Il risultato principale consiste in un modello che permette di stimare la quantità di acqua che si accumula al suolo sotto forma di neve a partire dalla misura dell'altezza della neve fresca, definita come altezza della neve che cade al suolo in un giorno.
L'importanza di questo modello è dovuta al fatto che è molto più facile misurare l'altezza della neve fresca che il corrispondente apporto in termini di quantità di acqua, ma è quest'ultima informazione quella importante per determinare la disponibilità di acqua derivante dalla fusione della neve: infatti un metro di neve fresca non corrisponde semplicemente ad un metro di acqua.
Conoscere la quantità di acqua accumulata al suolo sotto forma di neve è fondamentale per determinare la disponibilità di acqua derivante dalla fusione della neve, informazione cruciale perché l'acqua di fusione nivale supporta molteplici usi, tra i quali non ultimi quelli agricoli ed energetici. Il problema è che le zone di alta montagna in generale, e quelle glacializzate in particolare, sono poco monitorate in quanto generalmente difficili da raggiungere. Per questo motivo serie di dati ultradecennali come quella raccolta dall'Università statale sul ghiacciaio dei Forni sono molto preziose.
L'analisi dei dati raccolti dal 2005 indica che ogni anno sul ghiacciaio dei Forni, uno dei più grandi e importanti d'Italia, si accumulano mediamente più di due metri di neve. Questa coltre nevosa, una volta fusa, corrisponde ad una risorsa d'acqua di circa 70 centimetri per metro quadrato per stagione, un valore non trascurabile che esemplifica bene il ruolo rilevante che la quantità di acqua accumulata al suolo sotto forma di neve ha sulla disponibilità idrica di molte aree del territorio italiano.
La lunga serie di dati di innevamento ha permesso anche l'inserimento dell'Italia in alcuni fra i più prestigiosi progetti internazionali promossi dall'Organizzazione meteorologica mondiale (tra cui i progetti Spice - Solid precipitation intercomparison experiment e cryoNet - Global cryosphere watch) e dal programma europeo Horizon 2020 (Essem Cost Action ES1404 - European cooperation in science and technology). Nell'ambito di questi progetti, nel 2014 è stata installata sul ghiacciaio dei Forni una seconda stazione permanente (AWS Forni Spice) per permettere una più approfondita e precisa indagine delle precipitazioni nevose.
Questa ricerca è stata condotta grazie al contributo di Sanpellegrino Levissima Spa e i giovani ricercatori coinvolti nello studio sono supportati dal Dara (dipartimento degli Affari regionali e autonomie) - presidenza del Consiglio dei ministri nell'ambito del progetto GlacioVAR (sotto la guida di Guglielmina Diolaiuti).
Il Parco nazionale dello Stelvio - Ersaf ha finanziato l'analisi dei dati e ha permesso l'installazione delle due stazioni meteorologiche AWS1 Forni e AWS Forni Spice.
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