La notizia che molti agricoltori aspettavano è finalmente giunta: dall'Unione Europea è arrivato il via libera alla modifica della Pac 2023-2024. Una modifica sostanziale, non di facciata, che semplifica e ammorbidisce molti aspetti dell'attuale Politica Agricola Comune.

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Il 15 marzo 2024 la Commissione Europea aveva proposto una modifica per andare incontro alle richieste degli agricoltori, che in inverno hanno manifestato in giro per l'Europa. Tra aprile e maggio la proposta è stata accolta anche da Parlamento e Consiglio Ue, aprendo dunque la strada al recepimento da parte degli Stati membri. E infatti il Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (Masaf) sta lavorando ad un testo per rendere operative le modifiche decise a livello Ue.

 

Sono quattro i cambiamenti più rilevanti, che nell'articolo analizzeremo nel dettaglio:

  • Bcaa 7: viene introdotta la semplice diversificazione delle colture come strumento per assolvere all'obbligo di rotazione colturale.
  • Bcaa 8: viene eliminato il vincolo di lasciare improduttivo il 4% dei terreni seminativi.
  • Bcaa 6: viene data libertà agli Stati membri di decidere come considerare assolto l'obbligo di copertura dei suoli durante l'inverno.
  • Controlli: si è deciso che le aziende agricole sotto i 10 ettari, benché siano soggette agli obblighi della condizionalità rafforzata, non subiranno alcun controllo.

 

"Quella da poco adottata è una riforma rilevante che deve essere letta come una risposta dell'Europa alle proteste degli agricoltori. Ad incidere positivamente sono state anche le imminenti elezioni europee, nonché la consapevolezza che, a fronte di risorse uguali o inferiori, agli agricoltori erano stati richiesti degli sforzi troppo elevati", spiega Angelo Frascarelli, docente presso l'Università degli Studi di Perugia e profondo conoscitore della Pac.

 

Vediamo ora quali sono le principali novità introdotte con la riforma della Pac (Regolamento Ue 2024/1468).

 

 

Bcaa 7: rotazione delle colture

La Bcaa 7 è stata forse la norma più controversa di questa nuova Pac, in quanto obbliga l'agricoltore a ruotare, anno dopo anno, le colture seminate, impedendo (quasi) la monosuccessione, ad esempio di grano su grano o mais su mais.

 

La Bcaa 7 prevede infatti il cambio di genere botanico, almeno una volta all'anno, all'interno della stessa parcella, con l'obiettivo di stimolare la vitalità dei suoli e la biodiversità, abbassare la pressione di patogeni e insetti dannosi, nonché ristabilire la fertilità del terreno.

 

Di fatto, però, questa norma impediva a molte aziende agricole specializzate di praticare la monosuccessione. Proprio per andare in soccorso di questo importante settore produttivo, lo scorso gennaio il Masaf chiarì che per assolvere alla Bcaa 7 potevano anche essere utilizzate delle colture intercalari invernali (semplicisticamente definite cover crop), purché rimanessero in campo almeno novanta giorni.

 

Bcaa 7: alcuni esempi di rotazioni colturali su seminativi

Bcaa 7: alcuni esempi di rotazioni colturali su seminativi

(Fonte foto: Università degli Studi di Perugia)

 

Con la riforma della Pac da poco approvata si va oltre, affermando che per assolvere alla Bcaa 7 basta anche adottare una corretta diversificazione colturale.

 

Nello specifico vengono distinti due casi:

  • Aziende tra i 10 e i 30 ettari. In questo caso l'azienda agricola deve avere in essere almeno due colture, la principale delle quali non deve superare il 75% della superficie destinata a seminativi. Un esempio potrebbe essere un'azienda nella Pianura padana che ha 21 ettari di mais e 7 di soia.
  • Aziende superiori a 30 ettari. Le aziende più grandi di 30 ettari devono avere una diversificazione colturale su almeno tre specie. Quella principale non deve occupare più del 75% della superficie e le due principali assieme, invece, non devono cubare più del 95% della superficie. Un esempio: un'azienda cerealicola del foggiano che ha 75 ettari di grano duro, 20 ettari di loietto e 5 ettari di fava.

 

Bcaa 8: stop al 4% dei terreni improduttivo

L'altro grande provvedimento che ha fatto scendere in piazza i trattori è stato l'obbligo di lasciare il 4% dei terreni seminativi improduttivo. Si tratta di un provvedimento pensato per favorire la biodiversità, offrendo ad insetti e animali selvatici delle piccole oasi in cui rifugiarsi in contesti agricoli particolarmente intensivi, come la Pianura padana.

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Nello specifico, la Bcaa 8 prevedeva:

 

Ebbene, con l'ultima modifica alla Pac viene eliminato del tutto questo obbligo. Gli agricoltori potranno dunque seminare il 100% dei terreni a disposizione con la coltura che preferiscono, senza alcuna restrizione a livello di difesa. Resta l'obbligo di mantenimento e di protezione degli elementi caratteristici del paesaggio. Non è dunque possibile, ad esempio, prosciugare un laghetto per metterlo a produzione.

