La Xylella fastidiosa subspecie pauca ceppo ST53 in Puglia dal 2013 ad oggi ha contaminato circa 6,5 milioni di alberi d'olivo, decimando il patrimonio olivicolo presente nell'area del Salento. Ma sin dall'inizio dell'infezione, una prima ipotesi addebitava il disseccamento degli olivi ad una serie di concause: si parlava infatti di ceppo CoDiRO acronimo di complesso del disseccamento rapido dell'olivo. Un'ipotesi poi forse troppo frettolosamente accantonata, a fronte anche della necessità di por mano al contenimento e - ove ancora possibile - all'eradicazione di Xylella fastidiosa, batterio incluso nell'elenco dei patogeni da quarantena dall'Unione Europea.

 

Eppure, negli ultimi tempi iniziano ad emergere evidenze secondo le quali il batterio non sarebbe la sola causa del disseccamento delle piante, agendo frequentemente in compresenza con taluni funghi patogeni. Se tale ipotesi venisse ulteriormente confermata, scoprendo magari i meccanismi che portano più microorganismi patogeni a coesistere e cooperare nell'azione di deperimento delle piante, si aprirebbero nuove strade sia nel campo della lotta al patogeno (ovvero ai patogeni compresenti), che in quello delle strategie di convivenza, lì dove Xylella fastidiosa - non da solo - può dirsi stabilmente insediato.

 

Per cercare di avere un quadro più chiaro sul futuro della gestione del disseccamento dell'olivo in Puglia, abbiam intervistato Marco Scortichini, batteriologo, dirigente di ricerca al Centro di Ricerca Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura del Crea a Roma e autore di un protocollo di convivenza con Xylella fastidiosa su olivo, ma soprattutto di numerose ricerche sull'azione di questo patogeno.

 

Ormai lo vedono i satelliti e se ne è accorta l'Unione Europea: la Xylella è sensibile ad un protocollo a base di fertilizzante fogliare, buone pratiche agricole e potature. Una cura che non guarisce la pianta, ma che se adottata in tempo la rende produttiva: ricordiamo brevemente come funziona?

"La cura è molto semplice e alla portata di tutti. Consiste nel nebulizzare la chioma con il fertilizzante a base di zinco-rame-acido citrico, una volta al mese, a partire da inizio primavera fino ad inizio autunno. Nel contempo vanno effettuate le lavorazioni al terreno (a inizio primavera) per eliminare le forme giovanili dell'insetto vettore presenti nelle essenze erbacee. Altrettanto importanti sono le potature equilibrate, in modo da evitare le sbrancature dell'albero nonché il mantenimento di una buona fertilità del suolo. Ovviamente tale impostazione va inserita come prassi da effettuarsi ogni anno finché l'epidemia non si sia stabilizzata nel territorio ad un livello molto basso, tale da poter ridurre il numero dei trattamenti. Vorrei anche ribadire come 'curare' le piante in agricoltura significa portare la presenza nella pianta di un particolare agente patogeno ad un livello basso tale da consentire alla coltura di produrre, a tanto si provvede mediante strategie di prevenzione e lotta che prevedono l'impiego di particolari composti".

 

A partire da questo schema, una pianta più forte riesce a sopravvivere e anche bene al batterio: quindi non sembra necessario eliminarlo del tutto dall'albero, ma cosa rende la pianta più debole e quindi nelle condizioni di soccombere una volta attaccata dal batterio?

"Esistono una serie di fattori predisponenti che rendono l'albero più suscettibile agli attacchi degli agenti patogeni (Xylella e funghi). Tra questi sicuramente la siccità prolungata unitamente alle alte temperature estive rendono l'olivo più debole e favoriscono il moltiplicarsi, al suo interno, di funghi e batteri patogeni che causano i noti disseccamenti. Anche i ristagni di acqua che si verificano a seguito delle intense ed improvvise precipitazioni (bombe d'acqua), creando situazioni prolungate di mancanza di ossigeno all'apparato radicale, indeboliscono la pianta rendendola più sensibile. Va fatto notare che tali eventi estremi (siccità prolungata e forti precipitazioni) sono un fenomeno relativamente recente e che possono avere contribuito ad una maggiore virulenza degli agenti del deperimento dell'olivo. Anche l'eccessivo utilizzo di diserbanti potrebbe aver contribuito ad alterare il contenuto di alcuni elementi minerali del terreno impoverendolo, così, di alcuni componenti fondamentali per attivare e mantenere un normale metabolismo dell'albero".

