L'espansione di Vespa velutina segna due record con i ritrovamenti dell'insetto a centinaia di chilometri di distanza dalla zona in cui ormai è pressoché stabile, cioè la Liguria e la Toscana.

 

Di questi giorni la notizia, riportata dalla rete StopVelutina, del ritrovamento di un adulto dell'insetto in un apiario nel comune di Lecce, in Puglia.

 

Al momento si tratta di una segnalazione isolata, a cui non sono seguiti altri ritrovamenti né di singoli individui né di nidi.

 

Ma in ogni caso si tratta del primo ritrovamento del calabrone asiatico in Puglia e anche del punto più a Sud d'Italia raggiunto da questa specie.

 

Diverso invece il caso della Corsica. Qui, dopo il ritrovamento ad agosto di alcuni esemplari in un apiario nel comune di Bastelicaccia nel Sud dell'isola, è stato localizzato un nido attivo con la tecnica della radiotelemetria.

 

Una tecnica che prevede di catturare un esemplare di calabrone, applicargli un transponder tracciabile tramite un'antenna, e seguirlo così fino al suo ritorno al nido.

 

Come ha specificato l'Inpn, l'Inventaire National du Patrimonie Naturel, che ha dato la notizia del ritrovamento, con tutta probabilità in Corsica è stata introdotta una regina fondatrice a primavera, arrivate accidentalmente via mare con delle merci, che ha poi realizzato il nido, prontamente neutralizzato subito dopo il suo ritrovamento.

 

Sempre secondo l'Inpn, la Corsica non avrebbe le condizioni ideali per l'espansione del calabrone asiatico e per questo si spera che le procedure di eradicazione possano essere efficaci.

 

Anche nel caso di Lecce è quasi certo che il calabrone sia stato trasportato accidentalmente, vista la distanza dai nidi più vicini conosciuti che si trovano in provincia di Pisa.

 

Entrambi i casi potrebbero essere anche episodi isolati e risolvibili, soprattutto se ben gestiti e se gli insetti arrivati sono pochi.

 

Tuttavia entrambi i casi mostrano come la diffusione possa essere veloce, anche per via accidentale, creando in una sola stagione nuovi focolai di infestazione a distanza di centinaia di chilometri dai luoghi in cui l'insetto è più o meno stabile.

 

Una velocità di diffusione che rende necessario un monitoraggio sempre più attivo ed efficiente, oltre alla ricerca e alla messa in opera di metodi di controllo efficaci.

 

Vespe velutina infatti, pur non essendo particolarmente pericolosa per l'uomo, ha effetti devastanti sugli alveari e sta iniziando a portare danni anche ad altri comparti agricoli, come la viticoltura, oltre ad avere un impatto ancora non stimato sull'entomofauna locale e sugli ecosistemi.