L'innovazione inizia oggi, è già qui e si può toccare con mano. E la si è potuta vedere online in occasione della quarta edizione del Festival dell'Innovazione Agroalimentare, organizzato da Food Hub dal 10 al 13 novembre scorsi.

 

Novità di quest'anno, in tutte e quattro le giornate si sono intersecati quattro grandi temi: digitalizzazione e futuro delle filiere, sostenibilità dell'industria agroalimentare, innovazione tecnologica, nutrizione e salute. Una formula apprezzata dal pubblico come dimostrano i numeri. Con oltre 4mila iscritti e un'alta partecipazione lungo tutte le quattro giornate, già dalla prima giornata si è registrato un +37% di utenti connessi rispetto al 2024.  Sono stati inoltre 1.278 gli stakeholder connessi all'avvio, fino a 12 le sessioni quotidiane con una media di 300 partecipanti per ognuna.

 

L'obiettivo del Festival è mettere in contatto il mondo della ricerca e quello aziendale, e uno dei suoi punti di forza è proprio l'interattività, ovvero la possibilità di connettersi con i relatori direttamente sulla piattaforma.
Inoltre quest'anno i partecipanti che nell'arco di una giornata di Festival hanno seguito almeno tre sessioni hanno ricevuto in omaggio un report dedicato a uno dei temi della manifestazione.


E chi non ha avuto tempo di seguire il Festival durante la settimana? Niente paura, per gli iscritti le registrazioni degli interventi di questa edizione sono disponibili online fino al prossimo Festival.


Che dire, i ragazzi di Food Hub hanno pensato proprio a tutto, non ci resta che dare un'occhiata a qualche intervento che abbiamo seguito.


Alcune innovazioni presentate in pillole


I nanomateriali in campo

Da piccoli materiali arrivano grandi innovazioni. Ne sono una prova le nanoparticelle di fosfato di calcio che possono migliorare efficienza e sostenibilità in agricoltura come ha spiegato Michele Iafisco, dirigente di ricerca del Cnr Issmc, Istituto di Scienza, Tecnologia e Sostenibilità per lo Sviluppo dei Materiali Ceramici di Faenza nell'intervento "Dalla scienza dei nanomateriali al campo: nuove strategie per nutrire le piante" che ha riscontrato molto successo tra il pubblico.


Se gran parte di azoto, fosforo e potassio viene persa nel suolo o nelle acque, con impatti ambientali e costi elevati, le nanotecnologie possono venire in aiuto: permettono infatti di modulare il rilascio dei nutrienti. Le particelle di fosfato di calcio, grazie alle loro proprietà e alla versatilità, possono quindi essere utilizzate per fertilizzanti intelligenti in grado di modulare il rilascio del fosforo in base alle esigenze delle piante.

 

Il fosforo è una risorsa limitata e il suo recupero è una priorità per garantire la sicurezza alimentare a livello globale. Le nanoparticelle di fosforo di calcio possono essere anche recuperate da sottoprodotti dell'industria ittica (ossa di pesce) e riutilizzate per applicazioni in agricoltura, riducendo così dipendenze e impatti ambientali.

 

A sinistra Marta Davalli e Francesca Tondi di Food Hub, a destra Michele Iafisco, dirigente di ricerca del Cnr Issmc

A sinistra Marta Davalli e Francesca Tondi di Food Hub, a destra Michele Iafisco, dirigente di ricerca del Cnr Issmc

 

Sensori indossabili

Di nanomateriali e sensori si è parlato anche nell'intervento "Dispositivo analitico wearable basato su sensore elettrochimico per la rilevazione di antinutrienti" presentato da Vincenzo Mazzaracchio, ricercatore del gruppo di ricerca dell'Università di Roma Tor Vergata che sviluppa sensori elettrochimici stampati su plastica o carta, pensati per analisi portatili e a basso costo come alternativa ai metodi strumentali tradizionali, più costosi e complessi.


