Il nocciolo è un arbusto della famiglia delle Betullaceae, rappresentato in Italia da tre specie:
- Nocciolo comune (Corylus avellana L.). Si ritiene che sia originaria del Caucaso e abbia colonizzato l'Europa alla fine dell'Età del Ghiaccio, forse trasportata dai primitivi cacciatori raccoglitori. Oggi è considerata una pianta autoctona, presente su tutto il territorio nazionale ad eccezione della Sardegna, dove è alloctona casuale.
- Nocciolo lungo, detto anche nocciolo rosso o purpureo (Corylus maxima Mill.). Alloctona casuale presente solo in Friuli Venezia Giulia, Veneto, Umbria e Campania.
- Nocciolo turco (Corylus colurna L.). Neofita casuale in Lombardia e Friuli Venezia Giulia, presenza incerta in Veneto. Il nocciolo turco viene spesso utilizzato come portainnesto delle cultivar di nocciolo comune, rendendole più vigorose perché non produce polloni.
L'Italia è il secondo produttore mondiale di nocciole, dopo la Turchia. La nocciolicoltura è attualmente in àuge per la sua potenziale redditività.
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Oltre alla sua redditività, la coltivazione del nocciolo fornisce una serie di servizi ambientali e valore paesaggistico, da cui l'interesse che hanno dimostrato alcune amministrazioni regionali. Ad esempio, l'Agenzia Regionale Veneto Agricoltura, in collaborazione con Confagricoltura di Padova, ha piantato nel 2020, nei pressi di Rovigo, un noccioleto sperimentale nel quale verranno testate diverse cultivar, in particolare la Tonda Gentile delle Langhe (Tgl), che sembra la più adatta all'ambiente del Polesine.
Poiché il nocciolo cresce bene solo in un intervallo limitato di condizioni pedoclimatiche, la Regione Emilia Romagna ha elaborato la Carta di Attitudine alla Coltivazione del Nocciolo, una mappa nella quale sono evidenziate con colori le aree più o meno adatte. Chi abita in altre regioni, troverà comunque utile la metodologia per determinare l'attitudine al nocciolo di un dato luogo, spiegata in dettaglio nel documento citato.
Come aumentare la redditività del noccioleto
Le produzioni medie di un noccioleto sono di circa 2.500-3mila chilogrammi ad ettaro. Il prezzo medio in guscio attualmente va dai 2,50 ai 3,5 euro/chilogrammo (dati Ismea marzo 2021). La determinazione della resa della nocciola è soggetta ad un campionamento ed una procedura di determinazione delle percentuali di frutti scarti ("cimiciati", bucati, ammuffiti e raggrinziti), guscio e granella. Tali determinazioni sono regolamentate da norme rigorose, come ad esempio il Disciplinare della Nocciola Piemonte Igp.
Indicativamente, una resa del 42% di granella indica una bassa qualità del lotto, 45% alta qualità, ed è quasi impossibile arrivare al 50%. Una possibile strategia per aumentare il valore aggiunto della propria produzione consiste dunque nel realizzare in loco la sgusciatura e valorizzare il sottoprodotto. Esistono in commercio macchine sgusciatrici che costano poche centinaia di euro e consentono di separare facilmente la granella dai gusci per semplice crivellatura attraverso una lamiera a fori tondi. Assumendo una resa in granella del 45%, si avrà il 55% di gusci, ovvero 1.375-1.650 chilogrammi/ettaro. Il Potere Calorifico Inferiore (Pci) dei gusci è identico a quello del legno di nocciolo essiccato in forno, 18,83 MJ/chilogrammo SS, l'umidità di solo il 6,4% della SS (6% s.t.q.), le ceneri 1,71% s.t.q. (1). Tali caratteristiche fanno dei gusci un ottimo combustibile, comparabile ai pellet o ai gusci di mandorle. Il valore di mercato di questi ultimi si aggira attorno ai 20 euro/quintale, per cui un nocciolicoltore potrebbe ricavare 275-330 euro/ettaro dalla vendita dei gusci. Oppure potrebbe risparmiare 40 litri di gasolio o 43 Sm3 di metano per ogni quintale di gusci, qualora li impiegasse per riscaldare la propria abitazione.
