimi: informazioni e opportunità".
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Fonte: SILC Fertilizzanti