In particolare è stato presentato il progetto europeo Copilot che mira a sviluppare un sensore indossabile per misurare l'ossalato negli spinaci, un antinutriente rilevante perché riduce la disponibilità di minerali nell'uomo. Il sistema usa microaghi stampati in 3d per estrarre la linfa direttamente dalla foglia e un sensore serigrafato per analizzarla.

 

Le prove mostrano che il dispositivo può campionare fino a circa 60 microlitri di linfa e fornire una misura in circa 30 secondi. Il sistema è stato testato anche in campo, in aziende agricole in Grecia, con acquisizione dei dati tramite smartphone e invio automatico a un server centrale.

 

A sinistra Marta Davalli e Francesca Tondi di Food Hub, a destra Vincenzo Mazzaracchio, ricercatore del gruppo di ricerca dell'Università di Roma Tor Vergata

A sinistra Marta Davalli e Francesca Tondi di Food Hub, a destra Vincenzo Mazzaracchio, ricercatore del gruppo di ricerca dell'Università di Roma Tor Vergata

 

Composti bioattivi da luppolo in vitro

Le proprietà del luppolo sono state protagoniste dell'intervento "Composti bioattivi da piantine di luppolo in vitro: un'opportunità green" di Benedetta Chiancone, professoressa associata dell'Università di Parma, Valeria Guarrasi, ricercatrice all'Ibf-Cnr Palermo, e Annalisa Ricci, microbiologa dell'Università di Parma. Il progetto Bioshop esplora il potenziale del luppolo (Humulus lupulus L.) come fonte di composti bioattivi con proprietà antiossidanti, antimicrobiche, antivirali e antinfiammatorie.


Il progetto propone un'alternativa alla coltivazione tradizionale del luppolo attraverso la micropropagazione in vitro, che consente di produrre metaboliti secondari in condizioni controllate e ottimizzate. Parallelamente, vengono sviluppati metodi di estrazione green, capaci di eliminare l'uso di solventi dannosi per l'ambiente e di valorizzare la biodiversità della pianta. Gli obiettivi principali includono l'identificazione di varietà di luppolo ricche di composti bioattivi, la stimolazione della loro sintesi mediante elicitori e la valutazione dei metodi di estrazione e della bioattività.

 

Un approccio innovativo che unisce sostenibilità ambientale e innovazione tecnologica, aprendo nuove prospettive per i settori alimentare, cosmetico e farmaceutico.

 

In alto Francesco De Carolis e Fabio D'Elia di Food Hub, sotto Annalisa Ricci e Benedetta Chiancone, Università di Parma, e Valeria Guarrasi, ricercatrice all'Ibf-Cnr Palermo

In alto Francesco De Carolis e Fabio D'Elia di Food Hub, sotto Annalisa Ricci e Benedetta Chiancone, Università di Parma, e Valeria Guarrasi, ricercatrice all'Ibf-Cnr Palermo

 

Low&Free alcohol

Con la professoressa Barbara la Gatta, del Dipartimento Dafne dell'Univeristà di Foggia si è parlato di "Strategie innovative per la produzione di vini Low & Free Alcohol sicuri ed ecosostenibili". L'obiettivo del progetto Innowine è produrre vini a basso tenore alcolico senza ricorrere alle tecniche classiche di dealcolazione (sottovuoto, membrane), perché costose, poco sostenibili e penalizzanti per aroma e polifenoli.


Il gruppo ha scelto un approccio alternativo: ridurre la produzione di alcol intervenendo prima e durante la fermentazione. Il progetto dimostra che si possono ottenere vini low alcol (circa 5%) senza sottoprodotti ricchi in etanolo da avviare alla distillazione, con un processo più sostenibile e compatibile con le attrezzature già presenti in cantina (salvo alcuni investimenti per enzimi e aeratori). L'interesse di mercato è in crescita, spinto da motivi salutistici, religiosi, normativi e dal surplus produttivo stimolato anche dal cambiamento climatico. Le prospettive includono l'estensione ai vini rossi e l'obiettivo di arrivare ai prodotti free alcol.

