Per capire meglio cosa ci si debba aspettare dal futuro può essere utile studiare le attuali abitudini alimentari delle famiglie italiane. Proprio in tal senso Andrea Segrè, intervenuto presso il “Forum Food & Made in Italy” del 6 novembre scorso, fornisce una serie di numeri che tratteggiano il rapporto che l’Italiano medio ha con il cibo e quello che emerge è un quadro con forti luci e ombre.
 
Analizzando un panel di consumatori italiani, composto da mille e 500 famiglie, si ricava come nel Bel Paese la parola “cibo” equivalga in primis a “pasta”, poi “piacere” e infine “gusto”. Quasi che riempirsi la pancia con piatti nutrienti, calorici e di basso costo sia la prima preoccupazione degli Italiani.
Invece, scavando nel sondaggio, alla fine emerge che il cibo sia percepito in Italia non tanto come mero nutrimento. Al contrario, i piaceri della tavola sono considerati prioritari rispetto al semplice nutrirsi. Solo in ultimo gli Italiani pensano agli sprechi di cibo.
Un dato che induce a meditare sulla percezione che domina nello Stivale sul valore dei cibi.
 
Proseguendo nel sondaggio, l’83% associa al cibo una sensazione positiva, peccato che poi un quinto del campione dimostri soffrire di problemi di ordine alimentare. Il 60% si dichiara infatti in sovrappeso. Un quarto si mette quindi a dieta, ma lo fa seguendo strategie nutrizionali “fai da te”. Pochi vanno purtroppo da nutrizionisti professionisti. Quasi la metà degli intervistati afferma poi di sapersi gestire da solo a tavola e solo l1% definisce invece il proprio rapporto col cibo “ossessivo”.
 

Dal dire al fare...


Le statistiche ufficiali si vanno ad aggiungere alle percezioni soggettive: l’Italia è un Paese sempre più in sovrappeso: Il 41% degli Uomini, il 25,7% delle donne e un quinto dei bambini fra 8-9 anni è classificabile “oversize”. Il 9,7% degli adulti e il 10,2% dei bambini di 8-9 anni è addirittura obeso. Inoltre, ben il 22,7% degli Italiani beve abitualmente alcolici e sette milioni di essi si presenta a rischio di sviluppare problemi con l’alcol.
Anche fuori dalla tavola gli Italiani non sembrano particolarmente interessati alla salute: il 42% è infatti sedentario e solo il 33% pratica qualche sport.
 
Infine, il tema dell’educazione alimentare a scuola viene percepito come uno dei temi da valorizzare proprio all’Expo, evento che viene ritenuto dal 63% degli intervistati quale momento importante per accrescere le conoscenze in campo agroalimentare.
 

Cibo tanto, educazione poca


Di fronte a tali statistiche, pare proprio che una fetta importante del popolo italiano abbia una visione per lo meno distorta del cibo e dei suoi significati, come pure abbia un profilo poco edificante quanto a salute. La strada da percorrere per educare la gente su tali materie pare quindi ancora lunga, specialmente pensando al momento in cui viene fatta la spesa e ai criteri con i quali essa viene effettuata. Magari, sarà anche bene riflettere sui potenziali effetti negativi della proliferazione esponenziale di programmi televisivi di tipo culinario, come pure sulla pubblicità che viene continuamente lanciata per aumentare il volume d’affari delle molte prelibatezze fiore all’occhiello dell’agroalimentare italiano. Queste sono infatti rappresentate per lo più da salumi, formaggi e vini. Ovvero tre raggruppamenti di cibo di cui un popolo opulento e bevitore come quello italiano dovrebbe godere solo raramente.

Ci si ricordi magari di questo la prossima volta che negli usuali programmi tv domenicali si vedrà l’imbonitore di turno uscire dal puro approccio godurioso al cibo per avventurarsi in ipocriti e contraddittori voli retorici su salute e ambiente.