L'agrumicoltura è una delle eccellenze italiane e soprattutto la coltivazione del limone è un settore ad alto valore aggiunto in cui l'Italia è protagonista in Europa. Tuttavia il settore sta vivendo momenti di grave difficoltà a causa della diffusione di Plenodomus tracheiphilus, un fungo tracheomicotico che sviluppandosi a scapito delle piante di limone ne causa il disseccamento.


La produzione di limoni in Italia si concentra in Sicilia, in Calabria e in Campania. Sulla costa ionica Nord orientale dell'isola, storicamente la più colpita dal mal secco, questo fungo ha causato la sostituzione delle cultivar tradizionali e il passaggio alla varietà Monachello, poiché resistente al patogeno, anche se di qualità meno pregiata rispetto a quelle un tempo coltivate in quest'area.


Il fungo si sta espandendo anche nel siracusano, dove la cultivar predominante è il Femminello Siracusano, molto suscettibile alla malattia. Anche in quest'area si possono registrare ingenti danni economici.


"Il nostro lavoro di ricerca consiste nel mettere a punto strategie di difesa e prevenzione che permettano agli agrumicoltori di continuare a fare il loro lavoro. E dunque utilizziamo sia approcci agronomici, sia programmi di miglioramento genetico", racconta Silvia Di Silvestro, ricercatrice del Centro Crea di Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura di Acireale.

 

Una pianta di limone colpita dal mal secco

Una pianta di limone colpita dal mal secco

(Fonte foto: Marco Caruso, Crea)

 

"Le possibili strade da esplorare per difendere l'agrumicoltura da Plenodomus tracheiphilus sono diverse, quello che manca oggi sono i finanziamenti. Il Governo ha stanziato 9 milioni di euro ad inizio anno, ma non sono ancora stati assegnati. Nel frattempo noi, insieme ai colleghi dell'Università di Catania, andiamo avanti con le nostre sole forze e l'aiuto di portatori d'interesse".

 

Plenodomus tracheiphilus, l'agente patogeno del mal secco degli agrumi

Plenodomus tracheiphilus è un patogeno fungino presente in tutto il Bacino del Mediterraneo. In Italia è conosciuto da oltre un secolo e nel corso degli anni ha causato pesanti perdite al settore agrumicolo.

 

Esso si diffonde tramite i conidi che, germinando, si sviluppano nei tessuti e li infettano. Trasportati dal vento e dalle gocce di pioggia, queste spore possono finire su lesioni dei giovani germogli causate da agenti naturali (grandine, vento, stress termici, eccetera) o umani (potature, danni da urto con mezzi meccanici, potature incaute).

Se le condizioni ambientali sono favorevoli (temperature comprese tra 18 e 25°C), una volta a contatto coi tessuti vegetali la spora germina dando inizio al processo infettivo. Il fungo si sviluppa all'interno dei vasi linfatici, colonizzandoli. La colonizzazione del sistema linfatico insieme alla produzione di tossine causa la sintomatologia caratteristica: ingiallimento delle nervature fogliari, caduta delle foglie che lasciano il picciolo attaccato al ramo, colorazione rosa salmone subcorticale, disseccamento dei rametti che può progredire fino a far seccare intere branche e quindi la pianta.

 

Sintomatologia fogliare del mal secco

Sintomatologia fogliare del mal secco

(Fonte foto: Marco Caruso, Crea)

 

Se il fungo è penetrato da lesioni in organi periferici, il decorso della malattia è lento. Mentre se si è insediato sulle radici (magari danneggiate da lavorazioni meccaniche del terreno) o sul tronco, il decorso è più rapido.

 

La diffusione della malattia costringe i limonicoltori a continui passaggi nell'agrumeto per eliminare tempestivamente i germogli sintomatici, influendo enormemente sul costo della manodopera. "Scortecciando i rametti in prossimità del disseccamento è possibile individuare una colorazione rosa salmone o arancio, sintomo inconfondibile della presenza di Plenodomus tracheiphilus", sottolinea Silvia Di Silvestro.

 

Ricapitolando, i sintomi tipici del contagio da P. tracheiphilus sono:

  • Clorosi delle foglie e dei germogli.
  • Disseccamento di ramoscelli e rami.
  • Colorazione rosata del legno al di sotto della parte disseccata.

 

La difesa del limone dal mal secco

Una volta che il fungo è penetrato all'interno del limone è impossibile eradicarlo, tutte le strategie di difesa sono dunque volte a prevenire il contagio. Già oggi gli agrumicoltori interessati dal problema mettono in atto delle strategie di difesa che prevedono ad esempio l'utilizzo di prodotti rameici dopo la potatura, in modo da sanificare le ferite nel legno e impedire al fungo di insediarsi. Si mettono poi in atto tutte quelle buone pratiche volte a diminuire gli stress alle piante e impedire la formazione di lesioni. Non è escluso che si possano formulare fitofarmaci di origine biologica, anche a base di antagonisti microbici o biostimolanti che promuovano i meccanismi di difesa della pianta.

 

"Stiamo anche studiando la possibilità di impiegare reti antigrandine e frangivento, in modo da proteggere i limoni dagli agenti atmosferici", sottolinea Silvia Di Silvestro. "Tuttavia dobbiamo approfondire il tema per capire che tipo di reti utilizzare, quali implicazioni possono avere sulla biologia della pianta tali coperture, che gestione agronomica adottare ed anche ad esempio l'influenza sulla relazione con gli insetti impollinatori".

 

Il legno delle piante infette si colora di arancio

Il legno delle piante infette si colora di arancio

(Fonte foto: Marco Caruso, Crea)

 

C'è poi tutto il tema del miglioramento vegetale, su cui i ricercatori ripongono grandi speranze. Nel germoplasma degli agrumi potrebbero essere presenti dei tratti di resistenza al fungo che permetterebbero di selezionare nuove varietà resistenti, ma che esprimano anche profili di qualità elevati.

 

"Presso il Crea di Acireale, insieme all'Università di Catania, stiamo portando avanti un programma di breeding, basato sugli incroci, volto proprio a selezionare nuove varietà, resistenti a P. tracheiphilus e al contempo di qualità elevata", sottolinea Silvia Di Silvestro.

 

Tuttavia, il processo di selezione si potrebbe accelerare con l'impiego delle Tecnologie di Evoluzione Assistita (le Tea, conosciute all'estero come New Breeding Techniques). Si tratta di biotecnologie innovative, che nulla hanno a che fare con i vecchi Ogm, che potenzialmente permetterebbero di trasferire geni di resistenza tra specie sessualmente compatibili (cisgenesi) oppure di apportare modifiche mirate al genoma del limone (genome editing). Si potrebbero così rendere resistenti le attuali varietà, oppure selezionarne di completamente nuove.

 

"Le potenzialità delle Tea sono enormi, ma serve che il Governo sblocchi i finanziamenti alla ricerca e che venga adottata una legislazione che ci permetta di fare ricerca con queste nuove tecnologie, che sono sicure e molto promettenti", conclude Silvia Di Silvestro.