In
Sicilia l'
acqua c'è, anche se certamente non abbonda visti i cambiamenti climatici in atto, la sua qualità è tutto sommato buona, ma può e
deve essere utilizzata meglio dall'
agrumicoltura siciliana,
riducendo gli sprechi ancora presenti - il 43% delle aziende utilizza ancora sistemi irrigui poco efficienti come l'aspersione - anche grazie all'uso di impianti più efficaci e di
nuove tecnologie, visto che ancora
solo il 7% delle imprese utilizza
sistemi di telecontrollo dell'irrigazione. È quanto emerge dalle attività del
Progetto Acqua-Agrumicoltura consapevole della qualità e uso dell'acqua realizzato dal
Distretto produttivo agrumi di Sicilia e dal dipartimento di Ingegneria civile e architettura dell'
Università di Catania con il contributo non condizionato di
The Coca-Cola Foundation.
Il progetto ha messo in campo diverse azioni che hanno permesso di scattare una fotografia
approfondita del
comparto agrumicolo siciliano: una
mappatura della filiera produttiva
condotta su circa
120 aziende direttamente o indirettamente associate al Distretto agrumi di Sicilia; una
indagine sulla
qualità dell'acqua impiegata per l'irrigazione; il
monitoraggio ad
alta risoluzione tramite
droni dello
stress idrico delle
piante; lo
sviluppo di una
piattaforma WebGis per la raccolta, l'analisi e la consultazione di tutti i
dati; infine, la realizzazione di un
campo irriguo dimostrativo che mette a confronto
diverse tipologie di impianti irrigui, realizzato in collaborazione con il
Crea nell'azienda sperimentale di
Contrada Palazzelli a
Lentini (
Siracusa) per
ricercare e
divulgare metodi irrigui che coniughino massima efficienza su piante e suolo e minimo utilizzo di acqua.
"Attraverso il progetto - spiega
Antonio Cancelliere, docente di Costruzioni idrauliche, marittime e idrologia al dipartimento di Ingegneria e responsabile scientifico del progetto -
abbiamo voluto approfondire le conoscenze sull'uso dell'acqua con riferimento ad un comparto importantissimo per l'economia siciliana quale quello agrumicolo, e fornire soluzioni possibili per un più proficuo utilizzo della risorsa idrica".
"L'utilizzo di nuove tecnologie - aggiunge Cancelliere -
come ad esempio il monitoraggio dello stress idrico tramite droni e l'utilizzo di piattaforme WebGis per la disseminazione delle informazioni, nonché la conoscenza delle caratteristiche quali-quantitative dell'acqua utilizzata in agrumicoltura, sono tutti strumenti che possono essere utilizzati per migliorare l'efficienza e la competitività di tutta la filiera".
La mappatura della filiera e delle pratiche irrigue
Per la prima volta i
Sicilia è stata realizzata una
"mappatura" dal basso della filiera agrumicola su un campione molto ampio di
imprese (
circa 120) in tutti i territori vocati all'agrumicoltura e alle produzioni di eccellenza (
Arancia rossa di Sicilia Igp,
Arancia di Ribera Dop,
Limone di Siracusa Igp,
Limone interdonato di Messina Igp,
Limone dell'Etna Igp,
Mandarino tardivo di Ciaculli) e biologiche.
La mappatura, condotta sul campo da un
team di agronomi appositamente formati, ha restituito alcune importanti informazioni: tra le altre, una
produzione agrumicola a
maggioranza certificata (
73% è certificata
Dop,
Igp e
buone pratiche sociali) e a conduzione
biologica (
42% dei
produttori, il 31% è in regime convenzionale, il 27% in integrato), con una
prevalenza della produzione di
arance (
61%) e
limoni (34%), un dimensionamento
delle aziende
che vede un'
estensione media di
35 ettari per azienda su
Catania ed
Enna,
25 su
Siracusa,
4 ettari nel
messinese,
7 nell'
agrigentino,
5 nel
palermitano.
La ricerca ha consentito di saperne di più anche della
composizione dei terreni, dell'
approvvigionamento idrico e delle
pratiche irrigue che ancora manifestano una
gamma molto elevata dei consumi specifici dichiarati dalle aziende, indicativo di una
gestione a volte poco efficiente dell'irrigazione, con
consumi molto elevati dove l'acqua non scarseggia.
