Se l'Epa, ossia l'Environmental protection agency, non ritiene necessario apporre in etichetta che un dato prodotto potrebbe causare il cancro, nessuno deve poter poi chiamare in causa l'azienda che lo produce attribuendo a questa la responsabilità di scrivere in etichetta che il suo prodotto può provocare il cancro. Questo, in sostanza, il principio raccomandato alla Corte Suprema da Pamela Jo Bondi, detta Pam, procuratore generale degli Stati Uniti chiamata a riesaminare il caso glifosate a seguito delle sentenze contrastanti emesse dalle Corti d'appello.
Una raccomandazione, quella del procuratore generale, che più che altro brilla per la sua banalità e che stupisce per il fatto di non essere stata adottata sin dal principio. Al di là delle consistenti e argomentate critiche alla monografia Iarc che bolla glifosate come "probabile cancerogeno", anche se quella monografia fosse scientificamente inappuntabile resta un fatto a sua volta incontestabile: sono le autorità di regolamentazione che decidono cosa debba essere scritto su un'etichetta o meno. Ciò poiché, a differenza di Iarc, queste autorità operano sulla base del rischio, non del concetto di pericolo. E se il rischio non viene considerato concreto, la frase sull'etichetta non viene richiesta al momento dell'autorizzazione o del rinnovo di quel prodotto. Sic et simpliciter: così e semplicemente, dicevano i Latini.
Il Writ of certiorari: cos'è, come funziona e cosa implica
Ovvia la soddisfazione in Bayer, dichiaratasi lieta della richiesta di un "Writ of certiorari" sul caso che la riguarda. Sempre rifacendosi al latino, Writ of certiorari significa infatti "essere resi più certi". Trattasi di atto formale con cui un tribunale di grado superiore ordina a un tribunale inferiore di inviare il fascicolo di un caso per essere riesaminato. Nei sistemi basati sul common law, come quello statunitense, tale procedimento è di tipo discrezionale e viene utilizzato da corti come la Corte Suprema per selezionare i casi che appaiano meritevoli di una eventuale revisione delle sentenze. In sostanza, si ricorre al Writ of certiorari quando si voglia verificare la validità giuridica degli atti di un tribunale di livello inferiore.
Circa i criteri di concessione di un Writ of certiorari, va detto che la Corte Suprema statunitense lo concede solo per i casi di rilevanza nazionale o che abbiano valore di precedente, oppure se risolve conflitti tra diverse sentenze dei tribunali di grado inferiore. Per essere approvato, almeno quattro giudici della Corte Suprema devono essere favorevoli a esaminare il caso. Si ricorda che la Corte Suprema americana conta un Presidente e otto giudici associati. Dei nove giudici, sei sono stati nominati da Presidenti repubblicani e quindi si suppone siano politicamente allineati con Pam Bondi, esponente di spicco dell'amministrazione Trump.
Se un Writ of certiorari viene concesso, il tribunale inferiore deve inviare la documentazione e se il riesame conferma un errore, la decisione del tribunale inferiore può essere annullata e il processo rinviato. In ogni caso, anche se il Writ of certiorari viene negato, ciò non implica che la Corte superiore concordi con la decisione di grado inferiore, bensì che non trova motivi per intervenire.
Cosa succederà (oppure no)
Se la raccomandazione verrà accolta - e ci sono tutti i presupposti politici per supporre tale evoluzione - la Corte Suprema richiamerà a sé le varie sentenze emesse su glifosate. Un lavoro non da poco, visto che nel tempo se n'è accumulata una discreta mole.
Se poi la Corte Suprema ravviserà motivi sufficienti ad annullare le sentenze, il caso glifosate potrebbe virare al bello per produttori e utilizzatori. Un po' meno per i querelanti e per gli studi legali che da anni alimentano il colossale business delle "predatory litigation", ossia delle cause intentate per spillare risarcimenti milionari, siano essi moralmente esigibili o meno. Se la raccomandazione non dovesse essere accolta, invece, nulla cambierà in America sulle cause che vedono protagonista l'erbicida.
Una domanda sorge quindi spontanea: quale posizione assumerà Robert Francis Kennedy Jr., avvocato e attivista statunitense, Segretario della salute e dei servizi umani degli Stati Uniti d'America? Le sue dichiarazioni circa ambiente, agrofarmaci e ogm sono note, come pure è noto che il figlio sia socio di uno studio legale specialista proprio nelle cause alle multinazionali.
Resterà quindi alla finestra, lasciando che la Corte Suprema crei un precedente che taglia le gambe alle "predatory litigation", o farà di tutto per bloccare una simile eventualità? Al momento non vi sono indicazioni né in un senso, né nell'altro. Quindi, come si suol dire in questi casi: si attendono sviluppi.































