La loro produzione è in parte naturale, ma per lo più deriva dalle attività dell'uomo, fra queste anche l'allevamento degli animali.
Il loro contributo alla formazione di gas serra è di gran lunga inferiore a quello di altri settori, come ad esempio i trasporti.
Non per questo il problema va trascurato e infatti molto si va facendo nelle stalle per ridurre le emissioni gassose, metano in primo luogo.
Sul banco degli imputati c'è in particolare il bovino, la cui colpa sarebbe quella di produrre metano con le fermentazioni che si realizzano nel rumine.
Quale sia il contributo dei bovini alla emissione di metano non è del tutto chiaro. Alcune ricerche della Fao attribuiscono ai bovini il 14% delle emissioni di gas serra (si misurano utilizzando come metro l'anidride carbonica), altre (Ispra) riducono questo numero ad appena il 2,2% nel caso degli allevamenti italiani.
Qualunque sia il "numero giusto" il problema merita di essere affrontato e su questo argomento sono molte le ricerche già avviate e quelle in corso.
Parmigiano Reggiano per l'ambiente
Fra queste ultime merita un cenno il progetto denominato "Parmigiano Reggiano per l'ambiente", finalizzato a rendere più compatibile sotto il profilo ambientale la produzione di latte destinato alla produzione del "re" dei formaggi.Molteplici gli aspetti presi in considerazione, da quelli agronomici, mirati a ottimizzare la produzione di foraggi aziendali, alle tecniche di allevamento, sino alla gestione del caseificio, mirando al risparmio energetico e idrico.
Capofila della ricerca, coordinata dal Crpa (Centro ricerche produzioni animali) di Reggio Emilia, è la modenese cooperativa casearia Castelnovese, punto di eccellenza quando si parla di latte ottenuto in zone svantaggiate.
Una filiera sostenbile
Il progetto non si limita agli aspetti ambientali, ma mira a sviluppare una filiera che abbia come elemento di distintività il rispetto dell'ambiente in ogni fase della produzione.Per giungere infine a una certificazione ambientale di prodotto, passaggio indispensabile per ottenere una specifica etichettatura.
Un programma ambizioso, reso possibile dalle risorse del Piano di sviluppo rurale 2014-2020 della regione Emilia Romagna (in dettaglio, operazione 16.2.01 – focus area 3A).
Più foraggio e più latte
Pe realizzare questi obiettivi si parte dagli aspetti agronomici, con l'obiettivo di ottimizzare la produzione di foraggi per aumentare l'autosufficienza alimentare degli allevamenti.Altro capitolo, che prevede investimenti ad hoc, riguarda i cantieri di raccolta e conservazione del foraggio.
Negli allevamenti si punterà ad aumentare la produzione di latte e la longevità delle vacche, con un'attenzione particolare al benessere animale.
Non può mancare il capitolo della gestione dei reflui zootecnici per il controllo dei rilasci in atmosfera, come pure quello del risparmio energetico e idrico con l'introduzione del fotovoltaico, del solare termico e di recupero dell'acqua.
Analoghi gli obiettivi che si vogliono realizzare in caseificio e in stagionatura, con il controllo del latte in entrata e dei prodotti in uscita (non solo Parmigiano Reggiano, ma anche burro e altri formaggi), la verifica e riduzione dei consumi idrici ed energetici, sino al controllo dei materiali di scarto e all'incidenza dei trasporti.
I vantaggi
I ritorni attesi si misurano anzitutto in vantaggi ambientali, ma anche in un ritorno economico alle aziende agricole, grazie al miglioramento della efficienza produttiva di campi e stalle.Gli allevamenti potranno poi disporre di una serie di analisi dei prodotti indispensabili per ottimizzare la produzione.
Non sono da sottovalutare le ricadute sul piano sociale, trattandosi di aziende che operano in prevalenza in area svantaggiata.
Aspettando il mercato
C'è attesa infine per l'accoglienza che il consumatore riserverà al Parmigiano-Reggiano "sostenibile", con le garanzie offerte dalla certificazione ambientale, che ne metteranno in luce la distintività.Per giungere a questo stadio occorre pazientare ancora un po'.
Le esperienze condotte sino a questo momento sono incoraggianti, ma solo i dati finali, attesi per la fine di settembre di quest'anno, ne potranno dare conferma.
Da qui si partirà per estendere le tecniche di mitigazione alle altre aziende del comprensorio del Parmigiano-Reggiano, integrandole con quanto già il Crpa ha messo a punto in precedenti ricerche ed esperienze finalizzate alla riduzione dell'impatto ambientale delle produzioni animali.