Se l’etichettatura della pasta e del riso sono da oggi una realtà, c’è un'altra filiera con il cuore a Sud che preme per ottenerla, a tutto vantaggio della competitività delle proprie aziende, e in nome della trasparenza nel rapporto con i consumatori.

Il Distretto agrumi di Sicilia bussa alle porte dei governi, nazionale e della Regione Siciliana, per questa ed altre quattro forti richieste: dal monitoraggio della produzione siciliana, per avere dati certi, alle norme per i contratti di filiera nel settore agrumicolo, per sostenere l’incontro tra imprese di trasformazione e agrumicoltori; dalle misure per incentivare il consumo di agrumi nelle Asl e nelle scuole ad una campagna di comunicazione e informazione a favore del comparto agrumicolo. Sullo sfondo, il Piano agrumicolo nazionale del governo, ancora atteso al decollo e che deve occuparsi anche degli aspetti fitopatologici emergenti, proprio in Sicilia.

“Non chiediamo contributi pubblici, ma solo interventi normativi – sottolinea Federica Argentati, presidente del Distretto agrumi di Sicilia in una nota, dove fa presente che la richiesta di aiuto è fatta in piena estate, prima della campagna di raccolta e commercializzazione.

“La prossima campagna agrumicola è alle porte e non c'è tempo da perdere. Il Distretto agrumi di Sicilia, che da sempre promuove la valorizzazione dei prodotti agrumicoli siciliani freschi e trasformati, ritiene necessari interventi legislativi di valorizzazione del prodotto trasformato prima dell'avvio della prossima campagna agrumicola”. E' questo l'invito espresso dalla Argentati, nella qualità di presidente del Distretto agrumi di Sicilia, il cui Patto di sviluppo è stato sottoscritto da numerose aziende ed enti della filiera.

“Abbiamo sempre lavorato per contribuire alla crescita operativa e culturale della filiera e delle istituzioni rispetto alla necessità di occuparsi della trasformazione industriale non come semplice canale di sbocco delle produzioni in eccesso, ma quale veicolo di commercializzazione di una quota di prodotto di qualità - aggiunge Argentati -. Uno specifico servizio di trasformazione può, in un mercato globale, dare al consumatore la possibilità di trovare sul mercato prodotto siciliano in succhi e spremute fresche o, da concentrato, all’interno delle bibite e in qualsiasi altra forma gradita al consumatore finale con una chiara origine di provenienza, con indubbio vantaggio per la produzione e per i consumatori stessi”.

Tuttavia, secondo il Distretto agrumi di Sicilia, per ottenere tale risultato sono necessarie alcune modifiche della normativa, una maggiore consapevolezza della filiera e certamente un impegno da parte della politica.
 

Le proposte del Distretto agrumi di Sicilia

1) Monitorare la produzione siciliana con dati certi mettendo in campo strumenti in grado di quantificare, con certezza, i quantitativi di prodotto siciliano innanzitutto prodotto sul campo e quindi avviato anche alla trasformazione e quindi trasformato in succhi, suddiviso per specie e varietà;

2) Incentivare e sostenere accordi di filiera tra produzione e trasformazione industriale con qualità e quantità individuata e programmata tra le parti attraverso contratti privati tra le imprese che possano fare riferimento ad un “accordo quadro di strategia complessiva” approvato a livello regionale e trasversale alla filiera;

3) Prevedere l’indicazione in etichetta, in maniera chiara, visibile, facilmente leggibile ed indelebile, il paese di coltivazione degli agrumi ed il paese nel quale vengono trasformati o rilavorati.

4) Per valorizzare la produzione e diffondere corretti comportamenti alimentari il Distretto chiede di incentivare il consumo dei prodotti trasformati creando un importante canale alternativo di sbocco con palesi effetti positivi per l’economia del comparto agrumicolo e propone:
a) l’emanazione di una circolare da parte del ministero della Salute che imponga a tutte le Asl in Italia di inserire nei nuovi bandi di gara la richiesta, senza oneri, di distributori automatici di spremute, di frutta fresca e affettata e di succhi (oltre agli operatori tradizionali del vending) ai quali possano partecipare anche le Organizzazioni produttori;
b) di prevedere, nel bando del ministero per le Politiche agricole Frutta nelle scuole, l’inserimento anche delle spremiagrumi automatiche oltre che di prodotto fresco e comunque trasformato;

5) Dopo questi interventi, il Distretto chiede che venga sostenuta, a partire dalla filiera agrumicola nel suo complesso, una campagna di comunicazione istituzionale sulle produzioni agrumicole fresche e trasformate rivolte al consumatore con coerente riferimento normativo alle produzioni Igp, Dop e biologiche e comunque tracciate rispetto all’origine di produzione.