Il professor Frascarelli lo ha affermato intervenendo alla tavola rotonda sulle "Biotecnologie al servizio dell'agricoltura", organizzata da Confagricoltura Brescia nell'ambito della propria assemblea annuale.
"Il futuro dell'agricoltura saranno le biotecnologie, ma non gli Ogm, che sono stati già bocciati e appartengono alla preistoria - ha spiegato Frascarelli -. Non l'ho deciso io, sono convinto che gli Ogm non facciano male, ma non si può non tenere conto dell'opinione dei cittadini europei che si sono dichiarati contrari agli Organismi geneticamente modificati".
In un'epoca in cui l'opinione pubblica ha un peso considerevole sulle decisioni politiche, in cui le organizzazioni non governative impongono spesso la propria linea attraverso azioni di lobby ficcanti, al mondo agricolo non resta che muoversi compatto e con messaggi altrettanto efficaci.
"E' una nostra responsabilità far capire perché il 38% del bilancio della Pac deve andare agli agricoltori, altrimenti sarà a rischio anche quello e sarà un errore non garantire un supporto alle imprese agricole", ha aggiunto Frascarelli.
Se gli Ogm sono ormai antiquati, "il futuro dell'agricoltura sarà connesso all'ingegneria genetica: anche la cisgenesi è già superata dalla editing genomica, che ha il vantaggio di proporre un miglioramento di ingegneria genetica che nessuno è in grado di vedere". Soddisfacendo così il principio in base al quale, continua Frascarelli, "occhio non vede, cuore non duole".
Innovazione e biotecnologie serviranno per produrre di più, in maniera sostenibile, elementi chiave per avere una parte importante di sostengo dalla Pac. E' logico che, nel tempo, il paradigma verso la Politica agricola comune è mutato.
"Dal 2005 in poi, anno della riforma targata Franz Fischler - ha ricordato ancora Frascarelli - gli agricoltori hanno sempre potuto contare sulla difesa della Pac, anche da parte dell'opinione pubblica, in quanto l'agricoltura produceva ambiente, ma oggi non basta più".
Le nuove regole di ingaggio nel settore primario sono cambiate, ha riconosciuto il docente di Economia agraria. "Dobbiamo fare i conti con un nuovo vocabolario e le parole sono: cibo, salute, sicurezza in termini di salute del cibo - ha puntualizzato -. Oggi il consumatore cerca un'alleanza con gli agricoltori per avere cibi più sicuri e più sani".
Accanto alla food safety, gli imprenditori agricoli dovranno produrre per il mercato. "Un mio studente ha appena discusso una tesi analizzando i casi di due aziende agricole, una in provincia di Cremona e una in Puglia - ha concluso -. Entrambe producono alimenti vegani e possono contare su prezzi e redditi più elevati. Non bisogna scandalizzarsi e se la società chiede prodotti per i vegani, gli agricoltori dovranno produrre prodotti vegani".