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Un passo successivo nel miglioramento dei margini di guadagno del nocciolicoltore potrebbe essere la vendita di olio di nocciola. La granella di nocciola contiene fra il 42% ed il 64% di olio. L'estrazione richiede un investimento di qualche migliaio di euro in una piccola pressa idraulica o un estrattore a vite, che si giustifica perché il prezzo al dettaglio dell'olio di nocciole va dai 30 ai 40 euro/litro. Quindi il fatturato potenziale per il nocciolicoltore va da un minimo di 13.250 euro/ettaro fino ad un massimo di 36.180 euro/ettaro. Si tratta di un prodotto molto richiesto sia dal mercato gourmet che da quello salutista/vegano, utilizzato anche per la cosmetica naturale.
L'olio di nocciola contiene il 92,9% di acidi grassi insaturi, il 76,5% è acido oleico, che gli conferisce un alto punto di ebollizione ed una grande resistenza all'irrancidimento. Si ritiene che sia un valido integratore alimentare nella prevenzione di alcuni tipi di tumori, obesità e disturbi cardiovascolari (2). La farina rimanente dopo l'estrazione dell'olio si può utilizzare per la preparazione di dolci. Il prezzo al dettaglio va dai 15 ai 20 euro per chilogrammo, per cui il fatturato potenziale, supponendo la vendita diretta al consumatore finale, va dai 3.837 euro/ettaro ai 10.368 euro/ettaro.
Per mantenere alta la produttività del noccioleto è fondamentale procedere annualmente alla potatura ed estirpazione dei polloni.
Secondo uno studio dell'Università della Tuscia, condotto in provincia di Viterbo fra 2003 e 2007, la quantità media di biomassa derivante dalla potatura è di 2,4 tonnellate/ettaro (3). Assumendo un prezzo medio del cippato pari a 50 euro/tonnellata (dati Aiel gennaio 2021), il reddito addizionale che la biomassa da potatura può rappresentare per il nocciolicoltore è dunque dell'ordine di 120 euro. Infine, con un costo addizionale compreso fra i 1.600-3.500 euro è possibile dotarsi di una piccola pellettatrice, azionata dal trattore o con motore elettrico, per valorizzare ulteriormente il cippato. Assumendo un prezzo di vendita del pellet sfuso pari a 220 euro/tonnellata (dati Aiel citati prima), l'introito potenziale sale a 528 euro/ettaro, ma a scapito di un investimento iniziale e di un costo energetico per la produzione da valutare caso per caso. Se invece il cippato venisse consumato dallo stesso produttore in un impianto di riscaldamento domestico, il risparmio di gasolio sarebbe di 21 litri per ogni quintale di cippato fresco, oppure 32 litri/quintale se il cippato venisse stagionato al coperto prima dell'utilizzo. Un ettaro di noccioleto produce dunque sufficiente biomassa per rimpiazzare almeno 504 litri di gasolio. Considerando il prezzo attuale del gasolio da riscaldamento - 1,39 euro/litro - il risparmio sui costi di riscaldamento domestico sale a 700,56 euro per ogni ettaro potato, cippato e consumato dal coltivatore medesimo.
L'alternativa all'uso energetico delle potature è la nutrizione animale. Le foglie sono buon foraggio per i ruminanti, le punte dei rami ed i polloni sono molto graditi dai conigli e dalle capre. Le foglie contengono 2,2% di N, 0,7% di K e 0,12% di P, per cui il loro compost costituisce un buon fertilizzante organico.
Nella pratica della permacoltura, il nocciolo è una pianta coltivata per la formazione di siepi, da sola o assieme ad altre colture. La produzione di nocciole in questo caso è minore rispetto a quella di un appezzamento interamente dedicato a noccioleto, e rimane sempre come un complemento della coltura o colture principali. Nella formazione di frangivento, il nocciolo viene coltivato in tre file alternate con un sesto d'impianto di 2,2-2,5 metri. Il turno di ceduazione ideale è di sette-dieci anni. La ceduazione praticata in inverno consente rese di biomassa attorno a 20 tonnellate ogni 1.500 piante e prolunga la vita del noccioleto. Si può procedere alla ceduazione anche durante l'estate con lo scopo di utilizzare le foglie come foraggio per bovini o per la cippatura e compostaggio. In questo caso la ceduazione ripetuta tende ad esaurire il noccioleto ed il ricaccio diventa meno vigoroso dal quindicesimo anno.
