A cura di Aldo Pollini

Nella scorsa annata il contenimento delle infestazioni della tignoletta (Lobesia botrana) è stato difficoltoso con risultati talvolta insoddisfacenti che hanno penalizzato la resa quali-quantitativa in diversi vigneti particolarmente in Emilia-Romagna.

Alla luce di tale esperienza è opportuno rivedere alcuni aspetti della difesa ed in particolare le strategie da adottare contro le diverse generazioni, prestando attenzione alla scelta dell'insetticida in funzione del livello delle infestazioni e del timing applicativo dei prodotti. 

E' noto che l'attuale orientamento è quello di impostare la difesa contro la II e la III generazione, trascurando la I generazione (antofaga), ritenuta poco dannosa. Tuttavia, malgrado l'attacco della prima generazione sia generalmente di una larva per grappolo con danni trascurabili (non superiori al 2% poiché il peso finale del grappolo è compensato dal maggior volume dei singoli acini), occorre tener conto che ogni femmina del secondo volo, nata quindi dalle larve della prima generazione, può deporre un centinaio di uova. I danni delle larve della III generazione (II generazione carpofaga) sono destinati ad aumentare ulteriormente, considerando che ogni larva danneggia anche più di 6 acini. 

Ai danni diretti della tignoletta sono da aggiungere quelli indiretti per attacchi fungibi, soprattutto Botrytis cinerea, ma anche aspergilli neri ocratossigeni e marciume acido. Questi processi alterativi sono favoriti dai fori larvali.

Quest'anno, considerata l'elevata popolazione della III generazione che ha svernato, è presumibile una forte infestazione della prima generazione. In tale situazione, trascurandone la lotta, si potrebbero sviluppare forti attacchi delle generazioni successive con notevoli difficoltà di controllo soprattutto in forme di allevamento a forte vegetativo che rendono difficoltosa la completa bagnatura dei grappoli. 

Utilizzando insetticidi larvicidi che agiscono esclusivamente per ingestione o con debole azione contatticida, le larve riescono comunque a compiere perforazioni e con forti infestazioni, anche se l'efficacia del larvicida è elevata, e le perforazioni delle larve prima della loro morte possono interessare una certa percentuale di acini, con notevole rischio di infezioni di botrite ed insediamento di marciumi secondari da funghi ocratossigeni e attacchi di marciume acido.

 

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Esiti di una forte infestazione, "stoppata" da un larvicida. Rimangono comunque i segni delle numerose erosioni larvali, favorevoli all'insediamento di marciumi primari e secondari

Tignoletta della vite - danni

 

In situazioni di elevato rischio di attacchi della I generazione è opportuno utilizzare insetticidi con meccanismo d'azione ovo-larvicida, per minimizzare i danni diretti e quelli indiretti causati da marciumi primari e secondari. 

In ogni caso è fondamentale la corretta tempistica del trattamento, in relazione alle caratteristiche dei diversi prodotti. 

I chitinoinibitori (flufenoxuron, teflubenzuron, lufenuron) hanno unicamente attività ovicida e vanno applicati ad inizio volo, immediatamente prima delle ovodeposizioni o al più tardi all'inizio di queste, in quanto l'efficacia del 90-95% di un trattamento nel momento ideale scende rapidamente a valori molto bassi già il giorno dopo l'ovodeposizione. I risultati talvolta insufficienti ottenuti con tali ovicidi probabilmente sono da imputarsi ad un errato timing applicativo e non alla comparsa di presunti fenomeni di resistenza. 

Gli acceleratori di muta o M.A.C. sono in gran parte rappresentati da metoxifenozide (prodotto commerciale Prodigy): caratterizzato dall'attività ovicida, associata ad un'azione sulle larve neonate, e da una durata di protezione che copre l'intero periodo di nascita larvale, manifesta inoltre un'azione di riduzione della fertilità delle femmine entrate in contatto con l'insetticida. 

Il trattamento prima dell'ovodeposizione della prima generazione non è in linea con l'attuale strategia di razionalizzazione della difesa della vite dalla tignoletta, basato sull'accertamento del rischio effettivo derivante dagli attacchi dei primi stadi di sviluppo dell'insetto, ma diviene strategico e necessario in caso di elevate infestazioni e danni nell'annata precedente, presupposti per un elevato rischio di forti danni nella campagna in corso con scadimento quantitativo e qualitativo della produzione e dei mosti. 

Inoltre metoxifenozide, grazie all'azione combinata ovo-larvicida, è particolarmente valido anche per la lotta alle generazioni carpofaghe.

 

Foto 3 - Esiti di un incontrollato attacco della seconda generazione larvale, in un vigneto non interessato dal trattamento contro una rilevante popolazione antofaga di tignoletta.

Tignoletta della vite - danni