Sta scomparendo l'immagine dell'agricoltore con la zappa in mano, scollegato dal mondo. Oggi le aziende agricole sono sempre più tecnologiche e connesse in Rete”.
Così si era espresso Ivano Valmori, direttore di AgroNotizie, alla presentazione dello studio condotto insieme a Nomisma sulla diffusione della tecnologia nelle aziende agricole. Non c'è da stupirsi dunque se i colossi dell'It, come Ibm, Microsoft o Google, investono in agricoltura.

Ibm è molto attiva nell'Agribusiness e nell'agricoltura di precisione”, spiega ad AgroNotizie Pietro Leo, data scientist e innovation maker & hunter di Ibm Italia. “L'approccio al campo è cambiato: oggi gli agricoltori hanno bisogno di sapere esattamente lo stato di salute di ogni pianta, se necessita di acqua, fertilizzanti o agrofarmaci. Perfino qual è il momento migliore per la raccolta. Per prendere queste decisioni hanno bisogno di raccogliere dati sul campo e di avere strumenti adatti per processarli”.

Quali sono gli elementi fondamentali dell'agricoltura di precisione su cui lavorate?
“I campi su cui lavoriamo sono principalmente due: la raccolta di dati e il supporto decisionale. Inizialmente è infatti necessario raccogliere informazioni attraverso sensori posti sul campo o sui mezzi agricoli. Possono essere dati di vario genere: dal vigore vegetale all'umidità del suolo, dalla presenza di patogeni alle condizioni atmosferiche. A questi dati puntuali si sommano quelli provenienti da altre banche dati, come le centraline meteo, le immagini satellitari o anche lo storico dell'azienda stessa”.

Sono questi i cosiddetti Big Data?
“Esattamente. Moli consistenti di dati provenienti da varie fonti che racchiudono una grande ricchezza, ma che devono essere letti in maniera corretta per fornire all'agricoltore un supporto decisionale, che poi è lo step finale di tutto il processo”.

La tecnologia sta entrando in ogni frangente della nostra vita, lavorativa e privata. Quale sarà il prossimo passo?
“Negli ultimi anni abbiamo visto diffondersi in oggetti di uso comune, ma non solo, sensori e microprocessori in grado di fare interagire gli oggetti con l'uomo o gli oggetti tra di loro. Il prossimo step sarà arrivare ad un Internet of things cognitivo, in cui cioè gli oggetti prenderanno decisioni”.

Una sorta di intelligenza artificiale?
“Diciamo di sì. In futuro una trebbiatrice sarà in grado di 'ragionare' e di prendere decisioni o di analizzare dati complessi per fornire al manovratore supporto decisionale. Sarà perfino in grado di prevedere malfunzionamenti o guasti”.

Ci può fare un esempio di questo tipo di tecnologia?
“Le vinerie Gallo, in California, utilizzano un sistema di irrigazione avanzato. Una rete di sensori in campo raccoglie dati chimico-fisici che vengono poi uniti a informazioni provenienti da altre fonti, come le previsioni atmosferiche. Un software analizza i dati e procede alla fertirrigazione delle sole piante che sono in stress idrico”.

Perché un agricoltore dovrebbe investire in questi sistemi?
“Perché si ha una riduzione degli sprechi, in questo caso di acqua, ma potenzialmente di ogni fattore produttivo. Inoltre si migliora la salute della pianta e la qualità del prodotto. Si produce di più con meno”.

Una delle variabili più delicate per chi fa agricoltura riguarda il meteo. Quanto sono precisi i dati atmosferici disponibili attualmente?
“Noi ci appoggiamo ai dati di The Weather Company che ha 2,8 miliardi di punti monitorati su tutto il globo. Ogni giorno produce una massa di dati enorme sulle condizioni atmosferiche che vanno dall'umidità dell'aria, alla pressione, alle precipitazioni. E oltre alle previsioni è anche possibile avere lo storico dei dati”.

Qual è il giro d'affari del settore dell'innovazione agricola?
“Non ci sono stime puntuali, ma basta pensare al costo del non fare per capirne il potenziale. Quanti raccolti sono andati persi per una gestione errata del campo dovuta a una mancanza di informazioni? Nel settore zootecnico statunitense si sono bruciati miliardi di dollari per il calo dei consumi di carne di maiale dovuto alla paura di intossicazione suscitata da alcuni casi di cronaca. Con la zootecnia di precisione e il monitoraggio della filiera si hanno prodotti più sicuri e tracciabili”.

Questi sistemi sono sorprendenti, ma molto costosi. Solo le grandi aziende possono permetterseli?
“Per ora i nostri interlocutori sono le grandi aziende o i consorzi che hanno la massa critica necessaria per fare questi tipi di investimenti. Ma i piccoli agricoltori possono utilizzare strumenti gratuiti, come Ibm Watson Analytics, che permette di analizzare in maniera semplice dati a supporto dell'agricoltura”.

Ogni giorno l'agricoltura di precisione fa un passo avanti, come vede questo settore tra dieci anni?
“L'Agribusiness si sta trasformando sempre di più in una scienza esatta che integrerà sensori e capacità di calcolo. L'agricoltura di precisione si diffonderà anche ai piccoli agricoltori. Ne risentirà positivamente tutta la filiera, dal campo alla tavola, con prodotti di qualità superiore e più sicuri. Un aiuto anche per il nostro made in Italy”.

Ibm: Feeding future generations
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Fonte: Ibm

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