Celebrare la Legge sul Biologico e lanciare un decalogo, con una spinta su filiere made in Italy e fiscalità ambientale, per accelerare il percorso verso un'agricoltura più pulita e un'alimentazione più sicura.

 

Questo l'obiettivo del convegno "È l'ora del bio", organizzato dalle associazioni del biologico (Aiab, Assobio, Associazione per l'Agricoltura Biodinamica e Federbio) cui ha partecipato anche il ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli.

 

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La Legge sul Biologico prevede il marchio del "made in Italy Bio" - viene spiegato - cosa che può favorire "la realizzazione di filiere di bio 100% nazionale e al giusto prezzo, per valorizzare la qualità italiana e affermare l'export; il riconoscimento dei distretti biologici per territori dove è il biologico il modello di produzione di riferimento e che costituiscono un'opportunità strategica per le aree interne e le aree naturali protette". Non soltanto questo, perché la Legge ha aperto la strada "a innovazione, ricerca, formazione degli agricoltori per favorire la conversione al biologico".

 

Ora è necessario - dicono le associazioni - sviluppare "gli obiettivi stabiliti dalla Legge, attraverso la definizione del Piano d'Azione Nazionale del Biologico previsto sia dalla Legge che dal Piano Strategico Nazionale della Pac, in un momento decisivo, visto che, a partire dalla fase attuale e fino al 2027, saranno messe in campo una notevole quantità di risorse per favorire lo sviluppo del biologico". Gli investimenti infatti arrivano complessivamente a quasi 3 miliardi di euro, considerando i finanziamenti contenuti nel Fondo per il Biologico, nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) e nel Piano Strategico Nazionale della Pac.

 

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Il Paese - osserva Patuanelli - ha la responsabilità di difendere un primato importante nel biologico. Le azioni messe in campo risultano strategiche per supportare la transizione green e sostenere le sfide future e le mutate esigenze di consumo dei cittadini, anche nell'ottica di allineare l'Italia agli ambiziosi obiettivi europei delle Strategie Farm to Fork e Biodiversità 2030, oltre che favorire l'accesso agli investimenti nel contesto della Pac e del Pnrr.

 

Per combattere i rischi posti dai nuovi scenari internazionali, dalla crisi climatica agli impatti del covid-19 fino al caro bollette e ai costi delle materie prime - acuiti dalla guerra in Ucraina - sono state messe a punto una serie di dieci proposte dalle associazioni del biologico: filiere del made in Italy bio fondate sul giusto prezzo per agricoltori e consumatori; fiscalità ambientale e crediti di imposta per i costi di certificazione per abbattere i prezzi al consumatore senza costi aggiuntivi per le imprese; distretti biologici per favorire sistemi locali di produzione e consumo e valorizzare il territorio rurale a partire dalle aree interne e dalle aree naturali protette; incentivazione delle imprese agricole che integrano attività agricole, zootecniche e forestali, capaci di favorire la biodiversità e chiudere il ciclo dei nutrienti; ricerca, innovazione, formazione e consulenza per supportare gli agricoltori e i territori nella transizione al bio; sviluppo della ristorazione collettiva attraverso organizzazioni di prodotto e strumenti adeguati d'informazione e consulenza; comunicazione e campagne d'informazione ai cittadini per conoscere i valori del bio e favorire l'aumento dei consumi di biologico; innovazione digitale e piattaforma di tracciabilità unica in favore di consumatore; semplificazione burocratica; obbligo del biologico in aree protette ed Efa.

 

Secondo le associazioni "esattamente come per le rinnovabili, il biologico è la strada da intraprendere per sostenere le crisi internazionali come quella che stiamo fronteggiando con il conflitto in Ucraina, puntando su sistemi di produzione più indipendenti da elementi esterni e più resilienti e allo stesso tempo in grado di prendere con decisione la strada della transizione ecologica. Il cibo del futuro è il biologico".