In Spagna la siccità potrebbe avere un impatto dirompente sulle produzioni zootecniche di quest'anno. La scarsità di precipitazioni preoccupa anche la Francia e la Germania. Proprio nei giorni scorsi il Consiglio dei Ministri del Governo Federale tedesco ha approvato il Piano Strategico Nazionale per l'Acqua, nel quale si pianificano 78 interventi in dieci temi strategici fino al 2050, con un traguardo intermedio nel 2030. Tra gli obiettivi del Piano, si legge, "hanno priorità la protezione degli animali e delle piante, l'approvvigionamento idrico sicuro, e l'acqua come fattore economico".

 

Ancora: nella regione intorno a Mumbai gli agricoltori hanno acquistato delle autobotti e trovano più conveniente prelevare l'acqua dai pozzi e andarla a vendere che non utilizzarla per coltivare.

 

Nell'anno di (dis)grazia 2023 la siccità - l'ottava annata siccitosa nei recenti venti anni e la terza consecutiva, ricorda il presidente dell'Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (Anbi), Francesco Vincenzi - rischia di mandare in tilt l'agricoltura, tagliando le produzioni, costringendo gli agricoltori ad adottare nuovi modelli agricoli o diverse colture rispetto a quelle tradizionali, facendo schizzare in alto i prezzi.

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L'Argentina è alle prese con uno scenario preoccupante sul piano meteo climatico. I raccolti scarsissimi di cereali sono un duro colpo per un Paese che è il primo esportatore di soia lavorata e il terzo esportatore di mais del mondo. Il tasso di inflazione sull'anno è arrivato al 103% e si parla della più grave crisi innescata dalla siccità degli ultimi sessanta anni. Quali potrebbero essere gli effetti sul trade mondiale di mais, soia e farina di soia, tenuto conto che il Paese sudamericano produce l'8,8% della soia mondiale e il 10,9% della farina di soia nel mondo? Quale potrebbe essere l'impatto sui prezzi? Una probabile maggiore produzione di soia in Brasile e Stati Uniti potrebbe calmierare le fiammate sulle borse merci internazionali?

 

Alla vigilia della Giornata Mondiale dell'Acqua (22 marzo), qualche riflessione è d'obbligo su quello che Antonio Massarutto, professore associato di Economia Applicata all'Università di Udine, nel volume edito per Il Mulino qualche anno fa dedicato all'acqua definisce "un dono della natura da gestire con intelligenza".

 

Senz'acqua, non solo non ci sarebbe agricoltura, ma non ci sarebbe nemmeno vita.

 

 

Come si è evoluto il prelievo di acqua dolce dal 2010 al 2019? L'infografica mostra la crescita in tutti i settori d'utilizzo

(Infografica realizzata per il progetto ParteciPAC22)

 

Da anni ormai si affrontano i cambiamenti climatici con toni tanto allarmistici quanto con lentezza di azione. Dopo una stagione come quella dello scorso anno, dove solo in Italia i danni provocarti hanno raggiunto la cifra monstre di 13 miliardi di euro, dei quali 6 solamente connessi all'agricoltura, avremmo dovuto mettere in cantiere decine di opere idrauliche per consolidare la presenza dell'acqua, per migliorare una capacità di stoccaggio che è drammaticamente ferma all'11%, per adattare i sistemi irrigui a modelli più performanti, a sistemi di raccolta ed elaborazione dati, a strumentazioni in grado di impiegare l'acqua anche nei campi in maniera più razionale.

 

Invece, poco è stato fatto, se ancora oggi lamentiamo la risalita del cuneo salino dalla foce del Po, senza apprezzabili miglioramenti.

 

Certo, qualcosa è stato fatto. Ma non può essere sufficiente. Né può bastare l'invito ad anticipare la semina o ad utilizzare sementi a maturazione precoce per accorciare il ciclo vegetativo oppure, se parliamo di riso, approcciare metodi di coltivazione non in sommersione. Soluzioni utili, d'accordo, ma ben lontane rispetto alla ricerca genetica che pure i nostri centri stanno facendo, ma che non possono trovare sbocco per la sperimentazione in campo, visto che l'Europa non lo permette. Che cosa aspettiamo a individuare aree protette e partire con le attività sperimentali?

 

Ecco perché non possiamo continuare a lamentarci e macinare record negativi come a dover lastricare la via verso l'abisso dell'agricoltura. I dati del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) rilevano come a gennaio e febbraio si sia registrata una temperatura di 1,44 gradi più alta rispetto alla media storica dei primi due mesi. Solo nel Nord Italia, area ad alto tasso di criticità, operano 300mila imprese agricole. Come potremmo stare tranquilli senza l'acqua disponibile sulle Alpi, tenuto conto che lo scorso anno lo stock idrico nivale ha toccato i minimi da venti anni? Compromettere l'attività agrozootecnica in alta quota significa aumentare i rischi idrogeologici.

 

Bisogna dunque agire. Il fabbisogno stimato dal Governo per l'emergenza siccità ammonta a 7,8 miliardi. Una somma che, come sottolineato dal ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida, è già disponibile, tra Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) e altri fondi Ue e nazionali, ma è bloccata dalla burocrazia.

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Ancora una volta non ci resta che lanciare un appello: fate presto. Ciascuno dovrà fare la propria parte, perché una rete efficiente non potrà bastare senza nuove tecniche agronomiche, senza sementi resistenti alla siccità e al calore, senza metodi irrigui in grado di risparmiare. E, come sempre, non ci si salva da soli.

 

La misura della pressione esercitata dall'uomo sulle risorse idriche d'acqua dolce, sono considerati tutti i settori d'utilizzo

(Infografica realizzata per il progetto ParteciPAC22)