La canapa può tornare ad essere una coltura ordinaria nel piano di rotazione delle aziende agricole toscane, in particolare di quelle di pianura e con terreni sciolti.
Coltivata e lavorata come pianta da fibra fino agli inizi del '900 la canapa ha vissuto poi un periodo di "disgrazia" soprattutto nel secondo dopo guerra, fino a scomparire praticamente del tutto dai campi toscani e di molte altre parti d'Italia.
Ora il nuovo impianto di trasformazione di Canapafiliera Srl nella zona industriale di Migliarino a Vecchiano (Pi), prova a rilanciare questa coltivazione e tutta la sua filiera su larga scala, in particolare nelle provincie di Pisa e di Lucca, puntando a realizzare 1.000 ettari di coltivazioni per una lavorazione a regime di 10mila tonnellate all'anno di sostanza secca.
Per saperne di più abbiamo intervistato Domenico e Giuseppe Vitiello titolari di Canapafiliera Srl, l'azienda trasformatrice della canapa da fibra, che per prima in Europa è in grado di macerare 2.000 tonnellate di fibra di canapa di qualità con un innovativo processo microbiologico in anaerobiosi e termofilia.
Come e quando nasce questo progetto?
"Il progetto nasce con la costituzione della Società Toscana Canapafiliera Srl alla fine del 2020 che ha sede legale ed operativa a Vecchiano (Pi) nella zona industriale di Migliarino Pisano".
Chi sono i partner di questo progetto?
"I partner del progetto sono i quattro soci di Canapafiliera Srl: noi, i due fratelli Vitiello, l'ingegnere Giuseppe (vicepresidente) e il dottore Domenico, agronomo tropicale (consigliere), quali gestori e detentori del brevetto dell'impianto e l'ingegnere Franco Bianco (presidente) e suo figlio, il dottore Matteo Bianco (consigliere) quali soci finanziatori ed ex proprietari e fondatori della società Equilibra®".
Che volete fare?
"Il nostro impianto rappresenta il primo esempio di lavorazione industriale ed ecosostenibile della canapa da fibra per la produzione di canapulo da destinare alla bioedilizia e fibra macerata di canapa di qualità per i mercati del cartario e del tessile. Finora mancava quest’ultimo anello della filiera per la lavorazione industriale e la macerazione della fibra di canapa, che ora, attraverso un processo microbiologico del tutto naturale e a bassissimo impatto ambientale, ci permette di produrre una fibra macerata adatta alla filatura e alla produzione di carta e tessuti di pregio, con un recupero energetico rappresentato dalla frazione di biogas prodotto e riutilizzato nel processo per portare a temperatura il liquido di macerazione e con una fibra prodotta di qualità ben diversa da quella prodotta nei paesi dell'Est asiatico trattata chimicamente con soda caustica che determina una degradazione sia della stessa fibra che dell'ambiente naturale.
Come Canapafiliera Srl abbiamo anche spinto il mondo agricolo per la costituzione del Consorzio per la Valorizzazione e la Tutela della Canapa Sativa della Tradizione Italiana, in sigla Con.Canapatu.Val.I. teso a divenire la prima Organizzazione di Produttori della Canapa Made in Italy legate ai marchi di qualità Ihf - Italian Hemp Fiber per quanto riguarda la fibra macerata di qualità e Ih - Italian Hemp per tutti gli altri prodotti food e no food della canapa italiana".
Cosa fa la vostra azienda nel dettaglio?
"La nostra azienda acquista dagli agricoltori la canapa coltivata per la trasformazione in canapulo e fibra di qualità (sostanza secca al 15% massimo di umidità) prodotta secondo il disciplinare di coltivazione collegato al marchio di qualità Made in Italy Ihf - Italia Hemp Fiber.
Una volta conferiti all'impianto sia le rotoballe che le balle quadrate di canapa sativa, queste subiscono un primo trattamento in una sezione di stigliatura per la separazione del canapulo dalla fibra: il primo viene sbriciolato e poi, dopo separazione nelle diverse pezzature, viene venduto per la bioedilizia per la produzione di mattoni in calce o cemento canapa, materassini isolanti e intonaci per cappotti esterni o utilizzato in agricoltura come pacciamante o lettiera per animali, mentre la seconda (fibra) prosegue nella sezione di macerazione laddove i microbi decompositori, in anaerobiosi e termofilia, sciolgono i legami pectinici che tengono legate insieme le fibre di canapa. In tal modo la fibra macerata sarà poi adatta alle successive lavorazioni di filatura e tessitura".
Uno schema riassuntivo dei possibili impieghi della canapa sullo sfondo dell’impianto industriale e dei loghi di Canapafiliera Srl e del Consorzio Con.Canapatu.Val.I.
Quando si coltiva la canapa e quali sono i terreni più adatti?
"I terreni più adatti per coltivare la canapa sono quelli sciolti, con un buon tenore di sostanza organica e che non soffrono del ristagno idrico e quindi non troppo argillosi. La canapa da fibra, a differenza di quella da seme, viene seminata in anticipo intorno alla fine di marzo ed entro la prima decade di aprile usufruendo delle piogge primaverili.