 

Ci sono evidenze che la Xylella fastidiosa possa addirittura regredire da sola in campi abbandonati, ma è pure vero che questo non sempre avviene. Forse coltivare l'olivo ora significa avere un approccio olistico alle fitopatie, potrebbe essere la Xylella solo uno degli agenti patogeni che portano al disseccamento?

"Abbiamo verificato, grazie ad approfonditi ed estesi studi sul campo, che alcuni funghi del genere Neofusicoccum sono molto diffusi negli oliveti salentini. Questi funghi si rinvengono nell'albero anche in associazione con Xylella fastidiosa, sono favoriti dalle alte temperature estive e possono essere diffusi sia mediante pioggia e vento che attraverso le operazioni di potatura, tramite gli attrezzi che toccano e successivamente trasportano da un albero all'altro i propaguli del fungo, innescando, così, nuove colonizzazioni e successive infezioni. Sono presenti sia in impianti giovani che in quelli adulti e secolari. I sintomi che provocano sono, apparentemente, molto simili a quelli causati da Xylella e, ad una prima occhiata, possono essere facilmente confusi".

 

Esiti finali delle infezioni indotte da Neofusicoccum in oliveti di età differente osservati nel Salento. Come si può osservare, i sintomi finali ricordano molto quelli causati da Xylella fastidiosa - Fonte: Marco Scortichini

 Esiti finali delle infezioni indotte da Neofusicoccum in oliveti di età differente osservati nel Salento.

Come si può osservare, i sintomi finali ricordano molto quelli causati da Xylella fastidiosa

(Foto: Marco Scortichini)

 

 

"Questi funghi, tuttavia, a differenza di Xylella, causano estesi imbrunimenti dei rami e delle branche (in foto sotto, Ndr)".

 

Gli estesi imbrunimenti ai rami e alle branche sono un sintomo caratteristico causato dai funghi del genere Neofusicoccum negli oliveti - Fonte: Marco Scortichini

Gli estesi imbrunimenti ai rami e alle branche sono un sintomo caratteristico causato dai funghi del genere Neofusicoccum negli oliveti

(Foto: Marco Scortichini)

 

"Va sottolineato che, nelle prove di patogenicità, tali funghi sono risultati molto più aggressivi e virulenti di Xylella fastidiosa. Infatti, in pochi giorni sono in grado di far avvizzire completamente i rami inoculati e, poco dopo, l'intera pianta. Xylella fastidiosa, al contrario, impiega più di un anno per indurre i primi avvizzimenti alle foglie ed ai rami. Questi risultati consentono di affermare che non solo Xylella fastidiosa è l'agente del 'deperimento rapido' dell'olivo. L'estesa diffusione nel territorio e la virulenza di questo gruppo di funghi rende anche necessario aggiornare la prevenzione e lotta da effettuarsi negli oliveti".

 

Quali sono i passi che la ricerca potrebbe fare per arrivare a definire la questione?

"Si sta verificando sia il ruolo dei singoli agenti patogeni che la loro associazione nell'indurre sintomi più o meno gravi nell'albero. Va fatto notare, infatti, come, attualmente, molte malattie delle specie arboree siano causate da più agenti patogeni che agiscono, in tempi successivi, nel causare il deperimento finale della pianta. Stabilire con esattezza ogni singolo ruolo è molto importante per ottenere un quadro epidemiologico della malattia il più completo possibile. Altro punto fondamentale è quello di verificare come i fattori predisponenti, cui accennavamo sopra, possano contribuire sia ad innescare un particolare agente patogeno che ad aumentare gli esiti dell'infezione degli stessi. Inoltre, la messa a punto di una strategia complessiva di prevenzione e lotta che tenga in considerazione la compresenza nell'oliveto sia di Xylella fastidiosa che dei funghi è, sicuramente, uno dei primi passi da affrontare".