Nessun prezzo vincolato, perché non siamo in Unione Sovietica ma nel libero mercato, ma entro la fine dell'anno dovrebbe entrare in vigore il nuovo meccanismo che stabilisce un costo medio di produzione dei prodotti agricoli, definendo - con il supporto di Ismea - un indice in grado di calcolare il costo medio di produzione, cioè quanto un imprenditore agricolo spende per produrre un determinato bene. Indicazioni utili per stabilire un'equa remunerazione agli imprenditori, unitamente al contratto scritto fra le parti, come da tempo chiesto dalle associazioni di categoria.

 

Lo ha detto il ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida, intervenendo all'"Agrifood Summit 2024 - Coltivare la sostenibilità per crescere", organizzato da Il Sole 24 Ore lo scorso 10 luglio. A vigilare sulla correttezza dei contratti, accanto a Ismea, la Cabina di regia antifrodi.

 

Nessun prezzo minimo vincolante, dunque, ma la definizione appunto di un costo medio di produzione. Qualora poi "vi sia un contratto di vendita in cui il prezzo scende sotto il costo medio di produzione, scatterebbe il controllo delle Forze dell'ordine e degli ispettori per verificare se si è trattato di una libera scelta, legittima, oppure se alla base vi sono state delle costrizioni".

 

Occhi sul caporalato

Fari puntati anche sul caporalato, dopo i casi di Latina e gli ultimi scoperti nella Langhe. Con il ministro Lollobrigida che ha ricordato l'esistenza del Disegno di Legge previsto dal ministro del Lavoro, Marina Elvira Calderone, il cui obiettivo è quello di mettere in condizione di "fare delle verifiche che spesso non sono difficilissime e che permettono di individuare dove ci sono sacche di irregolarità, ad esempio incrociando alcuni dati sulla produzione e sul fatturato di un'azienda e sulla forza lavoro che in termini oggettivi serve per arrivare al quantitativo di prodotto che viene poi messo sul mercato; in questo modo è possibile verificare se c'è una congruità fra i dati". Inoltre, ha proseguito Lollobrigida, "è stato previsto un aumento rilevante del numero degli ispettori per effettuare i controlli".

 

Il Governo lavorerà "in grande sintonia con le forze sindacali e le organizzazioni imprenditoriali che stiamo incontrando, perché ci sia la possibilità di contenere o in prospettiva azzerare il fenomeno del caporalato e, nel contempo, cercare di compensare le imprese agricole mettendole in condizione di avere sempre meno burocrazia, poter intervenire in modo efficace sulla gestione delle loro aziende garantendo sicurezza e lavoro, senza quell'eccesso di oneri burocratici che invece impediscono la redditività".

 

Meccanismi di equità alla base anche del Decreto "Granaio Italia", che per il ministro Francesco Lollobrigida "dovrebbe aiutare i produttori di grano ad avere la giusta remunerazione", ottenuto grazie all'impegno di Cia - Agricoltori Italiani e del sottosegretario Patrizio Giacomo La Pietra. "Entro la fine dell'anno possiamo aspettarci i primi prezzi indice dell'Ismea".

 

Cambiamenti climatici e assicurazioni sotto la lente di ingrandimento

Quanto ai cambiamenti climatici, una delle priorità dell'agricoltura, l'auspicio del ministro Lollobrigida è quello di un cambio di visione da parte dell'Unione Europea. "È necessario che a livello europeo e dei singoli Stati membri si torni a mettere l'agricoltore al centro, che significa garantire una buona manutenzione del territorio diminuendo gli effetti collaterali in termini strutturali per il futuro" ha detto il ministro.

 

"Stiamo rivedendo il sistema assicurativo, e una normativa del 2015 che doveva aumentare il numero di assicurati e diminuire i premi assicurativi, ma che a distanza di nove anni evidenzia che abbiamo premi assicurativi molto più alti e il numero di assicurati che se va bene è in egual numero rispetto al passato. Sul tema, che ha portato peraltro a criticità in termini finanziari anche a carico dello Stato, abbiamo stanziato quest'anno 230 milioni per non far subìre agli agricoltori il danno di un sistema mal pensato e, anche su questo, stiamo intervenendo".

