Basta una foto per sapere se i conigli in allevamento sono sotto stress oppure godono di una situazione di benessere. Non è una fotografia normale, ovviamente, ma realizzata con strumenti termografici, capaci di leggere a distanza la temperatura dei corpi. Se ne è parlato in occasione dell'annuale convegno dell'Asic (Associazione scientifica italiana di coniglicoltura) che si è tenuto il 17 ottobre presso il Polo universitario di Lodi, la nuova e funzionale struttura che già ospita l’ospedale veterinario dell’Ateneo milanese, destinata in futuro ad accogliere l’intera facoltà di Medicina veterinaria.

 

Benessere e qualità

Il tema scelto per l'incontro è stato “Benessere animale e qualità delle produzioni cunicole”, segno dell’attenzione che il mondo scientifico riserva agli argomenti che hanno stretta connessione con la realtà degli allevamenti. E che ci sia un forte interesse per l'argomento lo ha dimostrato la numerosa partecipazione di pubblico, composto non solo da studiosi e ricercatori, ma anche da allevatori e tecnici.

Come evidenziato dagli interventi sui quali si è articolata la giornata di studio, per il settore cunicolo l’argomento benessere è da tempo al centro dell’attenzione del legislatore nazionale ed europeo, ma ancora non esiste una normativa specifica per questa specie animale. Se per il momento è sufficiente rifarsi a quanto previsto in maniera generica dalle normative che si occupano di protezione degli animali, è peraltro opportuno prepararsi sin d’ora ad adottare ogni accorgimento atto a  migliorare lo stato di benessere degli animali in allevamento. Compatibilmente con i vincoli di natura economica che un allevamento impone, il garantire agli animali condizioni di benessere rappresenta una necessità anche per ottenere prestazioni produttive soddisfacenti e per ridurre l'insorgenza di patologie.

 

L’alimentazione

In particolare per la fattrice, chiamata nei ritmi intensivi ad un forte impegno metabolico per portare avanti la nuova gravidanza e al contempo allattare la nidiata ancora da svezzare, è necessario tener conto del deficit energetico che inevitabilmente si instaura, come messo in evidenza da Gerolamo Xiccato dell'Università di Padova. Difficile trovare peraltro una soluzione, che può essere rappresentata ad esempio da un'anticipazione dello svezzamento della nidiata o da un rallentamento del ritmo riproduttivo. In tema di alimentazione sono stati sfatati anche alcuni luoghi comuni, come la teoria che il coniglio preferisca l'erba al mangime. Le ricerche hanno dimostrato invece indifferenza da parte degli animali per le due tipologie di alimento.

 

Dimensione delle gabbie

Anche il management aziendale ha importanti ripercussioni sul benessere degli animali, come ha messo in evidenza nella sua relazione Ivan Toschi dell'Università di Milano.

Al primo posto la dimensione delle gabbie e la densità degli animali che vi sono ospitati. In linea di massima le dimensioni attuali nel reparto fattrici non risultano essere troppo distanti da quelle proposte dall’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare), ma l’impatto che potrà avere sul settore produttivo una modifica di pochi centimetri (cosa che probabilmente dovrà essere fatta sia sulla profondità delle gabbie, sia sull’altezza delle stesse) è enorme e non deve essere sottovalutato.

Altri problemi potranno sorgere per i reparti di ingrasso, oggi in gabbie bicellulari, e che domani potrebbero aver bisogno di gabbie più ampie, veri e propri parchetti che ospitano gruppi di conigli, meglio se della stessa nidiata. Una trasformazione destinata avere importanti ripercussioni sul bilancio economico delle aziende cunicole.

Gabbie ampie e densità degli animali non eccessive devono trovare poi adeguate condizioni ambientali in termini di temperatura, umidità, ricambio d'aria e polverosità ambientale, come ha ricordato nella sua relazione Monica Cerioli dell'Istituto zooprofilattico di Brescia. L'ambiente infatti, ha un influenza diretta sullo stato di benessere degli animali e quando i parametri ambientali non sono ottimali agisce anche da fattore predisponente l'insorgenza di patologie. Attenzione dunque ad evitare, ad esempio, eccessive concentrazioni di ammoniaca che è bene non superino il livello di 25/ppm (25 parti per milione) o un eccesso di polverosità. Fra gli elementi che contraddistinguono la qualità dell'ambiente di allevamento vi è anche il controllo della carica batterica, la cui misurazione è oggi agevolata dalle innovazioni tecnologiche che hanno messo a disposizione strumentazioni relativamente semplici e quindi più disponibili che in passato.

 

La termografia

Il progresso tecnologico ha offerto nuove possibilità di applicazione anche alla termografia, scienza che studia il calore emanato dai corpi. Nel caso del coniglio è noto che lo stress induce una vasocostrizione cui consegue una riduzione della temperatura cutanea. Oggi queste variazioni possono essere misurate a distanza, per mezzo di un'immagine all’infrarosso, in pratica una sorta di fotografia  del coniglio. Come ha ricordato nella sua relazione Nicola Ludwig, dell'Istituto di fisica generale applicata di Milano, l'immagine termografica offre attraverso colorazioni falsate un'indicazione della temperatura delle diverse parti del corpo del coniglio. Si può così “misurare” attraverso la variazione di temperatura lo stato di stress dell'animale e di conseguenza anche la sua condizione di benessere, cioè di “non stress”. Gli studi sono ancora in corso ma già si hanno valide indicazioni in tal senso. Questa nuova tecnologia consentirà di evitare equivoci su come interpretare il benessere animale, offrendo  misure oggettive sulle quali basarsi. Sperando che si eviti, come in qualche caso è accaduto, di misurare il benessere degli animali pensando all'uomo piuttosto che alle reali esigenze dell'animale.