In molti si esercitano ultimamente sul tema della sicurezza alimentare, nel senso della food security più che della food safety, declinata per lo più nel sermone dell'autonomia nella produzione di cereali, di grano tenero in particolare. In tanti trascurano che investire in seminativi in una situazione di grande instabilità è molto rischioso per l'imprenditore agricolo e ne sono testimonianza i recenti cali di prezzo su tutti i mercati - nazionali ed esteri - proprio del grano tenero, nonostante vi sia incertezza sull'esito dei raccolti e le previsioni siano a livello mondiale negative.
In questo momento si consuma uno scontro tra le previsioni ufficiali che godono di massimo riconoscimento - Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura e il Dipartimento Federale per l'Agricoltura degli Usa - e il sentiment dei mercati: le prime prevedono domanda e prezzi costanti, il secondo crede ad una caduta a breve della domanda, che andrebbe invece sostenuta, elemento che è una chiamata in causa della Politica agricola a livello globale. Ecco cosa c'è da sapere.
Fao, meno grano sul mercato al 2023
La Fao prevede che la produzione mondiale di grano nel 2022 diminuirà dello 0,8% rispetto al livello record del 2021, raggiungendo i 771 milioni di tonnellate e segnando il primo calo in quattro anni. I cali di produzione su base annua in Australia, India, Marocco e Ucraina supereranno probabilmente gli aumenti previsti in Canada, Repubblica islamica dell'Iran e Federazione Russa.
Sempre la Fao, mentre prevede che il consumo alimentare mondiale di grano aumenterà anche se, a un ritmo inferiore alla media, predice una diminuzione dell'uso mangimistico, guidata da prezzi elevati e, in misura minore, dall'uso industriale di grano, tutti fattori che dovrebbero convergere per determinare un calo dello 0,4% nell'utilizzo totale del grano nel 2022-2023 a 769 milioni di tonnellate.
Questo livello di utilizzo sarebbe dell'1,1% al di sotto della tendenza decennale, segnando la prima volta in tre anni che l'utilizzo globale è sceso al di sotto della tendenza.
Le scorte mondiali di grano 2022-2023 secondo la Fao dovrebbero aumentare marginalmente, dello 0,4%, a 298 milioni di tonnellate entro la fine della stagione nel 2023. Tuttavia, gran parte di tale aumento dovrebbe essere concentrato in Cina, Federazione Russa e Ucraina, mentre in diversi Paesi dell'Africa e dell'Asia vi è necessità di un apporto dal programma alimentare mondiale della Fao per sopperire alla scarsa produzione interna.
La previsione preliminare Fao di 189 milioni di tonnellate per il commercio mondiale di frumento (compresa la farina di frumento in equivalente frumento) nel 2022-2023 (luglio-giugno) indica un calo dell'1,7% rispetto al livello 2021-2022.
Prezzi del grano tenero in Italia +65% in un anno
In questo quadro hanno rilevanza i prezzi internazionali del grano tenero, aumentati in tutti i Paesi del mondo considerevolmente negli ultimi mesi. I prezzi del grano tenero in Italia "Nonostante i ribassi hanno chiuso comunque l'annata 2021-2022 su livelli record" scrive l'Ufficio Studi di Borsa Merci Telematica Italiana nell'ultima newsletter Cereali di giugno 2022.
"Il grano tenero destinato alla panificazione si è attestato in avvio di giugno sopra i 390 euro alla tonnellata sulle principali piazze di scambio, il 65% in più rispetto alla chiusura dell'annata 2020-2021 - sottolinea ancora il rapporto di Bmti che fa anche notare come "Ancora più ampio l'aumento registrato per i grani di forza, di migliore qualità, che chiudono l'annata in crescita del +75% rispetto alla precedente".
E come andranno i prezzi ancora con il prossimo raccolto? Secondo Bmti "Il mercato appare bloccato, tra le attese degli operatori per i primi responsi dalla raccolta in Italia e in Europa (Francia soprattutto) e le incertezze su una soluzione che possa consentire lo sblocco dell'export di grano ucraino". È opinione diffusa che lo sblocco dell'Ucraina potrebbe innescare ribassi, mentre il temuto calo delle rese in Italia invece potrebbe indurre ondate di rialzi sui mercati.
