Come giornalista scrivo spesso articoli riguardo a Olea europaea, nome scientifico della pianta dell'olivo. O forse sarebbe meglio dire ulivo? Già, perché ogni volta che devo affrontare questo argomento mi chiedo quale sia la parola corretta da utilizzare.
È un argomento che probabilmente interesserà pochi, ma dovendone scrivere spesso mi sembrava corretto utilizzare la dizione corretta. Se guardiamo alle ricerche degli italiani online negli ultimi cinque anni, le due parole si contendono il primato su Google, con il termine ulivo leggermente in vantaggio. Ma attenzione a non andare più indietro nel tempo, perché a quel punto ulivo vince a mani basse, ma a causa della presenza di un partito politico, scioltosi nel 2004, battezzato proprio L'Ulivo.
A guardare però la suddivisione territoriale, sembra che l'Italia sia spaccata in due. Il termine olivo è infatti cercato soprattutto in Umbria, Toscana, Marche, ma anche in Friuli e in Trentino. Potremmo dunque dire nel Centro Italia e nel Nord Est. Mentre se si guarda al termine ulivo, al primo posto ci sono le regioni del Nord Ovest (Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia) a cui si aggiunge l'Emilia Romagna e poi Calabria, Puglia e Sicilia, dove si concentra la coltivazione di questa pianta.
Posto che il termine ulivo, come detto, è cercato con frequenza identica ad olivo, rimane il dubbio se sia la parola più corretta da utilizzare e quali siano le origini, se ci sono, di questa differenza territoriale. Per questo motivo abbiamo interpellato l'Accademia della Crusca, che già aveva analizzato l'argomento su richiesta di un giornalista del TG1, il quale, come il sottoscritto, non sapeva quale lemma (termine corretto per parola) utilizzare. Ma già nel 1990 il cavaliere del lavoro Carlo Carli, della Fratelli Carli Spa di Oneglia (Imperia), aveva interpellato l'Accademia della Crusca: "Dovendo intitolare un museo e centro di ricerca dedicato all'ulivo, è meglio chiamarlo 'Museo dell'ulivo' o 'Museo dell'olivo'?".
L'Accademia della Crusca prova a fare chiarezza
Gli esperti dell'Accademia della Crusca ci rassicurano, affermando che "non c'è una forma giusta e una sbagliata, ma contesti e tradizioni diverse". Già, perché secondo l'Accademia della Crusca, che di parole se ne intende, entrambe le forme, olivo e ulivo, sono corrette. E coesistono fin dalle origini dell'italiano, questo rende la questione meno da vocabolario e più da gusti personali e sfumature regionali.
Consultando il Tesoro della Lingua Italiana delle Origini scopriamo che olivo e ulivo sono attestati già nel Duecento in testi fiorentini. Il primo compare nel 1257, il secondo nel 1292. Ma attenzione: ulivo ha più attestazioni, segno che all'epoca era forse un po' più in voga. Anche le versioni femminili, oliva e uliva, facevano parte del vocabolario, e non mancava neppure l'ibrido poetico auliva. Insomma, era già un bel pasticcio medievale.
Perfino i classici della letteratura italiana si sono divisi sull'albero nodoso: Dante Alighieri, Giovanni Villani, Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio hanno usato sia ulivo che olivo. Nel Cinquecento, in piena guerra della lingua, vince olivo, mentre nell'Ottocento risale ulivo grazie al ritorno di fiamma per il toscano. E nel Novecento? Beh, Federigo Tozzi è per olivo, Giovanni Pascoli ama entrambi. Equilibrio instabile, insomma.
E nei dizionari? Una partita (quasi) alla pari
L'Accademia della Crusca ci spiega che nei vocabolari moderni le due forme sono trattate in modo equivalente. Solo il Grande Dizionario Italiano dell'Uso fa una distinzione curiosa: olivo è "di alto uso", quindi più frequente e neutro, mentre ulivo è "di uso comune". Tradotto: olivo lo trovi sulle etichette dell'olio, ulivo lo senti dire alla zia che raccoglie le olive in campagna.
Nei testi scientifici e nei siti istituzionali prevale olivo (il Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste lo usa praticamente sempre), ma nei ristoranti, negli agriturismi e nei nomi poetici (tipo L'ombra dell'ulivo) spopola l'alternativa con la u. Direi una questione di atmosfera.
La religione ci mette del suo: nella Bibbia troviamo il "Monte degli Ulivi", l'"Orto degli Ulivi", la "Domenica degli Ulivi". Ma… il famoso "ramoscello d'olivo" di Noè (Genesi) è scritto con la o. In pratica, la u domina i toponimi e i riti, ma quando si tratta del frutto o dell'olio, torna in scena la o. Anche perché l'etichetta dice "olio extravergine di oliva". E lì non si discute, è legge.
Ma quindi? Cosa dice davvero l'Accademia della Crusca
L'Accademia della Crusca, alla fine, ci offre un'uscita elegante: ulivo è più tradizionale, toscano, con un tocco aulico e un po' nostalgico. Olivo, invece, è il termine più standard, usato in ambito scientifico, tecnico e in agricoltura. Lo preferiscono le istituzioni, i dizionari, i manuali e i documenti ufficiali.
Ma nessuno ci impedirà di dire ulivo, se ci piace di più. Come scrivono dall'Accademia della Crusca, "non c'è una forma giusta e una sbagliata". Anzi, la scelta può dire molto di noi stessi: se diciamo olivo, siamo forse più pratici, tecnici, magari pure un po' botanici. Se diciamo ulivo, siamo poetici, affezionati alla tradizione o magari solo cresciuti con i racconti della zia sulle olive raccolte a mano.