Nelle operazioni di diserbo del vigneto i viticoltori devono fronteggiare tre problemi di recente introduzione: la resistenza di alcune malerbe al glifosate, l'avversione di opinione pubblica e amministratori locali nei confronti di questo erbicida ed infine i cambiamenti climatici, che hanno modificato tempi e modalità di sviluppo delle infestanti.

Per fare il punto della situazione e sviluppare strategie di diserbo efficaci in questi nuovi contesti Agricola 2000 ha organizzato anche quest'anno il Campo demo diserbo vite, un campo vetrina che si è tenuto a Costigliole d'Asti (At) lo scorso 8 giugno e che ha visto la partecipazione di tecnici e ditte produttrici di agrofarmaci.
 


La resistenza al glifosate si supera con i trattamenti autunnali

"Le malerbe più diffuse in questa area sono sicuramente la Conyza canadensis, chiamata anche Erigeron canadensis, e il loietto, che hanno sviluppato una certa resistenza all'erbicida più utilizzato in viticoltura, il glifosate", spiega Aldo Ferrero, malerbologo e professore del Disafa (dipartimento di Scienze agrarie, forestali e alimentari) dell'Università di Torino.
 
Tra le infestanti più problematiche ricordiamo loietto e Conyza canadensis
Tra le infestanti più problematiche ricordiamo loietto e Conyza canadensis

L'impiego prolungato di una stessa sostanza attiva, sommato a trattamenti eseguiti non sempre in maniera corretta, ha selezionato popolazioni resistenti di Conyza canadensis e loietto, che oggi per essere controllate richiedono interventi con miscele di prodotti o il ricorso al diserbo meccanico.

Durante il Campo demo diserbo vite sono state sperimentate con successo strategie di controllo autunnale della flora spontanea resistente. "Attraverso un trattamento di condizionamento in autunno con un prodotto sistemico, quale il glifosate, da solo o in abbinamento ad un erbicida residuale, come flazasulfuron, è stato possibile avere un ottimo controllo della flora spontanea", sottolinea Ferrero. "Il controllo viene poi completato in primavera con la scelta delle sostanze attive più adatte a devitalizzare la flora spontanea ancora presente".

Il motivo dell'efficacia del glifosate in trattamenti autunnali lo ipotizza Simone Lavezzaro, tecnico di Agricola 2000: "Durante l'autunno le piante traslocano i nutrienti dalle foglie alle radici e dunque anche il glifosate, assorbito per via fogliare, viene trasportato negli organi di riserva dove esplica la sua azione. La primavera successiva la pianta farà quindi più fatica a riprendere l'attività vegetativa".
 

Nel contesto del Campo demo diserbo vite 2021 sono state dunque testate diverse strategie di diserbo autunnale primaverile, con differenti sostanze attive ad azione residuale impiegate ad inizio novembre. Ad aver offerto un ottimo controllo di tutte le infestanti è stato il flazasulfuron, erbicida residuale che in associazione con altri prodotti nei trattamenti autunnali e seguito poi da un secondo trattamento in primavera, ha controllato tutte le malerbe chiave.

Un diserbo ottimale è stato garantito da flazasulfuron più carfentrazone in autunno e glifosate più quizalafop in primavera
Un diserbo ottimale è stato garantito da flazasulfuron più carfentrazone in autunno e glifosate più quizalofop in primavera

Flazasulfuron tuttavia ha in molte regioni delle limitazioni d'uso, come in Piemonte, dove può essere impiegato ad anni alterni. In questi casi si può intervenire con un trattamento autunnale a base di isoxaben insieme ad un partner che riesce a controllare molto bene tutte le infestanti, ad eccezione delle graminacee ed in particolare del loietto che deve essere contenuto in primavera con un prodotto graminicida specifico.

Sono stati invece meno efficaci i trattamenti autunnali con propizamide, che non ha controllato in maniera ottimale la Conyza canadensis, e diflufenican, che invece non ha gestito le graminacee ed in particolare il loietto.


Il diserbo è più efficace se integrato

Se una parte del Campo demo diserbo vite 2021 è stata dedicata a prove di diserbo autunnali, un'altra è stata invece destinata alle prove di Agricola 2000 e delle aziende che hanno voluto testare i propri prodotti in strategie di controllo primaverili.

Tra le aziende che hanno partecipato troviamo (in ordine alfabetico): Ascenza, Bayer, Belchim, Certis, Corteva, FMC, Nufarm e Sipcam.

Le tipologie di prodotti impiegati possono essere ricomprese in tre categorie:
  • Prodotti residuali, come propyzamide, oxyfluorfen e flazasulfuron, che è stata la molecola più impiegata per la sua elevata efficacia e persistenza contro tutte le infestanti, compreso il loietto e la Conyza canadensis.
  • Prodotti di contatto, come il carfentrazone (anche spollonante), il diflufenican e il pyraflufen-ethyl. Tra questi l'acido pelargonico si sta guadagnando uno spazio sempre maggiore per la sua attività disseccante di contatto e spollonante. Un prodotto "naturale", essendo estratto a partire dal cardo selvatico e dal girasole, con un profilo ecotossicologico favorevole, che non lascia residui e ha una ottima azione disseccante e spollonante (se viene applicato a regola d'arte e in condizioni climatiche favorevoli) che di contro ha un costo relativamente alto.
  • Prodotti sistemici, ben rappresentati da glifosate, ma anche da quizalofop, fluazifop, isoxaben, propaquizafop, penoxsulam, MCPA, pendimethalin e clethodim.

"Una gestione integrata delle infestanti, che faccia cioè ricorso a differenti metodi di diserbo, è sicuramente la scelta più corretta e sostenibile", ricorda Ferrero. "L'importante è che il viticoltore osservi bene le specie infestanti presenti e scelga i trattamenti per il loro controllo ottimale, anche in considerazione dei cambiamenti climatici che stanno influenzando grandemente lo sviluppo delle malerbe".

In uno dei vigneti l'equiseto era di gran lunga la specie predominante
In uno dei vigneti l'equiseto era di gran lunga la specie predominante

In uno dei vigneti ad esempio si è riscontrata la forte presenza di Equisetum arvense, una essenza che è stata selezionata nel corso degli anni dal viticoltore a causa dell'impiego ripetuto di medesime sostanze erbicide e senza mai intervenire con lavorazioni del terreno. Una pianta rizomante, quindi difficile da controllare, e con foglie aghiformi, su cui i prodotti fitosanitari hanno poca aderenza. In questo caso dunque il diserbo deve essere orientato al controllo di questa specie, che in una prova è stata ottimamente gestita con l'uso di MCPA sotto forma di sali (e quindi meno pericoloso per la vite).

Infine, come ricordato da Andrea Borio, tecnico di Agricola 2000, per le aziende viticole che operano in contesti antropizzati la scelta della migliore strategia di diserbo deve tenere in considerazione anche l'aspetto estetico del diserbo. Terreni nudi o flora di colore giallo rossa possono suscitare l'allarme nell'opinione pubblica e dunque sono stati testati anche degli approcci (ad esempio con l'uso di flazasulfuron e diflufenican) che pur controllando le infestanti preservano una certa attività della flora spontanea.

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