 

Si estende l'Ecoschema 5

L'Unione Europea ha tuttavia chiesto agli Stati membri di permettere agli agricoltori che lo volessero di essere retribuiti per lasciare il 4% delle superfici a riposo. Per questo il Masaf sta valutando di estendere l'Ecoschema 5, dividendolo in due impegni.

 

Il primo impegno prevede la remunerazione di quegli agricoltori che decideranno di destinare comunque il 4% dei terreni ad elementi non produttivi (la vecchia Bcaa 8). La dotazione finanziaria per questo impegno dovrebbe essere di 10 milioni di euro, che andranno a decurtare il budget complessivo allocato per l'Ecoschema 5.

 

Il secondo livello ricalca invece l'attuale Ecoschema 5 e cioè la destinazione di una superficie variabile, differente che si attui su frutteti o su seminativi, di terreno seminato con essenze mellifere. L'obiettivo in questo caso è di facilitare la vita agli insetti pronubi, come api e bombi, in modo che abbiano durante tutta la primavera-estate una fonte di cibo.

 

I cinque Ecoschemi del Piano Strategico Pac

I cinque Ecoschemi del Piano Strategico Pac

(Fonte foto: Università degli Studi di Perugia)

 

Bcaa 6: obbligo di copertura dei suoli durante l'inverno

La Bcaa 6 prevede una copertura minima del suolo durante la stagione invernale per evitare di lasciare nudo il terreno, in balìa quindi dell'erosione. Questo può essere fatto in vari modi: seminando delle cover crop, lasciando al suolo i residui colturali dopo la raccolta (stoppie, paglie, eccetera), oppure lasciando che il terreno si inerbisca in maniera spontanea. La copertura vegetale deve sussistere per almeno sessanta giorni consecutivi tra il 15 settembre e il 15 maggio.

 

Con la riforma della Pac si lascia agli Stati membri la libertà di decidere che cosa si intende per copertura minima dei suoli. In Italia si sta andando verso un approccio molto light a questo obbligo. In sostanza - ci spiega Frascarelli - l'importante è che l'agricoltore non affini il terreno prima dell'inverno, facilitandone l'erosione. Mentre anche una aratura grossolana, che lascia zolle di terreno intatte, su cui poi cresceranno le erbacce, viene considerata come copertura minima. La presenza di zolle, residui di vegetazione e malerbe, infatti, impedisce all'acqua di erodere il suolo.

 

Niente controlli per chi ha meno di 10 ettari

Un altro provvedimento davvero interessante è quello che riguarda le piccole aziende agricole. Per chi ha meno di 10 ettari di superficie coltivabile, infatti, non sono previsti controlli per quanto riguarda la condizionalità rafforzata e, quindi, non possono essere comminate sanzioni.

 

"Questo non significa che i piccoli agricoltori possono fare quello che vogliono. Gli obblighi restano in vigore, ma non ci saranno controlli. Si vuole in questo modo cercare di sgravare le piccole aziende e gli organismi di controllo dell'onere di controllare superfici piccole, che anche se gestite in maniera non perfettamente aderente alle Bcaa non possono arrecare un serio danno ambientale", specifica Angelo Frascarelli.

 

"Questa esenzione si riferisce solo alle Bcaa, mentre le Cgo, che pure fanno parte della condizionalità rafforzata, saranno oggetto di controlli, anche se la loro violazione non prevede una decurtazione del premio Pac, ma altri tipi di sanzioni".

 

Bcaa 9: divieto di aratura dei prati permanenti

La riforma della Pac varata quest'anno è stata anche l'occasione per introdurre una modifica alla Bcaa 9, che prevede il divieto di aratura dei prati permanenti, considerati un ambiente di sequestro del carbonio atmosferico e un presidio di fertilità e biodiversità. Ebbene, con la "vecchia" Pac l'agricoltore non poteva intervenire con lavorazioni del terreno nei prati stabili nei siti Natura 2000. Oggi invece sono previste delle deroghe, nel caso in cui l'agricoltore si trovi costretto ad intervenire a causa dei danni provocati da animali o da specie invasive.

 

Resta invece in vigore il divieto di convertire i prati permanenti nelle Zone Speciali di Conservazione e nelle Zone di Protezione Speciali, destinandoli, ad esempio, a colture seminative o a coltivazioni di altro genere.

 

Retroattività della riforma Pac e proroga della domanda unica

Altri due aspetti da non sottovalutare sono la retroattività della riforma dell'attuale Pac e la proroga, fino al 15 luglio, della presentazione della domanda unica. La riforma di cui abbiamo parlato sarà infatti in vigore dal primo gennaio di quest'anno e dunque permetterà agli agricoltori di goderne appieno e fino alla fine dell'attuale programmazione, quindi il 2027. Non si tratta infatti di norme transitorie, ma di modifiche strutturali dell'attuale impianto della Pac.

 

E proprio per dare tempo a tutti gli agricoltori di godere appieno di queste modifiche, è stato deciso di posticipare il termine della presentazione della domanda unica, facendolo slittare al 15 luglio. Se poi si dovessero effettuare delle modifiche alla domanda unica, si ha tempo fino al 9 agosto. Mentre chi non presenterà tale documento entro il 15 luglio si vedrà applicata una decurtazione del premio Pac pari all'1% per ogni giorno di ritardo.