Dati e tecnologie, ma soprattutto innovazione: la gestione del rischio in agricoltura, visti gli eventi calamitosi che stagione dopo stagione diventano sempre più impattanti, non può più prescindere da queste parole chiave.

 

L'altro mantra che ha percorso l'edizione numero sette del Festival Agri Risk Management è stata la necessità di integrare e far dialogare la gestione del rischio passiva (contratti assicurativi, fondi mutualistici danni e reddito e Fondo AgriCat) e quella attiva che l'azienda agricola può portare avanti attuando strategie di mitigazione del rischio. Un rischio che, ogni anno di più, dipende dalla crisi climatica che si acuisce.

 

Il Festival Agri Risk Management 2025, organizzato da Agriduemila Hub Innovation in collaborazione con Co.DiPr.A, Asnacodi e Condifesa Bolzano, ha tenuto impegnati a Madonna di Campiglio (Tn) esperti del settore, aziende, innovatori e rappresentati istituzionali il 31 marzo e il primo aprile scorsi per un confronto sulle maggiori sfide da affrontare e sulle possibili direzioni da prendere.

 

Per la prima volta si sono tenuti poi gli Expert Talk Agri Risk che hanno coinvolto stakeholder ed esperti di altre discipline per dare vita a un laboratorio di idee per il futuro dell'agricoltura.

 

Il 2024 ha visto, secondo Munich Re, a livello mondiale, un impatto economico delle calamità naturali con perdite pari a 320 miliardi di dollari (268 miliardi nel 2023). Uragani, temporali violenti, inondazioni e poi ancora siccità e ondate di calore. Nel 2024 si sono avute temperature di circa 1,5° superiori all'era preindustriale.

 

Secondo l'Osservatorio Legambiente, il numero di eventi estremi in Italia è passato dai sessanta del 2015 ai trecentocinquantuno del 2024. Fra il 2023 e il 2024 c'è stato un aumento dell'11,9% degli allagamenti da piogge intense, del 23,9% delle esondazioni e del 54,5% dei danni da siccità prolungata. Sono numeri che gli agricoltori conoscono bene, anche senza vederli nero su bianco.

 

Un momento del Festival Agri Risk Management 2025

Un momento del Festival Agri Risk Management 2025

(Fonte foto: Barbara Righini - AgroNotizie®)

 

Una strategia di gestione del rischio, per aziende agricole che vogliano stare sul mercato, non è più rimandabile, tanto più che, come ha sottolineato Alessandro Ceschi, direttore generale Cooperazione Trentina agli Expert Talk, "la copertura del rischio è un asset che può essere presentato agli istituti bancari per ottenere credito. Sempre più la banca valuta l'esposizione al rischio anche rispetto ai profili Esg nella valutazione di merito creditizio".

 

Come a dire che la prospettiva di continuità economica, grazie a un'analisi e a una gestione del rischio cui si è esposti, aiuta ad ottenere fiducia dalle banche. E secondo l'orientamento praticamente di tutti gli esperti intervenuti, la gestione del rischio passiva e quella attiva sono legate a doppio filo, anche perché, soprattutto per quanto riguarda i rischi catastrofali, le compagnie assicurative fanno fatica a reggere all'urto.

 

Alcuni dati messi in evidenza da ITAS Mutua e che riguardano il "combined ratio", ovvero l'incidenza dei sinistri più le spese della gestione assicurativa rapportati al fatturato di competenza. "Nel 2017 perdemmo il 77%, nel 2019 il 25%, nel 2021 l'11% e nel 2023 non ve lo dico, non mi credereste", ha detto Domenico Cupido, cfo di ITAS durante gli Expert Talk.

 

Ad aggiungere complessità il fatto che la base delle aziende assicurate in Italia è bassa e ha un trend quasi piatto: secondo dati Ismea, dall'ultimo "Rapporto sulla gestione del rischio in agricoltura", nel 2023 le imprese assicurate erano 73.700, circa il 10% delle aziende attive nazionali. In questa situazione l'innovazione, la tecnologia e i dati possono giocare un ruolo fondamentale.

 

"Conoscere è fondamentale - ha detto Andrea Berti, direttore generale Asnacodi - ed è una possibilità che ci offre la tecnologia. Con i dati possiamo leggere la vocazionalità territoriale e pianificare l'evoluzione dell'impresa. I dati per l'impresa agricola sono alla base di una pianificazione d'adattamento. Il trasferimento del rischio a terzi (compagnie assicurative, Ndr) deve essere residuale. Deve venire dopo che l'impresa agricola ha fatto tutto il possibile in termini di difesa attiva".

