In realtà le previsioni per la produzione del 2018 sono state altalenanti con grandi timori tra la primavera e l'estate quando si temeva per gli effetti del freddo di fine inverno, e la cascola estiva, previsioni che invece sono migliorate a settembre, vedendo le olive sui rami, e anche sane, grazie al bassissimo attacco della mosca olearia.
Già a settembre infatti le stime prevedevano un 15% in più di produzione rispetto al 2017 e i dati presentati dalla Confcooperative-FedAgriPesca regionale confermano questo aumento, anzi sono ancora migliori.
Si parla infatti di un incremento del 30% della produzione di olio extravergine rispetto all'anno precedente.
Un dato positivo, ma non ottimo, infatti il 2017 fu un'annata disastrosa per l'olio toscano. La produzione regionale si attesta infatti a 100 milioni di litri e, come ha commentato Ritano Baragli, vicepresidente di Confcooperative-FedAgriPesca Toscana, siamo ancora lontani dai livelli di dieci anni fa, quando si toccavano punte di 200 milioni di litri.
Inoltre l'andamento positivo non è generalizzato, la produzione è andata benissimo in alcune zone, come l'Aretino o la Lucchesia, ma ci sono state perdite forti, anche del 50%, in alcune zone costiere battute dal maltempo, che ha allagato i campi e staccato le olive dai rami.
In generale però la Toscana è una delle poche regioni italiane che quest'anno può vantare un segno positivo sulle stime produttive.
Buona è anche la qualità con diverse punte di eccellenza, come ha spiegato Baragli grazie alla sanità dei frutti che non sono stati attaccati dalla mosca come in annate precedenti.
All'orizzonte però appare una nuvola sull'olivicoltura toscana: la tenuta delle coltivazioni collinari che oltre a un prodotto di qualità hanno un valore paesaggistico fondamentale.
E questo, come ha spiegato Baragli, a causa della concorrenza con impianti specializzati, soprattutto nelle zone costiere pianeggianti, che consentono la raccolta meccanizzata delle olive.
Per Baragli in un futuro molto prossimo, tra 3-4 anni, si creerà una differenza molto forte di redditività degli oliveti tra le zone interne collinari e le zone pianeggianti e per questo è necessaria un'azione politica incisiva.
Una azione che miri al sostegno degli oliveti collinari che possa scongiurare il pericolo del loro abbandono.