Dalla legge sul giusto prezzo lungo la filiera al programma di insediamento abitativo nelle aree rurali, dalla sperimentazione in campo aperto all'ora di educazione alimentare nelle scuole, fino all'energia. Sono questi alcuni dei capisaldi del Piano per il rilancio dell'agricoltura dell'Italia lanciato dalla Cia - Agricoltori italiani alla IX Conferenza economica "Agricolture al centro", in una due giorni (8 e 9 febbraio 2023) al Palazzo dei Congressi a Roma.

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Il Piano - che nei contenuti è essenzialmente la declinazione di un Manifesto, da sottoporre alle istituzioni - viene ritenuto necessario al settore. "Dopo anni di disinteresse - osserva il presidente della Cia Cristiano Fini - la politica si è finalmente accorta del ruolo strategico dell'agricoltura: ci è voluta una pandemia globale, una guerra e una crisi energetica per mettere tutti d'accordo sulla sua importanza". Ora però - continua Fini - "merita interventi strutturali, risorse adeguate e tempi certi per fare davvero la differenza". Letteralmente "riportare le 'Agricolture al Centro', come recita lo slogan, vuol dire unire le forze e fare presto e bene".

 

Il Manifesto della Cia è stato presentato al ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida e al ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani, al ministro per gli Affari Europei, le Politiche di Coesione e il Pnrr Raffaele Fitto, al viceministro dell'Economia e delle Finanze Maurizio Leo, e al
commissario Ue all'Agricoltura Janusz Wojciechowski. Oltre a loro il Piano lo hanno ascoltato seicento imprenditori.

L'obiettivo è rilanciare la centralità economica, ambientale e sociale dell'agricoltura, così come è diffusa sul territorio.

 

Alla base anche alcuni dati derivanti dall'analisi di Nomisma "Le nuove sfide per l'agricoltura italiana", da cui emerge un Paese in crisi e più preoccupato della media Ue per l'inflazione, la povertà, e la guerra. Ma i risultati parlano anche di un'Italia che corre sul fronte Green Deal per esempio con la riduzione dei fitofarmaci (-38%) e del biologico al 45% di prodotti ammessi e lanciato verso il target del 25% di superficie coltivata (con 2,2 milioni di ettari già convertiti e uno scarto da colmare di 900mila ettari entro il 2030).

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Tanto per cominciare con lo sprint giusto, ci sono gli 8 miliardi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) riservati al comparto, tra gestione del Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste e quella del Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica.

 

Lo spazio è ampio - viene spiegato - per investimenti su innovazione e ricerca per ottimizzare le produzioni; logistica e trasporti per connettere aree e mercati; agroenergie per ridurre la dipendenza dall'estero e incentivare la transizione ecologica; made in Italy per difendere qualità e tipicità del nostro agroalimentare e combattere falsi, etichette fuorvianti (tipo il Nutriscore) e cibo sintetico.

 

"Questo Governo ha particolarmente a cuore il comparto agroalimentare italiano - dice la premier Giorgia Meloni in un messaggio inviato alla Cia - Agricoltori italiani - è un settore economico che dà lustro alla Nazione, produce eccellenze famose in tutto il mondo e svolge anche un'insostituibile azione di presidio del territorio e difesa del paesaggio, perché impegnato contro l'abbandono delle aree rurali e il dissesto idrogeologico".

 

La linea del Governo si riflette nelle parole del ministro Lollobrigida: "L'agricoltura è centrale per lo sviluppo del nostro Paese, per gli eventi contingenti che ci hanno messo in condizione di riflettere sull'assenza di alcune certezze: limitare le produzioni nazionali ed europee in nome dell'economicità può mettere le imprese in ginocchio, nella condizione di non poter produrre o di produrre a prezzi troppo alti da essere sostenuti. Queste consapevolezze ci mettono in condizione di analizzare le criticità e di provare insieme a risolverle".

 

Sul fronte della tutela del made in Italy, e non solo, Francesco Lollobrigida è chiaro per esempio rispetto all'etichetta con messaggio simile a quella del pacchetto delle sigarette su cui l'Irlanda si è ormai lanciata in una fuga in avanti: "Attiveremo tutte le forme di resistenza rispetto a un provvedimento che divide l'Europa; stiamo trasmettendo ai colleghi che hanno sottoscritto con noi un documento - Spagna e Francia, e altre sei Nazioni - la lettera del ministro Tajani scritta al commissario Dombrovskis", in cui si denuncia "che secondo noi è un violazione dei trattati sul commercio comune".

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Del resto anche Antonio Tajani sulla questione è netto: "L'Italia si oppone alla Legge anti vino portata avanti dall'Irlanda, che vorrebbe inserire nelle etichette avvisi di pericolo per la salute al pari del tabacco". In più il ministro degli Esteri si scaglia contro l'etichetta a semaforo: siamo contrari - dice - "anche al sistema Nutriscore voluto da Francia e Germania, che assegna punteggi ai prodotti alimentari secondo un algoritmo. È un attacco alla dieta mediterranea".

 

Il Manifesto è in effetti un documento programmatico per definire un nuovo progetto di sistema Paese "con l'agricoltura protagonista e quattro ambiti definiti come i rapporti di filiera e di mercato, i servizi, le infrastrutture e le aree rurali, il clima, l'energia, l'ambiente, e l'Europa".