Il ciclo è abbreviato perché si raccoglie a fine luglio al momento della fioritura quando cioè la pianta interrompe la crescita vegetativa in altezza e quando quindi si ha il massimo contenuto in fibre primarie e secondarie. La densità di semina per produrre fibra di qualità e di 60 chili di seme per ettaro, potendo ottenere così una vegetazione fitta di 150 piante in media per metro quadrato e che pertanto crescono più allungate producendo una fibra sottile, di qualità e più adatta alla filatura".
Quali attrezzature servono a livello di parco macchine per iniziare la coltivazione?
"Crescendo fino a circa 3 metri è preferibile tagliare le piante a metà per agevolarne tutte le fasi successive di raccolta pertanto si usa normalmente una falciatrice bilama a doppia barra falciante laddove la prima taglia la pianta alla base e la seconda, più spostata in altezza, contemporaneamente, taglia la pianta nella zona mediana. Dopo la falciatura le piante vengono arieggiate con un ranghinatore, poi disposte sulle andane, lasciate essiccare per 4-5 giorni al suolo, dopodiché vengono raccolte con una rotoimballatrice o con un big baler in balle quadrate".
Quale è indicativamente il costo di produzione di un ettaro e quale la produzione lorda vendibile?
"Le lavorazioni della canapa consistono nella aratura per la preparazione del letto di semina seguita da una falsa semina tramite erpicatura (non si possono usare i diserbanti data la sensibilità della pianta a questi ultimi), concimazione fosfatica con 60 chilogrammi di P2O5 dato tutto in aratura e concimazione azotata con 80-120 chilogrammi di azoto per ettaro dato in 2 dosi uguali durante la lavorazione del terreno e successivamente prima della fase di levata, semina con una normale seminatrice da grano, falciatura, andanatura e infine raccolta. Il costo delle lavorazioni ovviamente varia a seconda se questi vengono effettuati dall'agricoltore direttamente o da un contoterzista e oscillano tra i 600 e gli 800 euro ad ettaro. Da parte del neo Consorzio Con.Canapatu.Val.I. viene garantito il ritiro della sostanza secca prodotta al 15% massimo di contenuto di umidità al prezzo variabile di 150-170-200 euro per tonnellata rispettivamente per 50 ettari, 200 ettari e oltre 200 ettari investiti".
Voi state cercando agricoltori e contoterzisti o anche campi in affitto per coltivare la canapa, a che condizioni?
"Stiamo cercando principalmente agricoltori e contoterzisti disposti a coltivare la canapa sui propri terreni in avvicendamento colturale con cereale e leguminosa: c'è da considerare che usando la canapa come coltura da rinnovo, si riesce a migliorare la resa del grano che la succede finanche al 50% in più. Siamo anche disposti ad affittare i terreni e gestirli tramite nostri contoterzisti associati. Il Consorzio Con.Canapatu.Val.I. chiederà già da quest'anno il riconoscimento come prima Organizzazione di Produttori della Canapa in Italia per la produzione sia di prodotti food di qualità (semi, olio, farina, eccetera) che di prodotti non food come il canapulo per la bioedilizia e la fibra macerata di qualità del marchio Ihf - Italian Hemp Fiber per il comparto cartario e quello del tessile".
Vi siete posti l'obiettivo di 1.000 ettari coltivati tra Lucca e Pisa, con la semina di quest'anno a che estensione arriverete?
"Come società Canapafiliera Srl ci siamo insediati a Vecchiano (Pi) avendo raccolto l'appello della Scuola Sant'Anna di Pisa, dell'Università di Pisa, del Parco Migliarino Sanrossore e Massaciuccoli e della Regione Toscana che avevano proposto di coltivare la canapa per salvare il lago di Massaciuccoli dall'inquinamento dovuto a residui di concimi, erbicidi e fitofarmaci, dato che la canapa non ha bisogno dell'utilizzo di erbicidi e fitofarmaci in quanto possiede una resistenza naturale ai parassiti che scaturisce dai numerosi terpeni e cannabinoidi che vengono prodotti dalla pianta stessa e tra l'altro viene concimata molto meno delle altre colture.
Anche per quest'anno sono solo un centinaio gli ettari coltivati perché persiste una sorta di diffidenza da parte degli agricoltori a coltivare la canapa dovuta principalmente alla poca conoscenza della specie che non è stata più coltivata da decenni, ma anche da scelte sbagliate del passato da parte di alcuni fantomatici imprenditori che ne avevano proposto la coltivazione senza avere alle spalle un impianto di trasformazione industriale come il nostro. Ora invece ci sono nuovi e concreti presupposti, con i 1.700 metri quadrati dell'impianto industriale di stigliatura e macerazione della fibra di canapa di Canapafiliera a Vecchiano (Pi), con la recente costituzione del Consorzio, la prossima nascita della prima Organizzazione dei Produttori della Canapa, che sarà in grado di sostenere tutti i canapicoltori associati, garantendo lo sviluppo della filiera tradizionale della canapa da fibra italiana di qualità, legata quest'ultima al protocollo del marchio Ihf - Italian Hemp Fiber".