Le soluzioni tecniche per ridurre la deriva degli agrofarmaci, cioè la loro dispersione nell’ambiente durante l’utilizzo in campagna, sono state al centro, oggi, della tavola rotonda organizzata dall’Istituto agrario.
Presenti il Centro trasferimento tecnologico di San Michele, il Dipartimento Agricoltura e alimentazione della Provincia autonoma di Trento, l’Apot, le organizzazioni dei produttori (Melinda, La Trentina, Sant’Orsola), l’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente, l’Azienda provinciale per i servizi sanitari, il Consorzio di tutela vini del Trentino, il Distretto sanitario della valle di Non.
L’obiettivo era fare il punto sulle attività svolte nell’ambito del programma di sperimentazione di San Michele sui dispositivi per il contenimento della deriva.
L’incontro, promosso dall’Unità di Fitoiatria del Centro trasferimento tecnologico che realizza da anni studi sulla corretta distruzione degli agrofarmaci, è stato moderato dal dirigente Michele Pontalti, il quale ha spiegato che è sui concetti di sostenibilità economica, ambientale e sociale che si fonda l’attività sperimentale.

“Durante la stagione frutticola 2009 ha avuto inizio – ha sottolineato Pontalti - un nuovo ciclo di attività sperimentali legate alle tecniche di distribuzione dei prodotti fitosanitari e al fenomeno della deriva. Alcune esperienze su questo argomento sono state sviluppate alcuni anni fa, ma lo sviluppo tecnologico, legato alle macchine per la distribuzione, sta mettendo a disposizione
degli utilizzatori nuovi strumenti per migliorare l’efficienza del trattamento, che meritano di essere valutati”.

Da più parti è stata sottolineata l’importanza di fare formazione e informazione sul tema della corretta distribuzione degli agrofarmaci e i vari interlocutori hanno sottolineato l’importanza di fare sinergia nel cercare soluzioni applicative.

Daniel Bondesan e Claudio Rizzi hanno spiegato che la dispersione degli agrofarmaci nell’ambiente diventa particolarmente insidiosa in prossimità di aree sensibili quali: abitazioni private o pubbliche, corpi idrici, strade, piste ciclabili, parchi pubblici.
Nelle valli del Noce la frutticoltura, settore portante dell’economia locale, è caratterizzata dall’essere molto parcellizzata e, spesso, contigua alle abitazioni. Ciò costringe gli agricoltori ad essere particolarmente attenti al problema.
Per riuscire a contenere il fenomeno è fondamentale operare con macchine moderne “a basso impatto ambientale”, spiegano, "in condizioni climatiche favorevoli, utilizzandole correttamente. Vale a dire che l’utilizzo dei fitofarmaci richiede un comportamento responsabile sia in fase di manipolazione che distribuzione in campo”.

La sperimentazione iniziata nel territorio provinciale ha come obiettivi primari l’individuazione di sistemi di riduzione della deriva che si adattino alla frutticoltura trentina, la valutazione dei miglioramenti ottenibili con dispositivi antideriva (ugelli e convogliatori) e attraverso la corretta regolazione dell’attrezzatura impiegata. All’incontro ha partecipato anche Paolo
Balsari
dell’Università di Torino che ha parlato di applicazione dei fitofarmaci alla luce delle recenti normative e direttive comunitarie.