In quest’ambito, il Consorzio ha avviato collaborazioni con Università ed enti di ricerca partecipando a numerosi progetti di ricerca che sono stati presentati a Vinitaly mercoledì 25 marzo all’evento “Comunicare la ricerca”. Tra i vari progetti ha suscitato grande interesse Residuo 0, un progetto di sperimentazione nel settore vitivinicolo finanziato nell’ambito del Programma di Sviluppo rurale della Regione Veneto 2007-2013.
Il tema della sperimentazione, attuale e di estremo interesse sia per il settore agricolo che industriale, riguarda l’utilizzo dell’ozono e dell’acqua ozonizzata ed elettrolizzata in viticoltura come tecniche alternative o di supporto all’utilizzo delle sostanze chimiche tradizionali nella difesa da patogeni e nella sanificazione delle cantine. Il progetto coinvolge differenti tipologie di aziende con lo scopo di attuare la sperimentazione in differenti condizioni produttive, tecniche e ambientali e facilitare, così, l’applicabilità e la diffusione dell’innovazione nella realtà produttiva regionale e nazionale.
Vi collaborano in qualità di partner, l’Azienda Bisol Desiderio & Figli, Perfect Wine, il Cnr-Ipsp (Consiglio nazionale delle ricerche – Istituto per la protezione sostenibile delle piante), il Consorzio tutela del Vino Conegliano Valdobbiadene Prosecco e appunto il Consorzio tutela Vini Soave e Recioto di Soave, sempre più sensibili e attenti a valorizzare le proprie produzioni e a renderle a minor impatto ambientale a vantaggio dell’ambiente e di chi vi abita e lavora.
I risultati del progetto sono stati presentati, durante il convegno, da Cristian Carboni (consulente esterno R&D del progetto e ozone application specialist di De Nora Spa Next, business unit di De Nora Spa), da Francesco Lonardi (Perfect Wine-Spin Off Università degli Studi di Verona ) e da Violetta Ferri (consulente esterno del progetto e R&D specialist di De Nora Next, business unit di De Nora Spa).
I trattamenti sono stati realizzati in campo sia con acqua ozonizzata che con acqua elettrolizzata e in cantina per il lavaggio delle uve. I risultati dei trattamenti post raccolta hanno evidenziato che il lavaggio delle uve, prima delle operazioni di ammostamento, permette di ridurre le sostanze inquinanti presenti sul frutto e ottenere, quindi, un prodotto più salubre. Essendo un processo che agisce in superficie, risulta particolarmente idoneo per la rimozione di residui che si trovano nella parte esterna dell’acino.
Tutti i protocolli di lavaggio utilizzati sono risultati performanti nella riduzione di antiparassitari e metalli, inoltre le fermentazioni di uve lavate sono risultate molto più veloci rispetto a quelle di uve non lavate. Le fermentazioni di queste ultime si sono infatti concluse mediamente al settimo giorno anziché al decimo come nel caso del testimone (uva non lavata), infine, i prodotti ottenuti da uve lavate sono risultati più “puliti” a livello sensoriale.
Per quanto riguarda i trattamenti in campo, è emerso che tutti i trattamenti effettuati hanno consentito di controllare le malattie oggetto della prova.
Dal punto di vista numerico, nelle parcelle trattate con acqua elettrolizzata e ozono è stata rilevata una riduzione della carica batterica e fungina presente sulle foglie e sui grappoli. I trattamenti non avevano nessun effetto sulle popolazioni dei lieviti, come si evince dai dati elaborati da Aida Raio del Cnr-Ipsp:

Grafico 1. Concentrazione di batteri, funghi e lieviti rilevata su foglie nel mese di luglio
La differenza tra il testimone e le parcelle trattate con acqua elettrolizzata (Verdeviva) o ozonizzata, si possono apprezzare qui di seguito:

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Fonte: De Nora Next






























