La Giunta regionale del Veneto ha individuato le aree e i siti non idonei all’installazione di impianti solari fotovoltaici, con moduli ubicati a terra, in base alle linee guida emanate nel 2010 per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili.
Più dettagliatamente, i siti considerati incompatibili con insediamenti di tipo fotovoltaico a terra che comportano maggior consumo di territorio individuati in questa fase sono: i siti inseriti nella lista mondiale dell’Unesco; le zone umide di importanza internazionale designate ai sensi della Convenzione di Ramsar; la Rete Natura 2000; i territori inseriti nell’elenco delle aree naturali protette; le aree agricole interessate da produzioni agroalimentari di qualità (produzioni biologiche, Dop, Igp, Doc, Docg, produzioni tradizionali); le aree ad elevata utilizzazione agricola, individuate dal Ptrc.
La Giunta veneta, confermando che in tutto il territorio regionale gli impianti solari fotovoltaici, con moduli a terra, possono essere realizzati subordinatamente alla compatibilità degli stessi con gli atti di pianificazione territoriale vigente, nonché con gli strumenti di tutela e di gestione previsti dalle specifiche normative di settore, ha anche stabilito che gli impianti di potenza fino a 6 kW rientrino nella categoria dell’autoconsumo e siano esclusi da questa disciplina. Inoltre, per garantire la corretta pianificazione delle trasformazioni nelle “aree ad elevata utilizzazione agricola”, si prevede l’istituzione di uno specifico Registro regionale delle superfici interessate alla realizzazione di impianti solari fotovoltaici con moduli collocati a terra.
“Segnalo - rileva l’assessore regionale ai Lavori pubblici e all’Energia, Massimo Giorgetti - che siamo anche impegnati a conciliare le politiche di salvaguardia del territorio con quelle di sviluppo e valorizzazione delle energie rinnovabili e i nostri atti di programmazione debbono essere congruenti con la quota di burden sharing assegnataci, in base allo schema approvato recentemente dalla Conferenza Stato-Regioni”.
Il burden sharing non è altro che il target vincolante di produzione attribuito sulle energie rinnovabili alle regioni: una ripartizione che stabilisce in quale misura ognuna di esse deve concorrere all’obiettivo nazionale in materia di sviluppo delle fonti energetiche pulite previsto dalla Direttiva europea 20 20 20, che per l’Italia è pari al 17% del consumo energetico lordo; la quota di contributo del Veneto per il 2020 è pari al 10,3 del totale nazionale.
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Fonte: Regione Veneto