Ma al momento le flessioni sono minime rispetto ai rialzi dell'intera annata commerciale, come per altro sottolineato in una nota ufficiale di Bmti pervenuta nelle redazioni proprio il 16 giugno, mentre l'Ufficio studi emanava la newsletter.
Domanda stabile e prezzi elevati non possono coesistere
A giugno le previsioni Usda non mostrano cambiamenti sul lato della domanda mondiale di grano né sul vecchio raccolto né sul nuovo. Ma gli operatori di mercato sentiti dalla Commissione per lo Sviluppo del Grano della provincia canadese del Saskatchewan ritengono che "la Fao e l'Usda non hanno sufficientemente pesato gli effetti dei nuovi alti prezzi sulla domanda".
"Rispetto all'anno scorso - scrive il rapporto della Commissione del 13 giugno scorso - stimiamo che il mondo dovrà trovare altri 240 miliardi di dollari Usa per acquistare la stessa quantità di grano se i prezzi rimanessero invariati. A nostro avviso, ciò non è possibile; o i prezzi o la domanda diminuiranno. E non ci aspettiamo che i prezzi scendano a breve termine".
In pratica, secondo questa previsione, al netto di fluttuazioni di prezzo marginali a breve termine, a crollare per prima potrebbe essere proprio la domanda, con effetti successivi e depressivi prima sui prezzi di mercato e poi sugli investimenti dei cerealicoltori.
Uno scenario alterato
Si tratta di un'analisi tecnica molto fredda che insiste su di uno scenario internazionale alterato: il problema è posto dalla guerra in Europa orientale che ha traumatizzato i mercati, con l'uscita parziale dell'Ucraina a causa dell'insoluto blocco dei porti e le possibili ritorsioni della Russia, che al momento ha il problema di avere una sola compagnia di assicurazione in grado di emettere polizze per le sue navi silos: la Russian National Reinsurance, una società controllata dalla Federazione Russa.
Altro elemento destabilizzante è sicuramente l'accantonamento di scorte che non saranno immesse sul mercato. Tale è l'intendimento della Cina Popolare, un Paese che aveva iniziato ad accantonare ingenti quantitativi di grano già alla fine della scorsa estate, alimentando i primi rialzi del grano tenero nonostante i raccolti mondiali elevati e addirittura dello stesso grano duro, che già soffriva di un oggettivo problema di scarsità. Infine si è più di recente aggiunto il divieto di export di grano vigente da qualche tempo in India.
Vi sono pertanto tutte le premesse per un crollo oggettivo della domanda di grano nonostante la scarsità, indotta proprio dalle forti limitazioni delle condizioni di offerta: un vero e proprio collasso del mercato che sa di paradosso, con parte della domanda di grano che finirebbe per traslarsi su mercati di beni succedanei, magari sganciati dal mercato globale e con contraccolpi politici, economici e sociali al momento incalcolabili e molto temuti proprio in sede Fao.
Soluzioni politiche difficili
Tutto quanto appena esposto pone un problema politico: quello della necessità di un ancora maggiore sostegno alle produzioni di cereali da parte delle politiche agricole americane ed europee, in vista soprattutto dell'ormai probabile protrarsi della guerra in Europa orientale nei prossimi anni, pure previsto da molti osservatori internazionali. Ma è anche vero che una politica agricola molto generosa nei confronti dei cerealicoltori di Usa e Ue avrebbe il sapore di un'ammissione di sconfitta da parte di Washington e Bruxelles proprio nella politica di sostengo a Kiev nel conflitto con Mosca.
Saranno i cerealicoltori europei e americani a pagare il prezzo più alto della guerra in Ucraina e i consumatori con loro? Se appare impossibile ora replicare compiutamente a questa domanda, si è sicuramente in tempo per fare qualcosa affinché la risposta non diventi positiva di qui a qualche tempo.