Molte aziende hanno
pozzi privati, l'acqua che viene dai
Consorzi di bonifica o dai
Consorzi irrigui privati è di fondamentale importanza nonostante le
reti distributive presentino importanti criticità e i costi siano elevati. Gli
invasi aziendali sono ritenuti fondamentali:
li possiede il
31% dei produttori nel territorio di
Catania ed Enna, il 16% di quelli del territorio di Agrigento.
Il Progetto Acqua ha appurato che le
irrigazioni effettuate (più di
21 per anno nel
39% dei
casi), nel
43% delle
aziende sono portate con impianti irrigui in
aspersione, la tecnica meno efficiente di altre; il
40% è in "
microportata", il
17% a "
farfalla", mentre ancora
pochi utilizzano
sistemi tecnologici per il
telecontrollo dell'irrigazione: soltanto il
7%.
La qualità delle acque irrigue
L'
analisi chimico-fisica in
laboratorio sulla base di
21 parametri è stata realizzata su circa
20 campionamenti di
acque irrigue, provenienti da
pozzi aziendali o da
reti consortili, rilevati in
contesti rappresentativi dei
territori. Tutti i campioni hanno presentato
valori di pH ottimali per l'irrigazione. In alcuni casi si sono rilevate
concentrazioni di ioni specifici che potrebbero comportare
rischi per alcuni specifici usi. In
tre campioni provenienti da
acqua di falda sono state trovate
elevate concentrazioni di nitrati che richiedono
accorgimenti riguardo le
pratiche di fertilizzazione.
Gran parte dei
campioni di acqua analizzati -
11 per la precisione - ha presentato
elevate concentrazioni di bicarbonati, la cui presenza può causare la formazione di incrostazioni nei sistemi di irrigazione riducendone la funzionalità e durata nel tempo.
Monitoraggio dello stress idrico tramite droni
Il progetto ha previsto anche un
monitoraggio ad alta risoluzione dello
stress idrico delle piante, condotto attraverso l'acquisizione di
immagini tramite
piattaforma aerea Uav, e la loro successiva
analisi al fine di calcolare
indici rappresentativi di potenziali stress idrici nelle piante. Un'
attività pilota, condotta su una ventina di aziende in diversi territori agrumetati. Le immagini sono state rilevate tramite speciali
fotocamere multispettrali montate sul
drone. I
risultati indicano
potenzialità dell'
uso di
questa tecnologia per
individuare problemi connessi agli
impianti di irrigazione, consentendo di
identificare, alla
scala del singolo albero, eventuali
disomogeneità dell'
adacquamento.
La piattaforma WebGis
Dati e
analisi raccolti sono stati
catalogati in un apposito
database e rielaborati per consultazione su una piattaforma su tecnologia
WebGis implementata dal
dipartimento di Ingegneria dell'Università di Catania. La piattaforma, a cui si accede dal
sito web del Distretto agrumi di Sicilia consente l'
immediata localizzazione e
visualizzazione delle
aziende coinvolte, nonché di tutte le
informazioni raccolte:
questionari, risultati delle analisi di qualità dell'acqua, immagini rilevate tramite droni e tanti altri. L'
interrogazione del database è
accessibile dalle singole aziende coinvolte. Anche
gli utenti esterni possono
consultare l'applicazione, in questo caso senza poter accedere ai dati sensibili delle singole aziende.
Impianto irriguo pilota
In collaborazione con il
Crea è stato realizzato un
campo irriguo dimostrativo nell'azienda sperimentale del Crea-Centro ricerca per l'agrumicoltura e le colture mediterranee in Contrada Palazzelli a
Lentini (
Siracusa) allo scopo di valutare e divulgare l'applicazione di
differenti tecniche irrigue in agrumicoltura. Un
appezzamento di 1,9 ettari di agrumeto - costituito da
piante di sette anni di
arancio Tarocco rosso - è stato
suddiviso in sei parcelle su cui sono stati realizzati i diversi tipi di impianti irrigui. L'obiettivo è la
razionalizzazione dell'
impiego delle
risorse idriche e il risparmio di acqua, utilizzando la tecnica del "
deficit idrico"
controllato e quella dell'
irrigazione alternata. Più avanti sarà analizzata anche la
gestione del terreno e il
controllo della
flora spontanea, in quest'ultimo caso con particolare riferimento alla
conduzione biologica. L'impianto ha carattere dimostrativo e sarà
visitabile e
consultabile da agricoltori, tecnici, studenti.