L’obiettivo principale del Codice di buona pratica agricola (Cbpa) è quello di contribuire anche a livello generale a realizzare la maggior protezione possibile di tutte le acque dall’inquinamento dei nitrati riducendo l’impatto ambientale dell’attività agricola attraverso una più attenta gestione del bilancio dell’azoto.
In riferimento a quanto stabilito al comma 2 dell'art. 23 del Reg. CE 1257/99 "gli impegni agroambientali oltrepassano l'applicazione delle normali pratiche agricole" e a quanto indicato al comma 1 dell'art. 28 del Reg. CE n. 1750/99, le buone pratiche agricole (Cbpa) sono definite come "l'insieme dei metodi colturali, che un agricoltore diligente impiegherebbe in una Regione interessata".
I presenti principi contengono le indicazioni di base relative alle principali pratiche agronomiche e fitosanitarie il cui rispetto costituisce la condizione di accesso ai benefici previsti dalla misura 5 "zone svantaggiate e zone soggette a vincoli ambientali”.
Le buone pratiche agricole in ogni caso comprendono l'osservanza delle prescrizioni generali vincolanti in materia ambientale.
Le indicazioni riportate nella Cbpa sono fondate su studi di valutazione dei risultati agronomici e ambientali ottenuti applicando le Misure A1 del Reg. CEE 2078/92 a confronto con pratiche aziendali riconducibili alla normale Buona Pratica Agricola e all’agricoltura convenzionale.
Sono state pertanto prese in considerazione alcune delle fasi principali che caratterizzano le diverse colture e per ciascuna di esse sono stati individuati gli aspetti essenziali e talora alcuni vincoli che dovrebbero essere osservati per raggiungere un equilibrato rapporto tra agricoltura e ambiente.
Vengono definiti i principi generali relativi alla Buona Pratica Agricola per vari aspetti tecnici, per es. quelli di natura agronomica sono uno dei principi più importanti, o comunque non meno dei principi che riguardano anche la difesa delle colture ed il diserbo.
Per quanto riguarda il primo aspetto di natura agronomica, esso può riguardare ciascuna delle principali fasi di coltivazione. Per es.:
La scelta del terreno: si tiene conto del limite della vocazionalità di un terreno, che per una determinata coltura deve essere dato sia dalla convenienza economica alla sua coltivazione sia dal rispetto dei principi che consentono la salvaguardia ed il mantenimento dell'ambiente naturale, evitando quelle coltivazioni che non risultano idonee ad uno specifico tipo di terreno.
Le successioni colturali: sono stati posti dei limiti ai tempi di ritorno di alcune colture sullo stesso appezzamento di terreno, in modo da non vanificare i vantaggi agronomici derivanti da una successione delle specie agrarie sufficientemente articolata nel tempo e nello spazio.
La scelta della varietà: è fatto obbligo di non utilizzare materiali provenienti da Organismi geneticamente modificati (Ogm).
La concimazione: le decisioni vengono prese in relazione alle specifiche condizioni pedologiche, colturali ed aziendali. I livelli di unità fertilizzanti (in kg/ha) da apportare alle singole colture sono stati individuati sulla base degli assorbimenti unitari in macronutrienti, tenendo conto della prevalente dottrina in materia.
Sulla base di tali valori sperimentali sono state individuate le esigenze nutritive di ciascuna coltura in rapporto alle rese tradizionalmente conseguibili ed al livello medio di fertilità dei terreni.
A proposito della concimazione organica, per quanto riguarda letame, compost e sovesci non si considerano gli apporti degli elementi nutritivi ai fini della determinazione dei limiti massimi consentiti, in quanto la loro funzione è in massima parte ammendante e il tipo di sostanza organica è a lenta umificazione, per cui l'effetto nutritivo è limitato. E' altresì consentito l'impiego di reflui provenienti da impianti di trasformazione e depurazione, secondo la normativa vigente in materia.
Accanto alle modalità tradizionali di distribuzione dei concimi esistono ulteriori tecniche tra le quali la fertirrigazione.
L’irrigazione: l'utilizzazione dell'acqua è effettuata in relazione all'idoneità all’uso irriguo, nel rispetto dei principi che consentono la salvaguardia ed il mantenimento dell'ambiente naturale, al fine di limitare lo spreco di acqua per l'irrigazione e preservare l'integrità di tale risorsa, sia proveniente da falda che da corso d'acqua.
Per informazioni: PROF.i srl - agronomia@fertirrigazione.it - www.fertirrigazione.it
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Fonte: Agronotizie