"Una volta che avremo lasciato l'Unione europea avremo davvero l'opportunità di ripensare dalle fondamenta il settore agricolo britannico", ha spigato ad AgroNotizie il ministro George Eustice. "E la Gran Bretagna ha sempre pensato che intensificare l'adozione delle nuove tecnologie, come quelle digitali o genetiche, sia la strada giusta per rendere le aziende agricole più produttive e profittevoli. Crediamo che questa sia una grande opportunità e vogliamo essere protagonisti in questa fase".
Senza i vincoli europei, secondo Eustice, per Londra sarà dunque più semplice dare delle risposte agli agricoltori quando si tratta di trovare soluzioni innovative per combattere le infestanti o proteggere le colture da malattie e insetti. L'innovazione è al centro della strategia britannica per il rilancio del settore primario e il governo di Theresa May ha già stanziato 93 milioni di sterline (circa 104 milioni di euro) per supportare 122 progetti di ricerca. E altri 67 milioni sono stati investiti per incentivare l'innovazione nelle aziende agricole.
Per Eustice innovazione significa approccio digitale all'agricoltura, precision farming, ma anche miglioramento genetico per avere un'agricoltura più produttiva e sostenibile. "Quando si parla di genetica noi abbiamo sempre adottato un approccio basato sulle evidenze scientifiche. Quando ci sono prove che confermano che questi organismi sono sicuri credo che dovremmo essere così di ampie vedute da utilizzarli", spiega ad AgroNotizie Eustice. Genetica per rendere le piante più produttive e resistenti alle malattie, ma anche per adattarsi ai cambiamenti climatici e alle esigenze dei consumatori.
"Ci sono nuove tecnologie, come il genome editing e la cisgenesi, che superano ciò che l'opinione pubblica percepisce come geneticamente modificato", continua Eustice. "Con le new breeding technologies non uniamo il dna di specie diverse. Non prendiamo ad esempio i geni di un pesce rosso per metterli all'interno di un pomodoro. Ci limitiamo invece a migliorare alcune colture selezionando i geni che ci interessano da esemplari della stessa specie, magari selvatici. E' il caso del frumento che nasconde tratti di resistenza ad alcune malattie in varietà non coltivate. Lo scambio di geni avviene così all'interno di una stessa specie".
Sono diverse le sfide che l'agricoltura britannica dovrà affrontare, come quella di contribuire a produrre cibo per una popolazione mondiale in crescita. Un'agricoltura che dovrà essere sostenibile per l'ambiente e che contempli anche il benessere animale. Uno dei punti chiave su cui Londra vuole focalizzarsi è combattere l'erosione del suolo, che ogni hanno viene letteralmente portato via dalle piogge e dal mare, e la perdita di sostanza organica.
Con la Brexit Londra tornerà a controllare la propria politica agricola e questo, secondo Eustice, "è molto eccitante". Senza i vincoli della Pac, con la sua burocrazia che rallenta le imprese, si potrà avere un'agricoltura più florida e un ambiente più "verde". Il problema è che in caso non ci sia un accordo di libero scambio con l'Unione europea sarà difficile per il settore agroalimentare Uk esportare i propri prodotti oltre-Manica. Con ripercussioni sulla redditività delle aziende.