Il rispetto di disciplinari di produzione sempre più restrittivi, di accordi di fornitura con la Gdo che limitano il numero di molecole chimiche riscontrabili sugli ortaggi e che spesso richiedono che i residui delle s.a. impiegate siano di molto al di sotto dei limiti di legge (es. minore del 30%), hanno portato ad un utilizzo sempre crescente dei Metodi di difesa integrata (Integrated pest management), in cui trovano grande spazio insetti ed acari utili.
Occorre rimarcare che l’esperienza portata avanti negli ultimi anni ha rivelato che, molto spesso, l’uso di competitori naturali per il controllo dei fitofagi si rivela più efficace, e di conseguenza economicamente più vantaggioso, rispetto alla sola lotta chimica (specialmente in caso di comparsa di popolazioni resistenti agli insetticidi chimici).
Di conseguenza, l’utilizzo degli agenti di controllo biologico, che oggi non è prerogativa della sola agricoltura biologica, trova sempre maggiore spazio nelle tecniche di difesa per la produzione integrata, la quale, per definizione, utilizza in modo integrato i mezzi disponibili, che possiamo così riassumere:
• Chimici
• Fisici
• Biologici
• Genetici
• Agronomici.
Va sottolineato come le strategie di difesa vadano analizzate in modo olistico, tenendo conto dell’importanza di tutti i componenti del sistema e di come essi interagiscano tra loro.
L’esempio più immediato è l’interazione tra impiego di insetticidi e di insetti utili, appare evidente la necessità di impiegare agrofarmaci selettivi, in grado di colpire l’insetto bersaglio nocendo il meno possibile all’insetto utile, e senza compromettere la sua capacità di riprodursi. Queste precauzioni vanno prese anche quando non si decide di immettere in serra degli ausiliari acquistati dall’esterno, nel caso in cui si ritiene utile rispettare e valorizzare l’entomofauna utile autoctona.
Ciò premesso, ecco alcuni esempi che riguardano le produzioni integrate di ortaggi in coltura protetta.
Pronubi
L’insetto pronubo per eccellenza è l’ape (Apis mellifera), utilizzata per l’impollinazione di melone (Foto 1) e anguria, nonché di fragola limitatamente ai mesi più caldi (in genere a partire da metà marzo). Fa piacere notare che le arnie di api utilizzate per l’impollinazione vengono prodotte dagli apicoltori della zona, in questo caso possiamo parlare di un mezzo tecnico a km 0.
Grande importanza nell’impollinazione è rivestita dai bombi (Bombus terrestris) che trovano largo impiego su pomodoro (Foto 2) e su fragola. Rispetto all’ape risulta più attivo in condizioni di bassa luminosità (pensiamo all’impollinazione della fragola in inverno).
Questi insetti vengono commercializzati in nuclei che generalmente hanno una vita media di 30-40 gg. In futuro si prevede che l’uso dei bombi possa estendersi in maniera più significativa anche ad altre colture, come il peperone, dove si è visto un effetto sulla regolarità della forma dei frutti.
Da sinistra: Foto 1 - Ape su melone; Foto 2 - Bombo su pomodoro
Predatori e parassitoidi
Primo tra tutti vi è l’Antocoride Orius laevigatus, predatore del tripide occidentale (Frankliniella occidentalis) molto usato su peperone, dove il tripide, se non controllato, è causa di gravi deformazioni e danni estetici (rugginosità) sui frutti. Questi predatori, allevati nelle biofabbriche, e trasportati in apposite confezioni, raggiungono la serra in cui verranno effettuati i lanci inoculativi, dove è importante che trovino le condizioni ideali per sopravvivere e riprodursi.
Su peperone, per esempio, nei periodi caldi, viene bagnata la chioma al mattino, in modo da raffrescare la serra ed elevare l’umidità relativa, questo rende l’ambiente più favorevole l’O. laevigatus (oltre che per la pianta).
L’utilizzo di questo Antocoridae è stato saggiato anche su fragola, con ottimi risultati (Foto 3 e 4).
Da sinistra: Foto 3 - Tripidi su fragola; Foto 4 - Orius su fragola
Tra i Rincoti troviamo anche i Miridi (Macrolophus caliginosus e Nesidiocoris tenuis), gia utilizzati su pomodoro come predatori principalmente di Aleurodidi (Trialeurodes vaporariorum e Bemisia tabaci), ma attivi anche verso Afidi, Acari Tetranichidi e uova di lepidotteri, e che oggi vengono valutati per il controllo della Tuta absoluta, parassita distruttivo molto resistente alla lotta chimica.
I Miridi oltre ad essere dei predatori polifagi sono anche fitofagi, ed in talune condizioni possono essere dannosi per la coltura.
Ricordiamo che nelle serre del Nord Europa, dotate di controllo del clima, viene utilizzata l’Encarsia formosa, mentre in quelle del bacino del Mediterraneo, in assenza di sistemi di condizionamento ambientale e quindi con maggiori escursioni termiche, si adattano meglio i Miridi, spesso naturalmente presenti sulla coltura perché provenienti da vicine aree incolte; infatti si ritrovano facilmente su Inula viscosa, una Composita perenne dove in gran parte dell’anno si avvicendano varie specie di Afidi, e che forniscono con continuità risorse alimentari per questi predatori (Foto 5).
Foto 5 - Miridi su I. viscosa
Tra i predatori troviamo anche Acari, come Phytoseiulus persimilis, utilizzato soprattutto su fragola, dove preda il ragnetto rosso bimaculato (Tetranychus urticae) (Foto 6).
Foto 6 - T. urticae (piu piccolo) e P. persimilis (più grosso, con un colore più vivace)
Sempre su fragola, buoni risultati si sono avuti anche nella lotta alla mosca bianca mediante l'utilizzo di Amblyseius swirskii, acaro predatore di uova e larve degli Aleirodidi, ma che mostra anche una certa attività verso tripidi; attualmente provato anche su peperone e cucurbitacee.
Tra i predatori ricordiamo ancora Aphidoletes aphidimyza, Dittero Cecidomyiide le cui larve predano afidi (Foto 7), come pure i Coleotteri Coccinellidi (Foto 8) ed altre specie (Chrysoperla carnea).
Da sinistra: Foto 7 - Larva di Aphidoletes (cerchiata)
e mummia di afide perassitizzato (freccia): si noti il foro di uscita
Foto 8 - Forma giovanile di coccinellide
Foto 9 - Mummie di quella che era una colonia di afidi
ormai quasi totalmente parassitizzata
Per quanto riguarda i parassitoidi ricordiamo, tra tanti, Aphidius colemani (imenottero Braconide), usato per contenere la presenza di Aphis gossypii su melone. Gli adulti di A. colemani depongono l’uovo all’interno Afide, la larva si nutre di esso svuotandolo letteralmente, per poi impuparsi, al termine del suo ciclo di sviluppo l’individuo, divenuto adulto, sfarfalla all’esterno, lasciando una “mummia” con un caratteristico foro di uscita, (Foto 7 e 9).
Su melone si utilizzano anche delle banker plants, in questo caso delle graminacee (es. orzo) su cui sono allevate delle specie di Afidi che non sono in grado di attaccare il melone, e che hanno come unico scopo quello di fornire degli ospiti per far riprodurre il parassitoide.
A cura di Pietro Di Benedetto - socio di Antesia
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