Buone notizie per i risicoltori italiani. Appena le condizioni ambientali lo permetteranno, presso un'azienda agricola in provincia di Pavia sarà seminata una nuova varietà di riso resistente a Pyricularia oryzae, il fungo che causa il cosiddetto brusone. Si tratta di una pietra miliare per tutto il settore agricolo, in quanto tali sementi innovative sono state ottenute grazie al miglioramento genetico reso possibile dalle Tea, le Tecnologie di Evoluzione Assistita.
La nuova varietà è stata sviluppata dal team della professoressa Vittoria Brambilla, presso i laboratori di ricerca dell'Università degli Studi Di Milano. E proprio per capire i dettagli e la portata di questa sperimentazione in campo abbiamo intervistato la professoressa.
Perché è importante questa sperimentazione?
"Perché per la prima volta un organismo ottenuto grazie all'impiego delle Tecnologie di Evoluzione Assistita può essere seminato in campo aperto per testarne l'adattabilità e il reale livello di resistenza ad una malattia".
Come è stato ottenuto questo riso resistente a Pyricularia oryzae?
"Siamo partiti da una varietà oggi in commercio e molto diffusa, il Telemaco. Grazie al genome editing siamo stati in grado di eliminare la funzione di tre geni, in particolare il Pi21, l'HMA1 e l'HMA2, che sono coinvolti nel processo di infezione dei tessuti vegetali da parte del fungo".
In linea di principio abbiamo dunque piante che non si ammalano?
"Una resistenza totale e perpetua non è mai possibile. Ma auspichiamo che questa nuova varietà sia tollerante e che quindi i danni provocati dal fungo in campo siano estremamente limitati, se non nulli in caso di stagioni particolarmente favorevoli".
Aver eliminato questi geni quali conseguenze comporta per la pianta di riso?
"Dopo aver tagliato in modo specifico tramite Crispr-Cas9 parte dei geni target, abbiamo selezionato quelle piante in cui il Dna era stato riparato facendo perdere la funzione ai tre geni, senza che però fossero inficiate altre caratteristiche".
Ci può spiegare perché le piante ottenute tramite Tea non hanno nulla a che fare con quelle transgeniche?
"Negli organismi geneticamente modificati transgenici vi è il passaggio di materiale genetico tra due specie non sessualmente compatibili. Si ottiene dunque un organismo che in natura non potrebbe esistere. Nel caso delle Tea, invece, si vanno a sfruttare meccanismi già presenti in natura ottenendo delle piante che potrebbero benissimo svilupparsi in maniera autonoma. Attraverso il genome editing o la cisgenesi noi andiamo a migliorare le piante in maniera veloce, precisa e sicura, imitando processi naturali".
È corretto parlare di una nuova varietà o semplicemente avete migliorato quella già esistente?
"L'unica differenza tra un seme di Telemaco oggi coltivato in campo e quelli che noi andremo a seminare nei prossimi giorni è l'assenza dei tre geni che rendono le piante suscettibili al brusone. Per il resto si tratta di piante identiche. Questo è un grande vantaggio, non ottenibile con gli incroci tradizionali, che potrebbe avere un impatto enorme soprattutto in quei settori in cui c'è una perpetuazione costante delle medesime varietà, come in viticoltura".
Perché, a differenza del passato, oggi è permessa la sperimentazione in campo delle piante ottenute tramite Tea?
"Ad oggi, il quadro normativo che regola le piante ottenute tramite Tea è ancora quello che riguarda gli Ogm. Stiamo infatti aspettando che a livello di Unione Europea venga approvata una nuova direttiva per regolamentare queste nuove tecnologie, che non hanno a che fare con i vecchi Ogm. Nell'attesa che a Bruxelles si approvi la nuova normativa, il Parlamento italiano ha voluto dare la possibilità a noi ricercatori di testare queste varietà in campo, in modo da non perdere ulteriore tempo rispetto ad altri Paesi, come gli Stati Uniti o la Gran Bretagna, dove una normativa ad hoc è stata già approvata".
Quelle ottenute tramite Tea sono piante sicure?
"Assolutamente sì, in quanto sono piante che, come ho detto, potrebbero svilupparsi in natura autonomamente. Nella nuova legislazione europea, la varietà che testeremo ricadrebbe nella categoria Ngt-1, che non prevede alcuna valutazione di sicurezza particolare".
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Quali passi sono stati compiuti per procedere alla sperimentazione?
"Prima di tutto abbiamo fatto richiesta di sperimentazione al Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica, che l'ha condivisa con i tecnici dell'Ispra ed è stata valutata attentamente. Solo successivamente abbiamo avuto il via libera alla semina, che avverrà presso un'azienda agricola in Lomellina. Si tratta di un agricoltore che ha messo a disposizione gratuitamente i propri campi perché da sempre crede nella scienza".
Se la sperimentazione dovesse avere successo quali saranno gli impatti positivi per gli agricoltori?
"Nello specifico della sperimentazione, sarebbe possibile avere delle coltivazioni di riso con piante che non hanno bisogno di una difesa fungicida così importante come invece avviene oggi. Questo avrebbe un impatto positivo dal punto di vista della sostenibilità ambientale, ma anche economica. Se guardiamo invece più in generale all'impiego delle Tea in agricoltura, sono potenzialmente utili ad avere piante più resistenti alle malattie, ai cambiamenti climatici, che sfruttano al meglio i nutrienti e sono in grado di produrre cibo di migliore qualità. Insomma, un miglioramento a 360 gradi".