Rischiano di arenarsi miseramente - a causa degli stop provenienti della Soprintendenza ai beni culturali e ambientali di Lecce e delle Commissioni per il paesaggio dei comuni – tanto il Piano straordinario per la rigenerazione olivicola della zona infetta da Xylella fastidiosa del Salento non soggetta alle misure di contenimento, forte di una dotazione finanziaria pari a 330 milioni di euro da spendere entro il 2021, il cui ultimo tassello saranno le delibere del Cipe per attingere 300 milioni dal Fondo sviluppo e coesione, come previsto dalla legge 44/2019 Emergenze in agricoltura, quanto il Piano anti Xyella, approvato in Conferenza Stato – Regioni il 13 febbraio scorso.

Perché in Salento piovono osservazioni e divieti di reimpianto: ”Anche nelle aree senza vincoli paesaggistici, dove la burocrazia ostacola la rigenerazione del Salento e si appiglia anche ai coni d’ombra ed ai sesti d’impianto" rende noto Coldiretti Puglia in una nota.

“La situazione ha assunto toni grotteschi con un eccesso di competenza palesata anche dalle Commissioni Paesaggio che iniziano ad interessarsi anche delle aree libere da vincoli paesaggistici ed entrano nel merito dei coni d’ombra, imponendo sesti d’impianto come se avessero competenze agronomiche. In Salento lo scenario è esplosivo, con i ritardi e i rimpalli di responsabilità a cui gli agricoltori assistono da 6 anni" denuncia il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia.

“Il ministro Teresa Bellanova deve intervenire subito, supportata adeguatamente dalla struttura tecnica, per ridare libertà imprenditoriale alle imprese agricole e consentire agli agricoltori di espiantare e reimpiantare, anche diversificando le colture, per ridare al Salento prospettive e ricchezza, restituendogli il volto bello che sta perdendo" è il sollecito di Muraglia alla titolare delle Politiche agricole.

La burocrazia continua a confermarsi il più forte alleato della Xylella, mentre il Salento muore – insiste Coldiretti Puglia – con i reimpianti in provincia di Lecce, nell’area infetta da Xylella fastidiosa, che procedono col contagocce, dove sono stati reimpiantati solo 300 ettari con circa 120mila piante resistenti, di cui il 45% di varietà Leccino e il 55% di Favolosa.

“Non bastavano le aree a vincolo paesaggistico dove, per una fantasiosa interpretazione del Decreto Emergenze, gli agricoltori non possono ancora reimpiantare. Ora le Commissioni Paesaggio si vestono di autorità e di eccesso di competenza anche rispetto ai coni d’ombra, rigettando le domande o obbligando al reimpianto di massimo 400 piante di ulivo, bloccando ancora una volta e per l’ennesima volta la ripartenza del Salento”, insiste con durezza il presidente di Coldiretti Lecce, Gianni Cantele.

Secondo Coldiretti Puglia, l’articolo 8 ter del Decreto emergenze, come convertito dalla legge 44/2019, ha previsto che gli interventi di estirpazione di olivi nelle zone infette da Xylella fastidiosa, previa comunicazione alla regione, possono essere effettuati in deroga a quanto disposto dagli articoli 1 e 2 del decreto legislativo luogotenenziale 27 luglio 1945, n. 475, e ad ogni disposizione vigente anche in materia vincolistica nonché in esenzione dai procedimenti di valutazione di impatto ambientale e di valutazione ambientale strategica, di cui al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e dal procedimento di valutazione di incidenza ambientale.

Secondo Regione Puglia, invece, sussistono problemi di interpretazione del testo, che in parte almeno devono essere affrontati e risolti a Roma. Su tanto si era espresso anche il governatore e assessore alle Politiche agricole, Michele Emiliano, che parlando a proposito dei contributi per i reimpianti sulla misura 5.2 del Psr Puglia, l'8 agosto 2019 aveva detto: "In considerazione delle problematiche inerenti il reimpianto in particelle con vincoli paesaggistici e ambientali nazionali, con il medesimo provvedimento viene deciso di ammettere a concessione del contributo condizionato tutte le istruttorie valide, comprese quelle per le quali non è ancora dimostrato l’ottenimento delle autorizzazioni necessarie. Si confida, comunque, che entro breve il Governo nazionale possa trovare una soluzione al blocco dei reimpianti in zone a vincolo nazionale".

“Assistiamo ad un singolare e sconcertante scambio di competenze – continua Cantele - tra l’assessorato all’Agricoltura e la Soprintendenza che sta prescrivendo, oltre al parere paesaggistico, l’obbligo del reimpianto di analogo numero di piante da abbattere al sesto di impianto di m. 10x10 con l’impiego di varietà Leccino nell’area infetta della provincia di Lecce. Evidentemente ignora che la varietà Leccino, non essendo autofertile, ha bisogno necessariamente di un’altra cultivar che funga da impollinatore. Quindi, ne deriva che l’agricoltore non può avere l’obbligo di realizzare un reimpianto solo con varietà Leccino”.

Secondo Coldiretti Puglia è a rischio l’intera filiera olivicola salentina con gli agricoltori senza reddito da 6 anni, milioni di ulivi secchi, frantoi svenduti a pezzi in Grecia, Marocco e Tunisia, 5mila posti di lavoro persi nella filiera dell’olio extravergine di oliva, con un trend che rischia di diventare irreversibile se non si interviene con strumenti adeguati per affrontare dopo anni di tempo perduto inutilmente il disastro colposo nel Salento.

“Con il Decreto Emergenze, che non può e non deve in nessun modo essere vanificato da ulteriori ritardi, scaricabarile e timidezze regionali – conclude Cantele – devono essere superati tutti gli ostacoli della burocrazia che finora ha fatto più danni della malattia. Ci sono domande di espianto presentate anche 10 mesi fa, a dicembre 2018, le più recenti ad aprile, tutte rispedite al mittente dalla Sovrintendenza di Lecce, perché depositate con procedura semplificata, con la richiesta di ripresentarle con procedura ordinaria”.