AgroNotizie ha incontrato la professoressa durante un evento organizzato proprio dall'Università di Bologna e incentrato sulle risorse genetiche in agricoltura per la sostenibilità e la valorizzazione delle produzioni agroalimentari. In particolare, per quanto riguarda la viticoltura, il Distal sta lavorando a diversi progetti, in collaborazione con la Regione Emilia Romagna e con il Crpv di Cesena.
"La viticoltura è un mondo a parte rispetto alle altre coltivazioni arboree, siamo fortunati perché viviamo in un paese molto ricco per quanto riguarda la variabilità. Sono 545 le varietà iscritte al nostro registro nazionale, il numero più elevato rispetto a tutti i paesi europei. Nonostante la fortuna, la larga piattaforma, ci sono stati fenomeni di erosione genetica".
Il Distal di Bologna si sta occupando di recuperare il germoplasma locale e di studiare la biodiversità naturalmente presente.
"Siamo partiti dalla selezione clonale - ha detto la professoressa - ricercando nella variabilità già esistente, per poi procedere con qualche miglioramento da incrocio, anche tra specie diverse. Obiettivi, sia di recupero che di miglioramento, sono la qualità enologica, l'adattamento al cambiamento climatico e anche ottenere una valorizzazione nei diversi territori nei quali i vari vitigni vengono coltivati".
Qualche esempio di recupero? "La Pellegrina, ritrovata nella bassa modenese. E' un vitigno a sé stante, con caratteristiche enologiche interessanti, degno sicuramente di entrare sul mercato".
Per quanto riguarda il miglioramento genetico intravarietale, un esempio è il Merlese, "un incrocio fra Merlot e Sangiovese, una varietà che ha caratteristiche positive e che piano piano si sta diffondendo anche se è sempre molto difficile diffondere nuove varietà. Il mondo del vino resiste, è molto attaccato alla tradizione".
Eppure il cambiamento climatico e le nuove sfide che le malattie impongono alla viticoltura richiedono innovazione: "Il punto è la tolleranza o la resistenza alla malattie, gli ibridi (incroci fra Vitis vinifera e altre specie non vinifere ndr) per il mondo vitivinicolo sono una grossa novità" ha continuato Ilaria Filippetti.
Sempre più importante poi sarà il ruolo di nuovi portinnesti: "Stiamo lavorando - ha concluso - su due nuovi portinnesti a ridotta vigoria. In futuro poi nuovi portinnesti in grado di resistere alla siccità avranno un ruolo centrale dati i cambiamenti climatici in corso".