 

Sempre in tema di cambiamenti climatici e assicurazioni è intervenuto Daniele Caceffo, head of Agriculture di Generali Italia. "La filiera agroalimentare vale nel suo complesso oltre il 15% del Pil nazionale, ma continuano a emergere nuovi rischi e nuovi bisogni per gli agricoltori. Ciononostante, solo il 10% delle imprese agricole risulta avere una copertura assicurativa sulla propria attività, con marcate differenze a livello territoriale. Come primo assicuratore in Italia, sentiamo la responsabilità di proteggere famiglie e imprese progettando soluzioni innovative che intercettino i loro bisogni emergenti".

 

Il settore, nonostante le difficoltà e la speranza che "l'Europa sia davvero un'Europa dei popoli, che sostenga la zootecnia, unico strumento che abbiamo per salvaguardare i terreni dalla desertificazione, e che faccia valere il principio di reciprocità sia al di fuori dei confini Ue che al proprio interno, per salvaguardare il made in Italy dalla concorrenza sleale e dall'italian sounding", come ha spiegato Gianluca Lelli, capo Area Economica di Coldiretti, guarda avanti con la volontà di investire nel futuro, per migliorare la sostenibilità.

 

Lo ha riconosciuto Marco Lazzari dell'Ufficio Sales Agri di Bper, secondo il quale "l'agricoltura è ormai votata all'innovazione in una misura maggiore di quanto si possa pensare, con strategie mirate a ottimizzare le attività, ridurre i costi e aumentare la competitività. Investimenti in efficienza produttiva e digitalizzazione, idroponica e agricoltura di precisione rappresentano infatti la nuova frontiera nella richiesta di finanziamenti".

Quanto alle opportunità creditizie, "Bper va oltre gli investimenti, ma è attenta a raccogliere richieste di aiuto in momenti di difficoltà causati, per esempio, da calamità naturali che colpiscono il settore, offrendo risposte concrete implementabili nel minor tempo possibile".

 

Per l'agricoltura investire significa anche puntare sulla sostenibilità, che deve essere innanzitutto economica, come ha sostenuto Rebecca Valent, enologa di Borgo Stajnbech, ma anche ambientale. E le energie da fonti rinnovabili rappresentano sempre più un'opportunità che si muove nella direzione di coniugare i due volti dell'innovazione sostenibile.

 

"Le strategie per ridurre i costi ed aumentare la competitività delle imprese agricole oggi non possono prescindere dall'adozione delle energie rinnovabili, che, oltre a consentire la riduzione delle bollette, comportano altri benefici per le aziende, i dipendenti e la comunità in cui sono insediate" ha affermato Veronique Mazza, C&I National account per il Centro Nord di Senec. "Le opportunità possono essere declinate in maniera differente, incluse le opportunità meno note come i cosiddetti Corporate Ppa (Power Purchase Agreement, un contratto di lungo termine tra un produttore di energia e un consumatore, solitamente un'azienda, per l'acquisto programmato dell'energia consumata, Ndr), il noleggio operativo e le Comunità Energetiche Rinnovabili, le quali possono rappresentare un'opportunità in più per le imprese che desiderano aumentare l'impatto positivo del fotovoltaico sul proprio bilancio, il proprio ambiente e la propria comunità".

 

Quell'opportunità data dal vertical farming

Uno sguardo all'agricoltura del futuro, nell'Agrifood Summit 2024 de Il Sole 24 Ore, con l'approfondimento dedicato al vertical farming, tecnica di coltivazione in verticale nata negli Anni Cinquanta e Sessanta, che con il nuovo millennio si è sviluppata come forma di agricoltura protetta, alle porte delle megalopoli, per garantire un approvvigionamento di cibo. "Oggi le vertical farm si concentrano nel Nord America, dove rappresentano il 55% del totale, e in Estremo Oriente: solo in Giappone ce ne sono circa duecento", ha detto la professoressa Stefania De Pascale, ordinario di Orticoltura all'Università degli Studi di Napoli Federico II.

 

L'agricoltura verticale non sfamerà il mondo, anche perché l'alimentazione umana è incentrata su mais, grano, riso, tuberi, e non sulle produzioni a foglia come quelle coltivate nelle vertical farm, ma può rappresentare una forma di impresa utile in contesti specifici. Fra i nodi da risolvere, anche quello dei consumi di energia elettrica, che nell'ambiente protetto del vertical farming costituisce una voce di costo non marginale.