Continua l'attività di ricerca di nuovi metodi per individuare i nidi di Vespa velutina, il calabrone asiatico arrivato in Italia nel 2012 che si sta dimostrando un grave problema sia per gli alveari che per la popolazione per la sua aggressività e i potenziali, e in alcuni casi reali, rischi per le persone.

Localizzare e distruggere i nidi infatti è l'unica strategia attuabile adesso per rallentare l'espansione del calabrone. Una attività non semplice perché la Vespa velutina fa i suoi nidi su alberi alti, spesso in mezzo alle foglie, o su edifici sempre a quote elevate, in posti cioè che sono difficili prima di tutto da individuare oltre che da eliminare.

Per trovare i nidi sono stati messi a punto anche dei radar o utilizzate termocamere in grado di visualizzare il nido, riscaldato, in mezzo alle fronde fresche degli alberi. Metodi tecnicamente efficienti, ma spesso di complesso utilizzo in campo.

Ora uno studio franco-britannico ha messo a punto un nuovo metodo basato sulla radio telemetria e pubblicato in questi giorni sulla rivista scientifica Communication biology del gruppo editoriale di Nature.

Una tecnica già usata per il monitoraggio di animali di grandi dimensioni come mammiferi, uccelli e pesci.

La tecnica si basa nell'applicare sull'animale un transponder che emette un segnale radio captabile con una antenna, grazie al quale si possono localizzare in tempo reale l'animale e i suoi spostamenti.

Rispetto ai radar la radio telemetria è più efficiente per tracciare cose piccole, come un animale o in questo caso un insetto. Il transponder infatti emette il segnale e si autotraccia, rendendo molto più efficiente la localizzazione in ambienti complessi come il folto di un bosco o una zona urbana.

La prima problematica che i ricercatori hanno dovuto affrontare però è stata il peso dei transponder. I più piccoli sul mercato infatti pesano 0,19 grammi e 0,28 grammi. Una massa non indifferente rispetto a quella di una Vespa velutina che pesa circa 0,35 grammi.

Così sono state effettuate delle prove di volo, vedendo che le vespe erano in grado di portare in volo sia il transponder da 0,19 grammi sia quello da 0,28 grammi. L'81% delle vespe era infatti in grado di volare con un peso aggiuntivo fino all'80% del suo corpo. Aumentando il peso della trasmittente solo il 14% delle vespe testate riuscivano a volare efficacemente.

La scelta poi è caduta sul transponder da 0,28 grammi, con una antenna di 10 cm. Quello più leggero era infatti troppo poco potente e le vespe con la loro normale velocità di volo uscivano troppo presto dal raggio di azione del transponder facendo perdere le loro tracce.

Una volta catturata una vespa di fronte a un alveare, dopo averla anestetizzata tendola a basse temperature per dieci minuti, viene applicato il transponder con una piccola e leggera imbracatura di cotone ventralmente, cioè sotto l'insetto perché applicandolo sopra è stato visto che non riesce a volare.

Così sono state tracciate le vespe in due siti, uno nella periferia Sud di Bordeaux in Francia, in una zona urbana, dove l'esperimento è stato fatto su sei esemplari e un altro sito nell'isola britannica di Jersey, nel Canale della Manica, in una zona rurale, dove sono state usate due vespe.

In entrambe le zone tutte le vespe sono state completamente tracciate e in totale il 63% ha raggiunto il nido permettendo di localizzarlo. I nidi individuati erano in un raggio compresi tra i 45 metri e i 1.300 metri dal luogo di cattura delle vespe.

Risultati interessanti, anche se per ora provati su piccoli numeri, che hanno portato a una buona efficacia nell'individuazione dei nidi e nei tempi di lavoro. Infatti nelle prove sono bastati sempre due operatori, uno che riceve il segnale e l'altro che acquisisce i dati, che hanno individuato i nidi in un tempo massimo di 2-3 ore.

Il problema principale però, come per i radar, rimane il costo attualmente elevato. Quello dell'antenna ricevente è di circa 2.300 euro e quello di ogni vespa tracciata di 160 euro, a cui va poi aggiunto il costo degli operatori.

Inoltre una volta localizzato il nido deve essere distrutto, cosa spesso non facile magari su alberi alti in zone scoscese.

La radio telemetria si affianca così agli altri metodi di localizzazione dei nidi, mostrandosi anche più efficace, ma per riuscire a rallentare drasticamente la diffusione e soprattutto per ridurre in modo sensibile la popolazione della vespa in aree già infestate, è necessario ancora qualcosa d'altro.