La produzione di etanolo di seconda generazione nasce dall'esigenza di trovare alternative ai combustibili di origine fossile. Il Protocollo di Kyoto e la direttiva Ue del 2003 impongono infatti l'uso del 5,75% di biocarburanti entro il 2010 e del 10% entro il 2020. La necessità di conseguire questi ambiziosi traguardi entro il 2010, si traduce nell'esigenza a livello europeo di avere la disponibilità di circa 9 milioni di tonnellate annue di bioetanolo e circa 12 milioni di tonnellate annue di biodiesel. Per la sola Italia ciò significa una domanda di circa un milione di tonnellate di bioetanolo entro il 2010. Attualmente l'etanolo nel mondo è prodotto attraverso la fermentazione naturale di zuccheri contenuti in prodotti agricoli. Se si volesse produrre tutto l'etanolo da coltivazioni agricole, ciò significherebbe solo per l'Italia circa 330 mila ettari di terreno agricolo da mettere a disposizione per questo scopo con un inevitabile impatto sulla filiera alimentare. Per questo in tutto il mondo si sta verificando la possibilità di ricorrere ad alternative per produrre carburanti liquidi. E da numerosi enti di ricerca compreso l'Argonne National Lab, che fa parte del Department of Energy statunitense, giunge conferma che l'etanolo prodotto da biomasse vegetali lignocellulosiche costituirebbe la soluzione in grado di garantire la più bassa emissione di gas serra e il miglior input energetico per unità di energia fossile utilizzata. La riduzione di gas serra ammonterebbe addirittura all'85% rispetto all'utilizzo di benzina, con un impatto migliorativo rispetto al mais e alla canna da zucchero, a oggi la più efficiente e che pone il Brasile all'avanguardia in questo settore. Inoltre le prospettive di sviluppo non sarebbero in competizione con la catena alimentare, pur essendo remunerative per il mondo agricolo, con un impatto ridotto anche in termini di consumo di risorsa idrica e fertilizzanti. La ricerca applicata sui biocombustibili di seconda generazione, e in particolare sull'etanolo, rappresenterebbe dunque la nuova frontiera per arrivare a colture che evidenzino risultati in termini di bilancio energetico e della CO2, resa e consumi di acqua capaci di dare risposta ai problemi evidenziati dalle attuali colture. Una prospettiva che si dovrebbe però inserire, per raggiungere gli obiettivi fissati dall'Ue per la diffusione dei biocombustibili e la riduzione delle emissioni di anidride carbonica, nel contesto di una politica dei trasporti che punti sul riequilibrio modale per ridurre gli spostamenti su gomma, sulla riduzione dei consumi e delle emissioni degli autoveicoli.