 

Guardando poi agli aiuti Pac, Berti ha proseguito il ragionamento. "I miliardi destinati alla gestione del rischio devono essere investiti e non spesi. Non è più possibile pensarli come strumento finanziario, questo va integrato con un atteggiamento agronomico improntato alla difesa attiva".

 

Gestione del rischio e digitale

Proprio di utilizzo dei dati e delle nuove tecnologie utilizzate per avere piena coscienza dell'esposizione al rischio si è parlato anche durante uno dei workshop che si sono tenuti durante il Festival Agri Risk Management 2025, "Strumenti digitali e nuova cultura finanziaria sostenibile per una maggiore redditività delle imprese".

 

Guardando al digitale e alle nuove tecnologie e proseguendo nel ragionamento, Andrea Berti ha detto ai nostri microfoni: "Grazie alle tecnologie evolvono anche i prodotti assicurativi e le misure di gestione del rischio. Un tempo fino al 99% delle polizze riguardava i rischi grandine. Erano polizze semplici, sia nella valutazione del rischio che nella quantificazione del danno. Oggi stiamo andando verso strumenti complessi che non si limitano più alla verifica di un danno su un campione rappresentativo, ma si rivolgono alla resa. È necessario conoscere quindi la resa storica per capire la perdita di resa. È poi ampliata l'entità delle garanzie che si assicurano. Si arriva fino a nove avversità atmosferiche. Mentre il danno da grandine è visibile, un danno da siccità, da eccesso di pioggia, un danno da gelo è più difficile da quantificare".

 

"Tutto questo - ha continuato - può essere risolto con gli strumenti digitali che danno informazioni e quindi attuano una trasparenza del comportamento aziendale. Ancora più evidente nel caso di epizoozie o fitopatie perché c'è una condizione di asimmetria informativa fra l'impresa e la compagnia assicurativa. Un danno da avversità atmosferica non ha correlazione con l'atteggiamento dell'agricoltore, mentre un danno da fitopatie è sì causato da una criticità climatica, ma se è accompagnato da un comportamento agronomico non corretto evidentemente assume un'entità completamente diversa. Questo è definito 'azzardo morale'. Quindi l'assicuratore ha bisogno di trovare forme di trasparenza che escludano quel che può essere una componente causale del danno dovuta all'atteggiamento agronomico dell'impresa e non al contesto o alla situazione reale del territorio".

 

Gestione del rischio: intervista ad Andrea Berti, direttore generale Asnacodi

 

Fra le soluzioni pratiche innovative che sono state previste per la prima volta nel Piano di Gestione del Rischio in Agricoltura 2025 (Pgra 2025), il documento fondamentale che governa ogni anno l'utilizzo dei fondi pubblici europei e nazionali, c'è la polizza smart semplificata per la copertura delle avversità catastrofali (gelo, brina, alluvione e siccità), con la possibilità di includere altri rischi come la grandine.

 

La novità, in via sperimentale, è limitata ad alcune colture vegetali, fra queste cereali a paglia, pesco da industria e mensa, uva da vino.

 

"Nasce dall'esigenza - ci ha raccontato Berti - di stimolare l'ingresso di nuove aziende fra quelle assicurate. Servono soluzioni semplificate perché abbiamo aziende da 11mila ettari e aziende da 10 ettari, con i conduttori che lavorano part time. Il mondo assicurativo dava però una risposta unica per tutti, le esigenze assicurative sono completamente diverse. La polizza semplificata non copre il valore standard di produzione ma copre una percentuale dell'indice di costo. Si riferisce quindi al valore costo produttivo e non al valore mercuriale del prodotto. Copre solo i danni quantitativi, quindi senza tutta la complessità dei danni qualitativi. Si integra in maniera perfetta ed è interoperabile con il Fondo AgriCat. Per i seminativi quindi, che vedono una copertura di AgriCat dal 20 al 35%, la polizza smart va a coprire oltre questo valore, fino al 55%, mentre per le permanenti che vedono la copertura di AgriCat dal 50 al 60%, la smart copre dal 30 al 50%. Nel caso in cui l'impresa agricola si assicuri con la polizza smart, il Fondo AgriCat per esempio per le colture permanenti copre fino all'80%".

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