I fenomeni che portano ad avere terreni salini sono diversi. Ad esempio nella zona del Delta del Po negli ultimi anni si è fatto più frequente il fenomeno del cuneo salino, la risalita cioè dell'acqua di mare in fiumi e canali quando la portata di acqua dolce degli stessi scende sotto una certa soglia. Nel Sud Italia invece è la qualità dell'acqua utilizzata per l'irrigazione ad essere spesso non ottimale. A causa dell'evapotraspirazione, ad ogni ciclo di irrigazione si accumula nel terreno una certa dose di sali minerali che sul lungo periodo inficiano la capacità stessa del suolo di sostenere la crescita delle piante.
Oltre ad essere una delle cause della salinizzazione del terreno, l'irrigazione è uno degli strumenti principali in mano agli agricoltori per gestire il problema. È questo l'obiettivo di Life Agrowetlands II, un progetto internazionale finanziato dall'Unione europea nell'ambito del Programma Life 2014-2020 e coordinato dall'Università di Bologna, che ha presentato Smart Agrowetlands. Si tratta di un Sistema di supporto alle decisioni (Dss) che attraverso algoritmi di analisi dei dati e sensori wireless in campo aiuta l'agricoltore nella scelta della strategia irrigua più adatta alle condizioni di campo.
I ricercatori dell'Università di Bologna hanno installato una rete di sensori in un'area sperimentale nel ravennate, a pochi chilometri dalla costa adriatica, tra le foci del Reno e del Lamone: un territorio bonificato fra inizio '900 e gli anni '60, oggi affetto da un'elevata salinizzazione.
I sensori misurano parametri atmosferici, come fa una qualunque centralina meteo, ma anche l'umidità e salinità del terreno, la temperatura, profondità e salinità delle acque di falda e superficiali.
La dislocazione dei sensori
(Fonte foto: Unibo)
"Tutti questi dati vengono inviati tramite protocollo wireless ad una centralina che li raccoglie e successivamente il sistema Smart Agrowetlands li analizza per fornire all'agricoltore il consiglio irriguo", spiega ad AgroNotizie Maria Speranza, docente dell'Università di Bologna, che coordina il progetto. "Modulare l'irrigazione in maniera corretta, tenendo conto delle condizioni meteoclimatiche, della qualità dell'acqua e del suolo, è una delle strade per mantenere produttivi terreni che altrimenti a lungo andare non sarebbero più in grado di sostenere la crescita di piante commercialmente interessanti".
Il progetto è ancora in una fase sperimentale e non è disponibile per gli agricoltori, ma l'obiettivo del team coordinato da Maria Speranza è proprio quello di sviluppare un prodotto che sia realmente a supporto delle aziende agricole. D'altronde, come abbiamo scritto più volte su AgroNotizie, l'agricoltura sta entrando nell'era digitale e l'utilizzo di sensori sarà sempre più diffuso.
Ad oggi infatti gli agricoltori o non gestiscono affatto la salinità del terreno oppure lo fanno sulla base di approcci consuetudinari all'irrigazione e talvolta supportando le decisioni con l'analisi di campioni di terreno. Si tratta tuttavia di modalità di lavoro che per propria natura sono imprecise. La presenza di sensori del terreno permette invece di avere dati costanti e puntuali sui quali basare le proprie decisioni.
Certo, rimane la questione del costo. In una situazione di mercato in cui all'agricoltore viene corrisposto un prezzo per i prodotti agricoli che a malapena copre i costi di produzione, aumentare le spese significa limare ancora di più i magri utili. È anche vero che una corretta irrigazione delle culture porta ad un aumento delle produzioni, in termini di qualità e quantità, e dunque la soluzione si ripaga da sola. Senza contare che il terreno è il patrimonio su cui si basano tutte le attività agricole e dunque preservarne la fertilità dovrebbe essere l'obiettivo di lungo periodo di ogni buon agricoltore.