 

 A sinistra Francesca Tondi e Francesco De Carolis di Food Hub, a destra Barbara la Gatta del Dipartimento Dafne dell'Univeristà di Foggia

 A sinistra Francesca Tondi e Francesco De Carolis di Food Hub, a destra Barbara la Gatta del Dipartimento Dafne dell'Univeristà di Foggia

 

Soluzioni innovative per l'agricoltura

La sostenibilità è stato un fil rouge della quarta edizione del Festival e si ritrova anche nelle soluzioni innovative per l'agricoltura presentate da Anna Ciancolini, responsabile della Ricerca Agronomica di Novamont, sviluppate grazie alle bioraffinerie di bioprodotti e alle attività di ricerca e sviluppo. In particolare si è parlato dei film in Mater-Bi per la pacciamatura, che affrontano in modo sostenibile il tema del fine vita dei materiali, dei biolubrificanti biodegradabili, capaci di ridurre i rischi di contaminazione ambientale derivanti dalla dispersione nei campi, e dei bioerbicidi a base di acido pelargonico di origine vegetale.

 

L'acido pelargonico è un acido grasso naturale (n-nonanoico) presente in natura in diverse specie vegetali. Sfruttando l'acido pelargonico dei processi, Novamont ha generato una famiglia di bioerbicidi, sia per il settore agricolo, Ager-Bi Universal e Ager-bi Control Tobacco, che per uso extra agricolo, Sunpower.

 

Ager-Bi Universal è un innovativo prodotto fitosanitario professionale a base di acido pelargonico, ottenuto da oli vegetali, che garantisce il controllo delle infestanti e dei polloni in diverse colture e ha dimostrato efficacia nel disseccamento pre raccolta di patata, erba medica da seme e arachide. È rapidamente biodegradabile, restituisce risultati visibili dopo poche ore dal trattamento, odore gradevole e poco persistente e non è sistemico, non intacca le radici delle infestanti.
Ager-Bi Control Tobacco è un fitoregolatore professionale ad azione di contatto, a base di acido pelargonico ottenuto da oli vegetali e con efficacia comprovata nel controllo selettivo dei germogli ascellari primari e secondari del tabacco.
Per uso non agricolo c'è Sunpower: l'erbicida a base di acido pelargonico per uso professionale ad azione disseccante, prodotto e commercializzato da Versalis. Si tratta di un fitosanitario di origine naturale, non sistemico, autorizzato per il controllo delle infestanti annuali e perenni in ambienti urbani e industriali.

 

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In alto Francesco De Carolis e Carlotta Calvache di Food Hub, sotto Anna Ciancolini, responsabile della Ricerca Agronomica di Novamont

 

Tutta la filiera in un Festival

AgroNotizie® è mediapartner del Festival che ha coinvolto attori eterogenei lungo tutta la filiera agroalimentare. I contributi di aziende, enti, università e centri di ricerca hanno animato le sessioni del palinsesto. Tra questi: Agreenment, Agreen Biosolutions, Altesia, Barilla, Banco Alimentare, Cluster Agrifood Nazionale, Comsola, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Corimpex Service, Crocco, Deimos Italy, Enea, Federalimentare, Granarolo, Gruppo Eurovo, Gruppo Morato, Gruppo Montenegro, Kamut Enterprises of Europe, Lcs Group, Loacker, Mv Consulting, Novamont (Versalis), Packtin, Tiber Pack, Wiseside, Zespri International e svariati progetti internazionali guidati da varie Università.

 

Il percorso del Festival continua con il Meet Up, evento esclusivo, su invito, dedicato agli stakeholder del settore che si svolgerà in presenza a Bologna il 16 dicembre 2025.

Ma l'innovazione non si ferma qui... la quinta edizione del Festival dell'Innovazione Agroalimentare è già in preparazione.

 

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