Alternativamente, il nocciolo si può coltivare in abbinamento ad alberi di alto fusto come il castagno (Foto 1). In tale caso, la densità di alberi deve rimanere nel range 30-100 unità per ettaro, altrimenti l'eccesso di ombreggiatura inciderà negativamente sullo sviluppo dei noccioli.
Foto 1: Nocciolo in primo piano, con castagni in secondo piano
(Fonte foto: Balkan Ecology Project)
Il nocciolo non è una pianta mellifera, in quanto la sua impollinazione è anemofila. Tuttavia, le siepi di nocciolo o nocciolo abbinato ad altri alberi costituiscono una buona fonte precoce di polline per le api, da febbraio a marzo. L'abbinamento al gelso (Morus alba) ed al fagiolo siberiano (Caragana arborescens) (Foto 2) crea un ecosistema con fioriture e produzioni in sequenza, fertilizzato dall'azoto che fissano i batteri simbionti della fabacea. I fiori di quest'ultima sono melliferi, i suoi fagioli sono commestibili, utilizzati nella cucina della Mongolia e del Kazakhstan.
Foto 2: Sesto d'impianto per filari di nocciolo, gelso e fagiolo siberiano
(Fonte foto: Balkan Ecology Project)
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La sperimentazione in Bulgaria già citata ha dato buoni risultati abbinando il nocciolo a bulbose e colture da sovescio, con il sesto d'impianto mostrato nella Foto 3.
Foto 3: Abbinamento del nocciolo con bulbose
(Fonte foto: Balkan Ecology Project)
(Clicca sull'immagine per ingrandirla)
Legenda foto:
Asparagus officinalis = asparago comune
Scilla bifolia = scilla comune
Galanthus gracilis = parente del bucaneve (Galanthus nivalis)
Narcissus poeticus = narcisso selvatico
Allium ursinum = aglio orsino
Ribes nigrum = ribes nero
Altre specie che fungono da copertura con il suddetto sesto d'impianto sono: margheritina o pratolina comune (Bellis perennis), primula (Primula vulgaris), trifoglio bianco (Trifolium repens), colombina solida (Corydalis solida, sinon. Corydalis bulbosa).
Conclusioni
I prezzi attuali delle biomasse residue, quali i tralci, il cippato ed i gusci, non sono proporzionali al valore energetico delle stesse. Di conseguenza, il risparmio derivante dalla sostituzione di combustibili fossili con tali biomasse per coprire il proprio fabbisogno di riscaldamento rappresenta, per ora, il modo più redditizio di valorizzare i sottoprodotti del noccioleto. I prodotti con alto valore aggiunto sono l'olio e la farina di nocciola. La loro produzione in piccoli impianti artigianali non è difficile e richiede investimenti dello stesso ordine di grandezza del pellettizzatore, ma trattandosi di prodotti di nicchia, è necessario creare i canali di vendita.
Bibliografia
(1) D. Monarca, A. Colantoni, M. Cecchini, L. Longo, L. Vecchione, M. Carlini, A. Manzo, "Energy Characterization and Gasification of Biomass Derived by Hazelnut Cultivation: Analysis of Produced Syngas by Gas Chromatography", Mathematical Problems in Engineering, vol. 2012, Article ID 102914, 9 pages, 2012.
(2) Jian Ding, Chengjiang Ruan, Ying Guan and Susan Mopper; Qualitative and Quantitative Assessment of Fatty Acids of Hazelnut by GC-TOF/MS; December 20th 2017. Capitolo del libro Breeding and Health Benefits of Fruit and Nut Crops, edito da Jaya R. Soneji e Madhugiri Nageswara-Rao.
(3) Professore Ing. Danilo Monarca, Giornata di Studio Innovazione e trasferimento alle Pmi: Potatura, Sicurezza e Recupero delle biomasse, Stato dell'arte e prospettive di innovazione per una moderna gestione dei noccioleti; Arsial Caprarola, 23 febbraio 2011.