Riforma della politica agricola comune (Pac), sfide legate all’ambiente e alla sicurezza alimentare, migliore equilibrio della catena alimentare: sono alcuni dei tanti temi dibattuti nel corso del 6th Forum for the Future of Agriculture organizzato dal Ffa-Forum for the future of agriculture in collaborazione con Syngenta ed Elo, che si è svolto martedì 5 marzo a Bruxelles al quale hanno partecipato tra gli altri il presidente della Commissione Ue Josè Barroso, il presidente della Banca mondiale Robert Zoellick, il presidente della Comagri del Parlamento europeo Paolo De Castro e il presidente del Ffa, Franz Fischler.

Funzionamento della catena alimentare

Il funzionamento del ciclo alimentare è una tematica affrontata come condizione essenziale per far sì che il valore aggiunto sia distribuito più equamente tra le diverse componenti produttive. “Negli ultimi 10, 20 anni – ha spiegato De Castro l’agricoltura è stata schiacciata dall’aumento dei costi di produzione, senza che questo sfociasse in un aumento dei prezzi e quindi dei redditi per i agricoltori”.
La conclusione? Spingere gli agricoltori a organizzarsi meglio nel mercato, perché l’aggregazione è la via maestra per aumentare il potere contrattuale degli agricoltori, il cui reddito, in alcuni Paesi, rappresenta una parte marginale del giro d’affari nel settore agroalimentare, soprattutto se confrontato ai guadagni della grande distribuzione organizzata.
In effetti, uno degli obiettivi della riforma Pac è proprio quello di migliorare il sistema di organizzazione dei produttori e di estendere il modello di contrattazione sviluppato nel settore del latte ad altre filiere agroalimentari.

Sfide ambientali e produttività agricola

Acceso il dibattito tra chi considera la sfida ambientale come prioritaria e chi, invece, difende la necessità di mantenere alto il proprio potenziale produttivo in ambito alimentare.
Ariel Brunner, responsabile di politiche europee presso Birdlife Europe, ha accusato la riforma Pac di aver perso ogni slancio per quanto riguarda il tentativo di avere un’agricoltura più verde, con l’annacquamento di tutte le pratiche ecocompatibili proposte dalla Commissione europea e la previsione di così tante deroghe da rendere la componente pro-ambiente della nuova Pac decisamente ridimensionata e poco ambiziosa.
De Castro propone invece un altro punto di vista: “La legittimità della riforma non viene solo dalla componente ambientale. La sicurezza alimentare sta diventando una priorità ancora maggiore rispetto alla sfida del cambiamento climatico”.
In altre parole, adottare atteggiamenti “eco-friendly” non può implicare la perdita di terre e potenziale produttivo in un’epoca storica in cui il cibo deve iniziare ad essere considerato un bene scarso, e la sua produzione un obiettivo prioritario per la sicurezza alimentare dell’umanità.
Ecco perché il presidente Comagri si dice soddisfatto del compromesso raggiunto nel testo di riforma Pac, per esempio in misure come l’“ecological focus area”, dove l’obiettivo della biodiversità non avrà come effetto quello di sottrarre superfici produttive o di limitare il potenziale della produzione.

Sviluppi riforma Pac e bilancio pluriennale

Non poteva mancare un accenno alle prossime tappe per quanto riguarda i due dossier più scottanti in questo momento: riforma Pac e bilancio comunitario settennale.
Per quanto riguarda la prima, sarà votata dall’aula plenaria la prossima settimana, quando il Parlamento europeo si riunirà a Strasburgo. Un’occasione importante, secondo De Castro, anche per ovviare a quelle piccole “sviste” che si sono verificate durante l’approvazione nella Comagri: primo fra tutti, va eliminato quell’assurdo “doppio finanziamento” grazie al quale chi adotta pratiche ambientali riceverebbe, per la stessa condotta, fondi duplicati, sia attraverso la parte di aiuti diretti condizionati da un comportamento “green”, sia tramite i programmi di sviluppo rurale. Una stortura, come altre, che si intende correggere nel passaggio in plenaria.
Sul bilancio comunitario, invece, De Castro chiarisce a chiare lettere che, così com’è proposto dal Consiglio, riceverebbe un secco “no” da parte dell’Euroassemblea.
Un rifiuto che non significa rigettarlo in toto, ma pretendere che si possa riaprire un negoziato che tenga in conto anche le istanze del Parlamento europeo, oltre a quelle delle capitali. 



Le video interviste del Forum for agriculture